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Istituto meme: il caso nadalini

UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET ASSOCIATION INTERNATIONALE SANS BUT LUCRATIF BRUXELLES - BELGIQUE "SCIENCES CRIMINOLOGIQUES" IL CASO NADALINI
Un caso ancora aperto
Dott.ssa Chiara Bucchignoli
Bruxelles, June 2009


ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Indice dei Contenuti
1. Il fatto ………………………………………………………….……. pag. 10
Il fatto come descritto dal rapporto dei Carabinieri di Modena 1.1 I protagonisti …………………………………………………. pag. 13 Matteo Nadalini ………………………………………….……. pag. 13 Paola Mantovani …………………………………………………. pag. 15 Roberto Nadalini …………………………………………………. pag. 16 Chi sono i consulenti ………………………………………….…. pag. 17 2. Le indagini e le relazioni degli esperti ……………………………. pag. 20
o 2.1 Gli accertamenti biologico dattiloscopici ……………………. pag. 20 - 2.1.1 La perizia biologico dattiloscopica – Carabinieri del RIS di Parma …………………………………. pag. 20 - 2.1.2 La perizia biologica – Prof. Tagliabracci ………………. pag. 30 - 2.1.3 La perizia biologica – Prof.ssa Giovannucci Uzielli ……. pag. 33 o 2.2 Gli accertamenti medico legali ………………………………. pag. 34 - 2.2.1 La perizia medico legale - Prof. De Fazio e Dott.ssa Fregni ………………………….…. pag.34 - 2.2.2 La perizia medico-legale - Prof. Baima Bollone ………. pag. 48


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- 3.1 Le indagini preliminari ……………………………………. pag. 60 - 3.2 L'Udienza Preliminare ……………………………………. pag. 66 - 3.3 Il Giudizio presso la Corte Costituzionale ………………… pag. 68 - 3.4 Il Giudizio di merito e la sentenza di primo grado ………. pag. 69 - 3.5 Il Giudizio di Appello ……………………………………. pag. 70 - 3.6 Il Giudizio in Cassazione …………………………………. pag. 75 4. Autismo ………………………………………………………………. pag. 79
- 4.1 Lo studio dell'autismo ……………………………………. pag. 82 - 4.2 I deficit ……………………………………………………. pag. 89 - 4.3 L'autismo in età adulta e le cause organiche ……………… pag. 94 5. Profili criminologici …………………………………………………. pag. 97
- 5.1 Il sopralluogo dei Carabinieri ……………………………. pag. 97 - 5.2 Il sopralluogo del RIS ……………………………………. pag. 99


ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 - 5.3 Gli oggetti repertati ………………………………………. pag. 100 - 5.4 Le consulenze tecniche …………………………………. pag. 102 - 5.5 Unidirezionalità delle indagini …………………………. pag. 103 - 5.6 Mancata iscrizione nel registro degli indagati …………… pag. 105 6. Il processo mediatico ………………………………………………. pag. 107
7. Conclusioni e ringraziamenti ………………………………………. pag. 112
8. Bibliografia …………………………………………………………. pag. 114
9. Sitografia ……………………………………………………………. pag. 114


ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Il pensiero comune vuole che una donna nasca dotata di istinto materno, dotata di una naturale predisposizione all'amore verso le creature che mette al mondo, amore incondizionato, senza confini e senza limitazioni. La donna deve essere madre perchè questo è il ruolo che la natura le ha dato, e l'atto in sé di procreare costituisce il momento di maggior completezza della sua esistenza. Nella realtà della vita di ogni giorno la donna è un essere al pari dell'uomo, che può desiderare di non essere madre, può desiderare di trovare appagamento raggiungendo obiettivi diversi, può non sentirsi o non essere in grado di crescere un figlio. Quello stesso istinto materno che forzatamente si vuole vedere nella donna è lo stesso istinto che dovrebbe possedere l'uomo, che però la società non gli attribuisce e non gli Le donne diventano madri anche in circostanze difficili, possono dover affrontare gravidanze non desiderate e, diversamente dall'uomo, non possono prendere le distanze dall'atto della procreazione, non possono distogliere l'attenzione dalla creatura che cresce dentro il loro stesso corpo. Si vedono quindi fisicamente trasformate, vedono le proprie abitudini cambiare, sentono la responsabilità di una nuova vita che pesa sulle loro spalle. Se per lo più restano sole, perchè le coppie di dividono e perchè nella grande maggioranza dei casi i figli rimangono all'unica persona che desidera occuparsene a tempo pieno, devono gestire la maternità e tutte le difficoltà che ad essa si accompagnano senza l'aiuto di un E a ciò spesso e volentieri possono seguire momenti di debolezza, un senso di impotenza accompagnato dalla paura di non riuscire, di non essere in grado di portare avanti quel compito che la natura ci ha dato e che quindi dovrebbe essere nostro senza


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La sera del 12 settembre 2001 una pattuglia del Comando Provinciale dei Carabinieri
di Modena insieme a quello di Carpi e di Soliera interviene, in seguito ad una chiamata al 112 registrata intorno alle ore 21.30, in località Limidi di Soliera, dove si segnala essersi svolta una rapina ai danni della famiglia Nadalini con atti intesi a causare la morte della sig.ra Mantovani Paola e del figlio Nadalini Matteo, con conseguenze letali solo per quest'ultimo. Sul luogo è già intervenuto il personale sanitario del servizio di soccorso pubblico "118", personale del Comando della Polizia Municipale di Modena e di Soliera. La sig.ra Paola dichiara che era in casa in attesa del ritorno del marito Roberto, il quale si era diretto nella vicina città di Carpi per comprare il gelato per la famiglia, quando qualcuno aveva suonato al campanello di casa. Lei, ritenendo si trattasse del marito, aveva azionato l'apertura automatica del cancello di casa e si era avvicinata all'ingresso, venendo sorpresa da due sconosciuti con il volto coperto da passamontagna che la spingevano verso l'interno. Uno di essi, armato di pistola e calzante alle mani guanti di lattice, la prendeva per la nuca e la spingeva in direzione delle camere da letto chiedendole di tirare fuori i soldi. Prima di arrivare alla camera da letto veniva obbligata dallo sconosciuto armato di pistola a dirigersi in cucina e a prelevare un sacchetto di plastica per la raccolta dei rifiuti. Una volta arrivati in camera da letto provvedeva personalmente a svuotare un cassetto del comò e l'anta centrale dell'armadio dal vestiario, poi apriva la cassaforte e riversava il contenuto, oggetti in oro e un portafoglio, sul letto. A questo punto lo sconosciuto la avvolgeva, dalla testa fino al bacino, con del nastro adesivo, bendandole occhi, orecchie e bocca nella quale viene inserito un fazzoletto preso tra gli abiti contenuti nel cassetto del comò. Le braccia vengono fissate lungo i ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Mentre la accompagnavano all'esterno dell'abitazione si accorge che alle sue spalle veniva aperta la porta della camera del figlio Matteo. Una volta arrivati a bordo della piscina lo sconosciuto la colpiva alla testa con un vaso di vetro prelevato dall'abitazione e, dopo averle legato anche gli arti inferiori con il nastro adesivo, la faceva cadere nella piscina, nella parte dove l'acqua è profonda 1,20 metri. A fatica Paola dichiara di essere riuscita a raggiungere il punto meno profondo della piscina e a cercare di richiamare l'attenzione di qualcuno, vedendo poi arrivare il marito e alcuni vicini di casa che le liberavano la bocca in modo che potesse dare l'allarme su Matteo. Il marito Roberto asserisce di essere uscito di casa intorno alle ore 20.00 su esplicita richiesta della moglie, e di essersi recato a Carpi per acquistare del gelato. Fatto ritorno dopo circa 25 – 30 minuti mentre parcheggia l'auto sul retro della casa nota un paio di ciabatte lasciate per terra davanti ad un capanno-ripostiglio e sente dei lamenti soffocati dal gorgoglio dell'acqua della piscina. A quel punto la vicina dirimpettaia, dal balcone della sua abitazione, gli grida che Paola è caduta in piscina. Si dirige quindi verso la piscina, vede la moglie e la soccorre, notando subito che ha mani e piedi legati, e dopo averle tolto il bavaglio viene avvertito di correre da Matteo che forse è in pericolo. Si reca quindi immediatamente in casa, nella camera di Matteo, e lo trova disteso sul letto, con la testa infilata in un sacchetto di plastica, con le mani legate dietro la schiena e i piedi bloccati e tenuti tirati verso la mani da nastro adesivo del tipo da Provvede immediatamente a strappare il sacchetto rendendosi però subito conto che la lingua è già estroflessa. Nel tentativo di liberarlo nota anche come intorno al collo era stato avvolto del nastro adesivo per tenere chiuso il sacchetto, che taglia con un paio di forbici. Oltre al nastro trova serrata intorno al collo anche una cinghia per pantaloni, nascosta sotto il nastro stesso. Tenta inutilmente di rianimare il figlio ma dopo qualche minuto si rende conto che sia la respirazione bocca a bocca che il massaggio cardiaco risultano vani quindi chiama il ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 In sede di sopralluogo vengono rinvenuti abiti e oggetti in oro sul pavimento e sul letto della camera da letto, presumibilmente estratti dagli armadi e dalla cassaforte nell'atto di ricercare il denaro. Si ritrova anche un portafoglio dal quale sono stati estratti le poche centinaia di dollari Usa e di banconote in valuta italiana sottratte insieme ad una collana con ciondolo di diamante. Sul bordo della piscina sono stati rinvenuti vari spezzoni di nastro adesivo, un rocchetto presumibilmente dello stesso nastro, un paio di guanti in lattice, un vaso portafiori in vetro, un fazzoletto da naso sul lato della piscina in cui l'acqua è meno profonda e uno sul bordo della piscina in corrispondenza del punto dove erano presenti il vaso, i guanti e il rocchetto di nastro. Nella fase di ricerca di altri elementi di prova si verifica che non ci sono manomissioni della rete metallica e delle siepi poste a delimitare la proprietà tali da far presupporre una fuga dei malviventi. Nell'area cortiliva della villetta confinante con la proprietà della famiglia Nadalini si rinviene un sacchetto di colore azzurro che si accerta contenere quanto denunciato come rapinato dai due autori del delitto: banconote di vario taglio pari a Lire 245.000, banconote di vario taglio in dollari Usa e una collana. All'interno del cassonetto per la raccolta dei rifiuti organici viene ritrovata una tuta di colore blu scuro che la signora Paola asserisce appartenga al figlio Matteo e che lei stessa dichiara di aver buttato poco prima dell'aggressione perchè troppo piccola. Nel cestello per la raccolta dei rifiuti della cucina vengono rinvenute varie confezioni - Tavor in compresse parzialmente utilizzata. - Haldol gocce in soluzione orale. - Neuroton in capsule, vuota. Nel corso di un successivo sopralluogo, effettuato da parte del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma il giorno successivo, vengono rinvenuti: - un paio di guanti in lattice verosimilmente già utilizzati, contenuti in una cesta di vimini nel mobile prensile della cucina; ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 - una busta di plastica contenente 11 paia di guanti non ancora utilizzati, posta nello stesso cesto di vimini. Al fine di acquisire ulteriori informazioni vengono messe agli atti le dichiarazioni delle persone accorse sul luogo e dei soggetti che a vario titolo sono informati dei fatti. 1.1 I protagonisti
Matteo Nadalini
Nasce a Mirandola il 19/03/1987 con parto a termine. Intorno ai 3 anni inizia a manifestare problemi di socializzazione con i coetanei nonché difficoltà di esprimersi. Inizialmente si ipotizza un problema di tipo ortofonico, in seguito gli psicologi e ortofonisti che avevano in cura il ragazzo informano i genitori che si tratta di un problema psicologico. La madre racconta che Matteo emetteva suoni incomprensibili, ed essendo in grado di capire perfettamente gli altri si arrabbiava quando essi non capivano, e per questo motivo non socializzava. Matteo viene quindi condotto da un neuropsichiatra infantile il quale pone diagnosi di autismo, a parere dei genitori senza approfondire la condizione clinica. Tale diagnosi
colpì molto anche la famiglia perché al contrario di quanto pensavano dell'autismo Matteo non rifiutava la presenza degli altri, anzi la cercava. Seguì un periodo di musicoterapia, interrotto per un'incomprensione con lo psichiatra di Matteo che non prospettava alla famiglia possibili miglioramenti nella sua Al momento dell'iscrizione alla scuola elementare il bambino mostra difficoltà di inserimento, ma non problemi di apprendimento. Contestualmente viene seguito da un altro psicologo il quale parla di "un bambino che non ha sviluppato una propria
ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 personalità". Sempre la madre riferisce infatti che Matteo non parlava mai di sé in
prima persona ma in seconda persona, confondendo sé stesso con gli altri. Nel frattempo a scuola erano migliorate le capacità di Matteo di farsi capire e di comunicare, nonostante gli manchino ancora alcune consonanti. Ha un buon rapporto con le insegnanti e con i compagni di classe. Durante la terza elementare però, al ritorno da un viaggio a Cuba con i genitori, inizia a diventare violento, strappa i capelli, dava spinte e si sporca con le sue stesse feci. I genitori si rivolgono quindi alla Clinica Pediatrica del Policlinico di Modena dove Matteo viene sottoposto ad una serie di esami che non aveva mai svolto prima (esami del sangue, encefalogramma ecc,) per concludere che si trattava di "stati d'ansia
Un secondo psicologo diagnostica invece un disturbo dello sviluppo e consiglia un periodo di psicoterapia. Dopo alcuni mesi di terapia però si presentò la necessità di rivolgersi ad un altro specialista con il quale l'assistenza si portò avanti per circa 4 Durante questo periodo Matteo alternava momenti in cui stava bene (si lavava, si vestiva, rideva) ad altri momenti di crisi in cui tirava i capelli, lanciava i quaderni e ne strappava i fogli, era smaniato e sconvolto. Dopo questi episodi era colto da forti sensi di colpa e chiedeva scusa alla madre per il suo comportamento. Intorno al 2000 capita però un episodio che convince i genitori ad interrompere la terapia. Matteo durante tali sedute di terapia era solito giocare con la colla, su indicazione della psicologa. Un giorno però tornando verso casa dopo la seduta, inizia a lamentarsi e a urlare perchè ha il braccio completamente ricoperto di colla, tanto che la madre e la nonna devono immergerlo nella vasca da bagno e pulirlo con una spazzola per togliere tutti i residui di colla. In quell'occasione Matteo diventò molto violento, spintonando le due donne fino a farle cadere a terra. I mesi successivi videro il ripresentarsi di episodi di questo tenore, mai conclusi con vere e proprie percosse ma al più con afferramenti dei capelli fino a strapparli. In questi momenti il padre era l'unica persona che riusciva a farlo calmare. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 In seguito Matteo viene curato solo mediante terapia farmacologica ma ciò non migliora le sue condizioni, diventa sempre più violento butta a terra le cose, scappa e continua a tirare i capelli alla madre e alla nonna. Per calmarlo la dottoressa che lo ha in cura prescrive il Tavor, ma ciò non fa altro che intontirlo. A marzo del 2001 i genitori si rivolgono all'ennesimo specialista il quale riferisce per la prima volta di una problematica correlata ai neurotrasmettitori, un deficit quindi
di tipo genetico. Il collega che prende in cura Matteo gli prescrive Belivon e Zoloft per agire sugli atteggiamenti ossessivo compulsivi in modo da limitare e contenere gli episodi violenti. Dopo un primo periodo di miglioramento si ripresentano momenti di nervosismo. Il 24 maggio del 2001 mentre Matteo è in casa i genitori notano in lui strani movimenti. La madre controlla le confezioni dei farmaci solitamente assunti da Matteo (Depakin e Talofen), conservati in un mobile della cucina non chiuso a chiave, e li trova entrambi vuoti. I genitori contattano quindi il medico di famiglia e il 118 ma al momento dell'arrivo dell'ambulanza Matteo è già in coma, perciò interviene Al Policlinico di Modena la diagnosi di ammissione è di intossicazione acuta da psicofarmaci. Matteo viene quindi trasferito al reparto di rianimazione in attesa che si risvegli dallo stato di coma. Quando viene dimesso la diagnosi riporta "disturbo pervasivo dello sviluppo" cod.
Paola Mantovani
Nasce a Mirandola il 5 settembre 1962, figlia unica. Il padre è deceduto nel 1998 all'età di 73 anni per le complicazioni di una condizione diabetica e ipertensiva. La sua malattia degenerativa durò 17 anni. La madre, di 77 anni, è vivente e in buona salute. Paola ha vissuto un'infanzia felice in una famiglia serena, il suo rendimento scolastico è sempre stato ottimo. In adolescenza sorgono i primi conflitti con i genitori che non le ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 danno sufficiente libertà. Si diploma in ragioneria e il 20 settembre del 1981 sposa Roberto Nadalini, dopo circa un anno di fidanzamento inizialmente di nascosto dalle rispettive famiglie. Dopo il matrimonio Paola Mantovani lavora per circa un anno come segretaria in una ditta fornitrice dell'azienda di profilati del marito, poi rimane disoccupata per circa 3 mesi prima di andare a lavorare presso una ditta assicurativa per un anno. Al momento dell'arresto lavora come contabile presso una vetreria. Si accerterà nel corso delle indagini che ha intrattenuto relazioni extra-coniugali.  Roberto Nadalini
Imprenditore metalmeccanico, ha un impresa insieme allo zio e al fratello con due operai, conduce una vita ritirata fatta di casa e lavoro. Durante tutta la vicenda resterà accanto alla moglie sostenendo sempre la sua innocenza e dichiarandosi molto innamorato di lei. La famiglia Nadalini al momento del fatto vive nella villetta in cui è stato commesso l'omicidio insieme alla madre di Paola Mantovani, che occupa un appartamento indipendente al primo piano dell'abitazione. La sig.ra Ada la sera del fatto era in casa intenta a guardare la televisione e dichiara di non essersi accorta di nulla fino al momento dell'arrivo di Roberto e dei primi soccorsi ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009  I Consulenti
Gli specialisti che si alternano nell'analisi del caso sono numerosi e specializzati in
discipline diverse, nominati nei diversi momenti del processo dal Pubblico Ministero e In prima istanza, nell'immediatezza del fatto, il PM nomina: - Cap. Grammatico Francesco (RIS), Pizzamiglio Marco (RIS) e Davide May (RIS). Sottopone loro il seguente quesito: determinare le caratteristiche genetiche del materiale biologico presente sugli oggetti sottoposti a sequestro, procedendo a comparazione di esclusione con i campioni biologici di confronto delle persone costituenti il nucleo famigliare; individuare e comparare le impronte papillari provenienti dal luogo del fatto criminoso e dagli oggetti sottoposti a sequestro ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 - Prof. Francesco De Fazio e Dott.ssa Fabrizia Fregni (Medicina legale Università di Il quesito posto dal PM è il seguente:  indagare la causa della morte di Nadalini Matteo, i mezzi che l'hanno prodotta, il tempo in cui è avvenuta, ogni altra circostanza rilevante;  esaminare i liquidi biologici verificando la presenza e consistenza di principi chimici e farmacologici in relazione alla terapia in atto;  indagare le lesioni subite da Mantovani Paola  determinare infine la genesi e la funzione dei segni prodotti da unghia sul collo di Nadalini Matteo, presumibilmente dovuti all'atto di liberazione ad opera del - Prof.ssa Maria Montagna e dott.ssa Manuela Licata. Quesito: determinazione del dosaggio di farmaci aventi effetti ipnotici e sedativi assunti da Nadalini Matteo nell'epoca precedente la sua morte e al raffronto con le prescrizioni effettuate dai Nelle successive fasi delle indagini preliminari prima il GUP e la difesa procedono alla nomina di ulteriori consulenti: - Prof. Pierluigi Baima Bollone, Ordinario di Medicina Legale dell'Università di - Prof.ssa Maria Luisa Giovannucci Uzielli del Dipartimento di Genetica e Medicina Molecolare dell'Università di Firenze. - Prof. Adriano Tagliabracci dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università degli Studi di Ancona e Dott.ssa Susi Pelotti dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università degli Studi di Bologna. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 - Prof. Bertolini, Ordinario di Farmacologia presso l'Università di Modena e Reggio Emilia e Direttore della Struttura complessa di Tossicologia e Farmacologia Clinica del Policlinico di Modena. - Prof. Ferracuti del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica dell'Università La Sapienza di Roma. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 CAPITOLO 2
LE INDAGINI E LE RELAZIONI DEGLI ESPERTI
Dal momento dell'avvio delle indagini i periti nominati nei diversi momenti processuali hanno elaborato e depositato le loro relazioni, dai contenuti e dalle conclusioni delle quali si è sviluppato il dibattito sulla vicenda e si sono fondate le decisioni dei Giudici. La più importante, per il peso che ha avuto nelle determinazioni dei magistrati inquirenti, è senza dubbio la relazione biologico – dattiloscopica redatta dal Ris di Parma. 2.1 Gli accertamenti biologico-dattiloscopici
2.1.1 La relazione tecnica del RIS inerente gli accertamenti biologico
dattiloscopici, depositata in data 15/10/2001, inerente i reperti rinvenuti in data
13/09/2001 dal Nucleo operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Modena e in data 14/09/2001 dal Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma. I reperti analizzati sono i seguenti: o Nel cortile della villetta sono stati rinvenuti: due fazzoletti di stoffa ipoteticamente utilizzati per occludere la bocca di Paola Mantovani; porzioni di nastro adesivo per pacchi; rotolo di nastro adesivo per pacchi; un paio di guanti in lattice; un vaso di cristallo; un paio di scarpe estive da donna. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 o Nel cortile della villetta confinante: un sacchetto in cellophane di colore celeste contenente la refurtiva. o In un cassonetto nei pressi dell'abitazione della famiglia Nadalini: una felpa e un paio di pantaloni di colore blu, che Paola Mantovani riconosce essere appartenuti a Matteo e buttati perchè ormai troppo stretti. o All'interno della cucina, nell'abitazione della famiglia: 3 confezioni di medicinali e due bollettini per pagamenti postali rinvenuti nella pattumiera; un paio di guanti in lattice sfusi e una busta contenente altri guanti apparentemente nuovi. o Nella camera della vittima: due forbici e una siringa monouso senza ago rinvenute sul comodino; una forbice sul pavimento; un asciugamano di colore blu posto sul tappeto ai piedi del letto; due adesivi dattiloscopici. o Nel vano d'ingresso della villetta: un asciugamano di colore grigio rinvenuto sul o Presso l'istituto di Medicina Legale sono stati acquisiti: alcuni frammenti di nastro adesivo di colore marrone asseritamente utilizzati per legare Nadalini Matteo e prelevati dal corpo della vittima; una borsa di plastica celeste con attaccati frammenti di nastro adesivo di colore marrone rinvenuta sul capo della vittima. Al fine di operare il necessario confronto sono stati acquisiti campioni di materiale biologico (un mozzicone di sigaretta fumato da Nadalini Roberto e un mozzicone fumato da Mantovani Paola) oltre a impronte digitali post mortem di Nadalini Matteo. Accertamenti biologici I reperti biologici, in particolare i frammenti di nastro adesivo, sono stati ispezionati dai Carabinieri del RIS in condizioni di oscurità mediante la schermatura con filtri gialli e l'utilizzo della lampada Spex Crime-Scope. Tale strumento è in grado di rilevare tracce biologiche latenti mediante un irradiamento con un fascio di luce monocromatica a diverse lunghezze d'onda. Le tracce biologiche, sudore o saliva, risaltano per una diversa luminescenza rispetto a quella del substrato circostante. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Sono state rinvenute zone di luminescenza sui lembi di nastro adesivo ritrovati a bordo piscina e addosso alla vittima, in particolare sul nastro posto sotto il sacchetto che ne avvolgeva il capo e su alcuni lembi rimasti attaccati a un guanto in lattice. Zone luminose sono state individuate anche sul rotolo di nastro adesivo e su un frammento di scotch ad esso adeso. Infine piccole luminescenze diffuse sulla superficie dei guanti rinvenuti in piscina e su quelli sfusi rinvenuti in cucina. Su tali lembi di nastro i Carabinieri del RIS hanno poi proceduto alla rilevazione di tracce di natura salivare mediante il kit BNP Amylase in grado di mettere in evidenza l'attività della amilasi, enzima presente nella saliva. Successivamente le porzioni di nastro e di guanti sono state sottoposte all'estrazione e alla tipizzazione del DNA utilizzando un kit di marcatori genetici. Sulla base dei risultati il RIS ha stabilito quanto segue:  Le tracce di saliva presenti sul lembo del rotolo di nastro adesivo, sul frammento di nastro ad esso attaccato, sulla porzione di nastro adeso a uno dei guanti, su alcuni lembi rinvenuti ai bordi della piscina e su un lembo dei frammenti rinvenuti sulla vittima appartengono ad una persona di sesso femminile dal profilo biologico compatibile con quello di Mantovani Paola.  Le tracce ritrovate su lembi di nastro rinvenuti vicino alla piscina appartengono in parte a Mantovani Paola e in parte ad altro individuo ignoto di sesso maschile, poi identificato nel vicino di casa che ha soccorso la donna.  Le tracce sui frammenti di nastro utilizzato per immobilizzare la vittima hanno consentito di ottenere un profilo genotipico maschile riconducibile a Nadalini  Le tracce rinvenute sul nastro attaccato al sacchetto di plastica utilizzato per soffocare la vittima hanno permesso di ricavare due profili: uno riconducibile a Nadalini Matteo e un altro misto, riconducibile in parte a Nadalini Matteo e in parte a Mantovani Paola. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009  Le tamponature effettuate sulle superfici dei guanti in lattice rinvenuti ai bordi della piscina hanno indicato la presenza di due profili: uno riconducibile a Mantovani Paola e un secondo profilo misto, in parte appartenente a Nadalini Matteo e in parte a Mantovani Paola. Bisogna sottolineare come residui cellulari di Nadalini Matteo fossero presenti per lo più sulla superficie esterna dei guanti, e in bassa concentrazione, mentre il profilo di Mantovani Paola è riscontrabile nella superficie interna dei guanti, come se li avesse indossati per un certo periodo e il figlio avesse avuto solo un breve contatto con essi.  Infine le tamponature effettuate sui guanti rinvenuti sfusi in cucina hanno fornito un unico profilo riconducibile a Mantovani Paola. E' necessario specificare come per i profili misti non sempre tutti i marcatori testati hanno fornito una chiara interpretazione dei genotipi per entrambe le persone ritenute compatibili, questo perché le proporzioni con cui le quantità di residui cellulari e quindi di materiale genetico appartenente alle due persone si sono sovrapposte è variabile da reperto a reperto. Accertamenti dattiloscopici Al fine di comprendere le analisi dattiloscopiche effettuate sui reperti di questo caso è necessario fare una premessa sulle metodologie di analisi delle impronte papillari. Le impronte sono modificazioni e/o alterazioni dello stato superficiale del corpo a seguito del contatto con un altro corpo. Le impronte papillari in particolare sono dovute dal deposito del sudore e delle contaminazioni presenti nell'ambiente esterno sulle creste papillari presenti sulla superficie del derma, e si distinguono in: - digitali: la riproduzione dei disegni prodotti dalle creste papillari dei polpastrelli; - palmari: riproduzione dei disegni del palmo della mano; - plantari: riproduzione dei disegni della pianta del piede. Lo sviluppo delle linee papillari si manifesta già dalla decima settimana di vita di ogni essere umano e rimarrà invariato per tutta la sua esistenza. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Ci sono quattro figure fondamentali nei disegni papillari: Un'altra classificazione vede le tipicità delle impronte suddivisibili in: - Arco: le linee vanno come onde da un lato all'altro. - Arco a tenda: come l'arco ma con un bastone crescente nel - Cappio: le linee partono da un lato e rientrano nel mezzo dello stesso lato. - Doppio cappio: come il cappio ma con due cappi interni che vanno in direzioni opposte. - Occhio di pavone: come il cappio ma con un piccolo cerchio nel punto di - Spirale: le linee formano una spirale. - Misto: composto con varie figure. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Oltre a tali disegni di base si intersecano una serie di minuzie e di combinazioni tra loro, fino ad arrivare al disegno completo di un impronta, diverso per ogni essere Sul luogo del reato le impronte possono essere visibili (in questo caso la tecnica di repertazione è semplicemente la fotografia) o latenti. Nel secondo caso sarà necessario procedere alla evidenziazione dell'impronta sul substrato su cui si trova e alla loro asportazione per mezzo di adesivi dattiloscopici. Per meglio evidenziare l'impronta è necessario innanzitutto utilizzare una illuminazione radente per mezzo di semplici punti luce oppure di intensificatori di luce basati sulla tecnica della riflessione della luce ultravioletta. Si procede poi alla evidenziazione tramite polveri, che aderiscono alla parte umida o grassa dell'impronta (la più utilizzata è la Argentoratum, polvere di alluminio) oppure attraverso la sospensione di microparticelle di polvere in ambiente umido, per immersione o per nebulizzazione. In Italia per l'attribuzione di un'impronta digitale ad una data persona è necessaria la corrispondenza di almeno 16 punti caratteristici uguali per forma e posizione. Nel caso Nadalini i reperti aventi superfici lisce e non porose sono stati introdotti in una camera di reazione all'interno della quale è stata fatta fumigare una quantità di estere di cianoacrilato, per circa 15 minuti alla temperatura di 21-23°C, con umidità Il cianoacrilato è un reagente chimico che evidenzia con colore bianco le creste papillari. Data la sua reattività in presenza di tracce d'acqua, è impiegato in ambito forense per rilevare impronte digitali. Vaporizzato sull'impronta, l'umidità che questa reca ne provoca la polimerizzazione formando un calco solido dell'impronta. Successivamente tali superfici sono state trattate con Ardrox, colorante luminescente giallo utilizzato insieme al cianoacrilato al fine di contrastare le impressioni rilevate dalla reazione di polimerizzazione. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 I reperti con superfici lisce sono invece stati trattati con soluzione alcolica a base di ninidrina, un tracciante chimico che reagisce con gli amminoacidi delle secrezioni eccrine delle quali sono composte le impronte ed evidenzia con colore rosso le creste Le impronte rilevate sono poi state fotografate digitalmente. Sulla confezione di Haldol 2 è stata rilevata un'impronta digitale utile. Sul bollettino postale "Futur Glass" 2 sono state rilevate due impronte palmari utili. Sul bollettino "Bertacchini Graziano" un doppio contatto digitale verosimilmente simultaneo. Sull'adesivo dattiloscopico è stata rilevata un'impronta digitale con utilità Queste sole impronte ritenute utili sono state esaltate su reperti non ritenuti particolarmente significativi per la ricostruzione della dinamica delittuosa, per questo motivo non si è proceduto all'acquisizione di documentazione dattiloscopica dei componenti del nucleo familiare per le comparazioni di rito. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Fig. 1 Frammento digitale presente sulla confezione di Haldol 2. Fig. 2 Frammento palmare "a"presente nel bollettino postale Futur Glass 2. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Fig. 3 Frammento palmare "b" presente sul bollettino postale Futur Glass 2. Fig. 4 Frammenti digitali "a" e "b" presenti sul bollettino postale Bertacchini Graziano. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Fig. 5 Frammenti digitale presente sull'adesivo dattiloscopico. Gli stessi guanti sui quali sono state rilevate impronte di saliva e di sudore non sono stati fonte utile per la assunzione di impronte papillare, vista la difficoltà di lavorare su questi reperti per la particolare plastica di cui erano composti. Inoltre è stata riscontrata la totale assenza di impronte su reperti quali i frammenti di nastro adesivo o il vaso in cristallo rinvenuto ai bordi della piscina. Tale fatto fa presumere che chi ha maneggiato gli oggetti calzasse un paio di guanti. 2.1.2. La relazione dei periti nominati dal GIP in sede di Incidente Probatorio
Sono il prof. Adriano Tagliabracci dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università
degli Studi di Ancona e la dott.ssa Susi Pelotti dell'Istituto di Medicina Legale
dell'Università degli Studi di Bologna ad essere nominati periti del GIP al fine di rispondere ai seguenti quesiti: - verificare se lo stato e la modalità di conservazione dei reperti abbia consentito una loro attuale valutazione i fini delle analisi indicate; ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 - in caso di esito positivo di questa verifica rilevare i profili genetici rilevabili sui - indicare la denominazione di tutti i polimorfismi del DNA rilevati; - comparare i profili con quelli già rilevati; - evidenziare ulteriori profili riscontrabili non riconducibili ai soggetti già repertati (Mantovani Paola, Nadalini Roberto e i vicini di casa della coppia). Per portare avanti questa analisi il GIP presuppone che si proceda anche ad una verifica di quanto compiuto dai RIS e ad una valutazione delle eventuali lacune o carenze nelle procedure applicate o nella documentazione prodotta. Le operazioni peritali hanno inizio il 15 gennaio 2003 presso l'Università di Ancona. Vengono analizzati 34 prelievi sui reperti studiati in prima battuta dai Carabinieri del RIS di Parma, tra questi solo 11 sono considerati positivi alle indagini di identificazione individuale, che corrispondono a due paia di guanti e al sacchetto. I consulenti, nelle conclusioni alla relazione tecnica consegnata al GIP, precisano innanzitutto come le tecniche di amplificazione del DNA abbiano rivoluzionato il campo della genetica forense, portando negli ultimi anni uno sviluppo e un miglioramento notevole delle metodologie di studio del Dna. In particolare ad oggi risulta possibile rintracciare e repertare tracce di Dna anche da quantità esigue di materiale biologico, o da materiale estraibile degradato. Per far ciò occorre in ogni caso l'applicazione di parametri ben precisi, valutati a livello internazionale per rendere trasparente e affidabile il risultato dell'analisi. In campo forense è quindi consigliabile utilizzare marcatori DNA studiati in tutto il loro polimorfismo, a basso tasso di mutazione e di cui si conoscono le frequenze di distribuzione degli alleli nelle diverse popolazioni. Sono preferiti i polimorfismi di lunghezza detti STRs (short tandem repeats) o microsatelliti, da studiare mediante reazioni multiplex, amplificazione di più marcatori nella stessa provetta. Dall'analisi del polimorfismo di questi marcatori viene ricostruito il profilo genetico della traccia o del campione di riferimento. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 In merito al primo quesito si rileva innanzitutto che i reperti da esaminare non contengono sangue o materiale biologico che possa essere alterato dalla conservazione col passare del tempo. Resta inteso però che sorgono problemi causati dalla reiterazione dell'indagine sui campioni in quanto, a seconda anche dell'idoneità delle tecniche applicate, dal primo operatore che effettua un'asportazione di materiale fino all'ultimo che si ritrova a studiarlo cambia la quantità analizzabile e quindi anche la possibilità di ottenere risultati interessanti. In questo caso il recupero di materiale ha interessato o zone contigue a quelle analizzate dal RIS o le stesse zone dove non era stato completamente asportato il materiale. I risultati ottenuti sono gioco forza minori di quelli ottenibili in prima Per quanto riguarda i profili genetici rilevati il prof. Tagliabracci conclude che non sono stati riscontrati profili genetici dai lembi finali di nastro adesivo che avvolgeva il corpo di Paola Mantovani e dal pezzo di nastro attaccato a uno dei guanti in lattice ritrovato ai bordi della piscina, così come da quello rinvenuto sul cappuccio posto al Sono stati invece rilevati profili su due paia di guanti: il primo ritrovato sul bordo della piscina ha dato luogo a profili individuali appartenenti a soggetto di sesso maschile; sono stati inoltre ottenuti risultati positivi ma con profilo misto per alcuni loci su altri tre prelievi; il secondo paio di guanti, rinvenuto sopra il televisore, ha dato luogo a sei profili genetici individuali che, tramite il test dell'amelogenina, identificano tutti un soggetto di sesso femminile. Infine i prelievi effettuati sul sacchetto che ricopriva il capo di Matteo hanno dato un risultato positivo isolato, anche questo riconducibile a un soggetto di sesso femminile. Sul primo paio di guanti si riscontra un profilo equiparabile a quello di Matteo Nadalini. Sul secondo paio un profilo compatibile con quello di Paola Mantovani mentre sul sacchetto viene riscontrato un profilo parziale con alleli identici a quelli del profilo di Mantovani Paola e con alcuni loci che presentano più di due alleli. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Non è stato quindi necessario procedere alla tipizzazione degli altri eventuali profili non rilevati in un primo momento dai consulenti del PM. I risultati ottenuti dai consulenti del GIP corrispondono quindi a quanto ottenuto dai Carabinieri del RIS. 2.1.3. La relazione del perito della difesa
Interviene quale consulente di parte della difesa in merito agli accertamenti biologico - dattiloscopici la prof.ssa Maria Luisa Giovannucci Uzielli del Dipartimento di
Genetica e Medicina Molecolare dell'Università di Firenze. Analizzando i reperti studiati dal prof. Tagliabracci la consulente evidenzia innanzitutto come sul primo reperto non siano riscontrabili altri profili se non quello di Nadalini Matteo. In altri prelievi sullo stesso reperto si riscontra un profilo misto, tra i cui alleli ve n'è uno che non appartiene alla madre di Matteo, non appartiene al ragazzo e neppure al vicino di casa che è intervenuto a soccorrere Matteo. Ci si chiede quindi a chi possa appartenere questo profilo non riconducibile a nessuno dei soggetti preventivamente In tutti campioni analizzati il polimorfismo della amelogenina indica chiaramente la presenza anche di un profilo maschile, che era già stato rilevato dei Ris ma completamente ignorato nell'interpretazione dei risultati. Perchè? Sul secondo paio di guanti è chiara la definizione del profilo di Paola Mantovani come sul sacchetto sono presenti entrambi i profili. In conclusione la prof.ssa Giovannucci Uzielli sostiene che non vengono mai presi in considerazione gli alleli che non appartengono né a Matteo né alla madre Paola o al vicino di casa. Per certi versi si può dire che l'interpretazione ignora a priori la non- compatibilità di alcuni profili individuati, e ben chiari anche nella consulenza del RIS, con i profili di Paola Mantovani. Viceversa dovrebbe essere presa in seria ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 considerazione la presenza di alleli del tutto estranei alle persone che hanno prestato soccorso a Matteo e alla madre sul luogo del delitto. In alcuni casi inoltre si tende ad attribuire a Paola Mantovani anche alleli comuni con il figlio Matteo, utilizzando tecniche di laboratorio che non permettono una valutazione quantitativa capace di discernere tra presenza di una doppia copia degli Purtroppo l'analisi dei periti non è riuscita a dare risultati soddisfacenti per ragioni intrinseche ai reperti stessi. Dai tracciati ottenuti dai RIS sono evidenti altre situazioni analoghe di profili genetici che potrebbero portare ad individui estranei al nucleo familiare di Matteo ma non è possibile, per mancanza di materiale, procedere ad un'analisi più accurata. 2.2 Gli accertamenti medico-legali
2.2.1 La relazione tecnica del Prof. De Fazio e della Dott.ssa Fregni
o Note preliminari sulle indagini medico legali svolte nell'ambio del Proc.
Pen. 4440/01 depositata in data 15/10/2001.
Nel corso della prima indagine necroscopica è stata evidenziata la presenza sul collo del ragazzo di lesioni traumatiche in superficie, in parte riferibili all'effetto di compressione dato dalla cintura, rimossa al momento dei primi tentativi di soccorso, e in parte in forma di lesioni escoriate compatibili con unghiature. Il quadro anatomo - patologico è in tutto e per tutto coincidente con una morte asfittica. Non sono state rilevate lesioni traumatiche o fenomeni di infiltrazione emorragica a livello dei tessuti profondi del collo. Ciò fa pensare che Nadalini Matteo sia deceduto per un'asfissia meccanica non correlata ad effetto di compressione ab-estrinseco delle vie aeree, quale si potrebbe ipotizzare considerando lo strangolamento mediante la cintura o lo strozzamento ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 indicato dai segni di unghiatura, bensì in rapporto ad un meccanismo combinato di soffocamento e di spazio confinato, il quale si verifica nel caso in cui il capo sia completamente avvolto da mezzi impermeabili. I medici legali hanno inoltre provveduto a prelevare frammenti di tessuti, liquidi biologici e frammenti dei principali organi, ciò al fine di verificare la presenza e la quantità di sostanze stupefacenti nell'organismo. Non sono stati accertati il peso e la statura del ragazzo. Durante il sopralluogo nell'abitazione del ragazzo, nell'immediatezza dell'omicidio, erano state trascritte le ricette inerenti le sostanze farmacologiche che venivano somministrate a Matteo in esito alla prescrizione del suo medico psichiatra. Nel corso di una prima analisi, effettuata dalla dott.ssa Licata responsabile del laboratorio di tossicologia forense presso la Sezione di Medicina Legale del Policlinico di Modena, emerge che in linea di massima i farmaci indicati in tali ricette sono tutti presenti nell'organismo del ragazzo in concentrazione terapeutica. Ciò ad eccezione del farmaco Talofen, che presenterebbe una concentrazione maggiore rispetto a quanto indicato in ricetta. Per confermare tale dato risulta tuttavia necessario verificare la corretta trascrizione della ricetta nonché le successive modifiche al dosaggio che possono essere intervenute in forma non scritta. Per quanto riguarda il quesito inerente i danni subiti dalla sig.ra Mantovani e l'origine dei segni di unghiatura sul collo del ragazzo si è provveduto ad effettuare un incontro successivo con i sigg.ri Nadalini, svoltosi il 19 settembre presso la sezione di Medicina In questa occasione i medici rilevano che Paola Mantovani riporta minime lesioni traumatiche di superficie, localizzate: - al cuoio capelluto, in regione parieto-occipitale paramediana destra; - al volto, in regione mentoniera paramediana sinistra; ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 - all'arto superiore destro, sull'avambraccio; - alla mano destra, alla superficie dorsale dell'articolazione del secondo dito; - all'arto superiore sinistro, alla faccia posteriore del gomito. Nel corso della visita viene altresì rilevato che la signora presenta unghie delle mani lunghe tranne le unghie del III e V dito della mano destra le quali paiono come recentemente tagliate. Infine si è proceduto a un sommario esame delle mani del sig. Nadalini Roberto il quale mostra unghie molto corte e riferisce peraltro di averle tagliate recentemente. o Relazione tecnica medico legale per il P.M. sulle cause della morte di
Nadalini Matteo
Al sopralluogo la sera del fatto partecipò anche la dott.ssa Fregni per i preliminari rilievi medico legali. Ad una prima analisi, effettuata intorno alle ore 00.30 del 12.09.2001, il cadavere presentava: rigidità cadaverica in fase di iniziale instaurazione, ipostasi di media intensità, di colorito rosso vinoso, presenti alle regioni declivi dorsali e completamente migrabili alla digitopressione; temperatura corporea nettamente positiva rispetto a quella ambientale e assenza di fenomeni ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Dal punto di vista medico legale il cadavere presentava lesioni traumatiche di superficie unicamente localizzate al collo e costituite da aree violacee di natura verosimilmente ecchimotica, di cui alcune in forma di striature a prevalente direzione trasversale mentre una, localizzata in regione latero cervicale destra, in forma di linea curva chiusa a delimitare un'area di cute di forma vagamente ovalare. Si rilevava inoltre una intensa cianosi del volto e delle regioni antero-superiori del torace con disposizione cosiddetta "a mantellina". Erano presenti legature a carico di entrambi i polsi con nastro adesivo di colore nocciola del tipo da pacchi così descrivibili: ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 - al polso destro la legatura era sovrapposta alla parte terminale della manica della giacca del pigiama ed era costituita da un avvolgimento completo del polso; - al polso sinistro la legatura risultava applicata direttamente sulla cute del polso ed era composta da un unico avvolgimento completo. All'interno della camera da letto in cui veniva ritrovato il cadavere erano inoltre repertati ulteriori frammenti di nastro adesivo con caratteristiche analoghe a quello usato per legare i polsi del ragazzo. Fra questi un frammento costituito da due tratti ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 asimmetrici tra loro in parte sovrapposti, riferibile all'imbavagliatura che in origine occludeva le vie respiratorie. Altri frammenti erano applicati ad un sacchetto di cellophane di colore azzurro che, in base alle dichiarazioni, costitutiva una sorta di cappuccio che avvolgeva il capo del Tutti questi frammenti sono stati repertati e consegnati a personale In corso di sopralluogo si è proceduto inoltre ad acquisire una cintura in cuoio di colore nero che risultava essere applicata al collo del ragazzo. Oltre a ciò sono state altresì acquisite svariate confezioni di medicinali che venivano quotidianamente somministrate al minore per il trattamento della patologia di cui era affetto, nonché una ricetta della dottoressa che aveva in cura il ragazzo riportante la terapia da somministragli. L'autopsia vera e propria viene compiuta il giorno 14 settembre presso l'Obitorio Comunale di Modena annesso alla Sezione di Medicina Legale del Dipartimento di Scienze Morfologiche e Medico Legali dell'Università di Modena. Il corpo riporta una regolare progressione della rigidità cadaverica, dal punto di vista traumatologico si osserva la presenza di complessi lesivi di superficie tutti localizzati  In regione cervicale antero-laterale destra si rileva la presenza di un'area ecchimiotica che pare riprodurre a stampo il tratto libero della parte di cuoio ripiegata a trattenere la fibbia della cintura.  Sulla superficie antero-laterale destra una lesione escoriata a forma di V che pare compatibile con una lesione per effetto della pressione e dello scorrimento sulla ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 cute della porzione distale della cintura caratterizzata dalla presenza della fibbia  In regione cervicale anteriore paramediana sinistra, all'altezza del cosiddetto pomo di Adamo, una linea escoriativa a decorso curvilineo che pare suggerire una lesione da unghiatura.  Circa a 1,5 cm dalla lesione precedente si osserva una ulteriore lesione escoriata di dimensioni inferiori sempre riconducibile ad unghiatura. Nel riepilogare le considerazioni finali sul caso i medici innanzitutto riportano che al momento del primo sopralluogo la notte del 12 settembre il ragazzo risultava essere pressochè completamente liberato da tutti i mezzi che, da dichiarazioni, risultavano essergli applicate al collo e al capo. Rimanevano le legature ai polsi, caratterizzate da avvolgimenti di nastro adesivo separate l'una dall'altra, quindi non intese a collegare i polsi tra loro nè a legarli agli arti inferiori, come invece pareva descritto nelle dichiarazioni del padre che per primo aveva effettuato i soccorsi. Tenuto quindi conto di tutte le modificazioni conseguite ai tentativi di rianimazione del giovane (si noti soprattutto come sia stato spostato dal letto sul quale è stato ritrovato dal padre al pavimento della camera), le prime considerazioni derivanti dalle dichiarazioni dei familiari e dal sopralluogo della dott.ssa Fregni portano subito a ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 pensare che il ragazzo sia deceduto per un'asfissia. Le successive indagini necroscopiche hanno confermato questa ipotesi, in quanto le condizioni del soggetto erano caratterizzate da intensa cianosi del volto, marcata fluidità del sangue con congestione ematica pluriviscerale, presenza di petecchie a livello subpleurico e di falda di versamento liquido di colorito croceo a livello del sacco pericardico. Alcuni elementi in una prima fase delle indagini hanno portato a pensare che la causa della morte potesse essere uno strangolamento attuato con la cintura di cuoio direttamente applicata sulla cute, viste le lesioni traumatiche di superficie presenti sul collo, oppure uno strozzamento, visti i segni di unghiatura presenti sempre sul collo. Tuttavia le lesioni suddette si sono rivelate troppo superficiali per essere indicative di una effettiva compressione delle vie aeree superiori. Inoltre in fase autoptica si è rivelata una totale assenza di lesività traumatica sia a carico delle vie aeree che delle principali strutture ad esse circostanti, nonché la mancanza di versamenti emorragici. Resta quindi come ipotesi maggiormente fondata la morte asfittica provocata dall'avvolgimento del capo del ragazzo in un sacchetto di cellophane trattenuto al collo mediante nastro adesivo. I meccanismi che si sono venuti a creare sono contestualmente quello della soffocazione per occlusione diretta degli orifizi respiratori e quello dello "spazio confinato". Il meccanismo della soffocazione si realizza direttamente qualora l'applicazione del
mezzo impermeabile avvenga mediante avvolgimento stretto del capo con occlusione diretta da parte dello stesso mezzo sia delle narici che della bocca. Tale meccanismo può tuttavia intervenire anche dove il mezzo occludente sia più ampio, meno stretto intorno al capo, ma che genera comunque il fenomeno della asfissia insieme all'attrazione verso gli orifizi respiratori del mezzo occludente nell'atto dell'inspirazione. Per quanto attiene invece la creazione di uno spazio confinato si tratta di una modalità
di morte asfittica (altrimenti detta confinamento) che si realizza mediante isolamento di una o più persone in ambienti in cui sia fortemente limitata la presenza di ossigeno. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Nel caso in cui il capo di un soggetto sia completamente avvolto da un involucro quale un sacchetto di plastica si viene a realizzare il confinamento di una parte del corpo, sede in particolare degli orifizi atti a respirare. Quindi in questa occasione entrambi i meccanismi sono intervenuti in combinazione, non potendo prevalere l'uno sull'altro. Inoltre bisogna escludere che altri mezzi che risultavano avvolgere il capo del ragazzo abbiano determinato effetti compressivi I medici legali, non conoscendo d'altra parte la esatta modalità di avvolgimento della cintura al collo del ragazzo, rilevano comunque lesioni cutanee certamente determinate dalla stessa, vista l'impronta a stampo determinata dalla sua ripiegatura interna che suggerisce una sua applicazione in verticale. La cintura in tale applicazione difficilmente realizza un effetto di compressione sulle vie aeree principali del collo, a differenza invece di quella in orizzontale tipica dello strangolamento. Al più l'utilizzo della cintura con avvolgimento in verticale avrebbe potuto determinare una morte di tipo riflesso, allorquando una brusca compressione avesse scatenato reazioni quali un arresto circolatorio. Nonostante questa sia l'ipotesi più accreditata restano da spiegare alcune lesioni escoriate curvilinee, qualificabili come unghiature, determinate dalla pressione che si realizza nel corso di un afferramento specie laddove le unghie sono di una certa Resta da considerare però la localizzazione monolaterale di tali segni, nonché la assoluta mancanza di lesioni a livello dei tessuti sottostanti che farebbe pensare ad una manovra non direttamente finalizzata a nuocere al ragazzo bensì a liberarlo dai vari mezzi di costrizione che gli impedivano di respirare nel tentativo di rianimarlo. Queste manipolazioni avrebbero quindi potuto causare accidentalmente tali segni. Quanto a quest'ultimo aspetto è stato inoltre rilevato come non siano stati rinvenuti sul corpo del ragazzo segni di lesività da difesa. Ciò fa pensare che egli si trovasse in condizioni tali da non poter reagire al suo aggressore, aspetto confermato anche dalla ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 complessità delle legature e degli avvolgimenti che gli sono stati imposti prima di provocarne la morte. Tale "imbavagliatura" non era certamente praticabile in caso di soggetto vigile e reattivo, o se non altro avrebbe provocato sulle mani segni provocati dal tentativo di difendersi. In sede di indagini necroscopiche oltretutto non sono state rilevate lesioni al capo provocate nel tentativo di stordire il soggetto. Non ci sono infine lesioni traumatiche al volto o alla superficie interna delle labbra che possano far pensare a un tentativo di soffocazione mediante occlusione manuale, o tramite oggetti quali un cuscino, degli orifizi respiratori. Rimane invece ipotizzabile una condizione di assopimento sensorio del ragazzo, probabilmente correlato alla terapia farmacologica che gli era stata prescritta per il trattamento del grave disturbo dello sviluppo di cui soffriva. o Relazione tecnica medico legale circa i segni di unghiatura rilevati sul
cadavere di Nadalini Matteo.
In merito alla genesi e alla funzioni dei segni ritrovati sul collo di Matteo, presumibilmente provocati da unghiature, è stato richiesto all'equipe di medici legali di valutare la riconducibilità di tali segni alle operazioni di liberazione del ragazzo messe in atto dal padre nel momento del suo ritrovamento. Successivamente il P.M. ha conferito ulteriore analogo incarico ai periti richiedendo l'eventuale riconducibilità di tali di tali segni alle unghie di Paola Mantovani. Per rispondere a tale quesito i medici hanno innanzitutto provveduto ad esaminare le foto del corpo del ragazzo acquisite durante le indagini necroscopiche, hanno poi acquisito campioni di unghiature del sig. Nadalini Roberto e della sig,ra Mantovani per poi analizzarli comparativamente con le immagini delle lesioni. Preliminarmente è da rilevare come, nonostante nelle immagini digitali sia stata accostata una striscetta metrica alle lesioni, data la loro esiguità dimensionale e la scarsa definizione delle estremità è apparso difficile darne una misurazione. L'unghiatura di maggiori dimensioni è della lunghezza di 8 mm. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 I campioni acquisiti dal padre sono stati assunti su un supporto costituito da una grossa candela in cera sulla l'uomo ha apposto le impronte mediante pressione dell'estremo distale del polpastrello, in particolare del margine libero ungueale effettuato con entrambe le mani sui due lati opposti della candela. Non essendo il risultato ottimale al momento della rilevazione delle impronte della madre si è provveduto a cercare un supporto più idoneo e tale è apparso un materiale a base di silicone a polimerizzazione per condensazione utilizzato in ambito odontoiatrico per acquisire le impronte dentarie. Tale materiale è stato modellato in forma di piastrella dello spessore di circa 5 mm ed è stato applicato per rivestire una superficie curvilinea costituita dal collo di un manichino di polistirolo, in modo da riprodurre il più fedelmente possibili la superficie del collo del ragazzo. Una volta presa l'impronta del margine libero ungueale il materiale è stato fatto essiccare in aria a temperatura ambiente fino a divenire indeformabile. Per procedere alla comparazione si è optato per l'analisi mediante elaborazione elettronica delle immagini. Le fotografie del ragazzo sono state consegnate a un funzionario tecnico presso il Centro Interdipartimentale Grandi Strumenti dell'Università di Modena, insieme alla candela e a 7 calchi, 4 riportanti le impronte della sig.ra Mantovani e 3 riferibili ad analoghe impronte prelevate da tre soggetti di sesso femminile diversi dalla sig.ra Mantovani. Non è stata resa nota al tecnico l'attribuzione dei diversi calchi in modo da non incorrere in inferenze di tipo Il tecnico ha acquisito complessivamente 88 immagini dei calchi che gli sono stati consegnati, di ognuna di tali immagini è stata misurata la lunghezza mediante scala millimetrica applicata sul calco, con un margine di errore, dovuto anche alle condizioni di illuminazione, di più o meno 0,7 mm. Delle stesse unghiature è stata analizzata altresì la curvatura. La stessa metodologia di indagine è stata tentata anche per i campioni del sig. Nadalini ma purtroppo il supporto della candela si è rivelato completamente inidoneo ai fini ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 dell'indagine, risultando addirittura difficile individuare le impronte e distinguerle dalle intaccature accidentali della candela. Nonostante ciò si è ritenuto di non acquisire ulteriori impronte di unghiatura del sig. Le conclusioni alla indagine sulle unghiature riportano che non è stata ricavata alcuna analogia tra le diverse serie di impronte di unghiatura della sig.ra Mantovani esaminate e il segno rilevato sul collo di Nadalini Matteo. Inoltre le stesse quattro differenti serie di impronte lasciate dalla signora non mostravano analogia nemmeno tra loro, nè relativamente alla loro dimensione né relativamente all'angolo di curvatura. Pertanto l'indagine non solo non ha portato esito positivo relativamente al quesito posto dal P.M. ma ha di fatto documentato come le unghiature di uno stesso soggetto di fatto assumono caratteristiche variabili sia in termini di dimensioni che di forma, anche quando acquisite su medesimo supporto. Ciò è certamente dovuto a diversi fattori tra cui l'inclinazione della falange, la lunghezza dell'unghia, la forza utilizzata nel fare pressione. Resta da considerare che l'indagine come non ha confermato l'appartenenza dei segni alle unghie di uno dei genitori così non ha neppure smentito tale ipotesi. o Consulenza tecnica medico-legale in tema di lesioni personali patite da
Mantovani Paola
Il giorno 19 settembre la sig.ra Mantovani si reca con il marito presso il Dipartimento di Medicina Legale per la visita atta a definire le lesioni patite la notte del 12 Ai medici appare una donna in buone condizioni fisiche, indenne da patologie di rilievo e riportante buone condizioni generali di nutrizione e sanguificazione. Dal punto di vista neurologico non si apprezzano alterazioni dei nervi cranici né turbe della sensibilità o della motricità; si rilevano solo oscillazioni indifferenziate al ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Nel procedere ad ispezione corporale si rileva la presenza di minime lesioni traumatiche di superficie, in gran parte in fase di evoluzione, qui di seguito descritte: - Al capo: al cuoio capelluto, in regione parieto-occipitale paramediana destra si nota una piccola crostosità di forma allungata leggermente curvilinea; al volto, all'altezza del margine inferiore della mandibola, due lesioni escoriative puntiformi delle dimensioni di 1-2 mm circa. - All'arto superiore destro: area ecchimiotica di superficie vagamente tondeggiante sulla superficie dell'avambraccio; alla mano destra, sulla superficie dorsale, linea escoriativa di mm. 3 circa. - All'arto superiore sinistro: alla faccia posteriore del gomito puntiforme lesione La sig.ra Mantovani al momento della visita presenta unghie lunghe, ampiamente debordanti dall'estremo del polpastrello tranne che al terzo e quinto dito della mano destra dove il margine risulta solo leggermente debordante e irregolare, come per recente taglio di forbice. Viene dato atto altresì che la dott.ssa Fregni, nel corso del sopralluogo effettuato sulla scena del crimine, aveva effettuato, su richiesta del P.M., una sommaria ispezione al capo della sig.ra Mantovani finalizzata ad accertare la presenza di eventuali lesioni. In esito a tale ispezione si rilevava la presenza al cuoio capelluto, in regione parieto- occipitale mediana, di una tumefazione di forma quasi ovalare delle dimensioni di circa 5 cm per 3, di consistenza tesa e dolente alla palpazione. Il complesso delle lesioni messe in evidenza nel corso della visita ha un grado di evoluzione riparativa compatibile con l'intervallo di circa 7 giorni trascorso dal momento del fatto. Per quanto riguarda i mezzi di produzione la lesione al gomito è riconducibile a un trauma contusivo, prodotto o per contatto diretto della parte interessata con un mezzo contundente (anche un pugno) o per l'urto di detta regione contro una superficie rigida. Meno probabile che la lesione sia stata prodotta per ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 effetto di una pressione localizzata finalizzata ad esempio all'immobilizzazione o al In merito alle lesioni riportate al volto è riconoscibile un meccanismo traumatogenetico di tipo contusivo tangenziale, che ha quindi determinato l'asportazione degli strati cutanei più superficiali. Tali segni possono essere compatibili con gli effetti di una caduta o di un urto o quale effetto, come da dichiarazioni della sig.ra Mantovani, dell'applicazione del nastro adesivo al volto. Per quanto attiene poi la lesione escoriata alla mano, nonostante le variabili che si possono incontrare nel percorso riparativo di una ferita, essa appare come una lesione recente, soprattutto se posta in relazione alle altre presenti sul corpo della donna. E' anche da considerare che si tratta di una zona che molto frequentemente può essere interessata da traumi accidentali nella vita quotidiana. Infine la lesione escoriativa rilevata al cuoio capelluto va considerata in relazione a quanto rilevato anche in sede di prima ispezione la notte tra il 12 e il 13 settembre. I medici premettono infatti che le due diverse tipologie di lesioni riscontrate non risultano tra loro difformi in quanto hanno entrambe all'origine un meccanismo di tipo contusivo e in più le lesioni escoriate richiedono un certo lasso di tempo per manifestarsi appieno (inizialmente di presentano semplicemente come un'area umida e lievemente lucida e solo successivamente acquistano la crostosità). La lesione al capo, nella sua evoluzione, può quindi essere considerata causata dal medesimo trauma contusivo, riportato o per trauma diretto (come riferito dalla stessa in seguito ad un colpo infertole al capo da un mezzo contundente) o per trauma indiretto, in seguito ad un urto della regione parieto-occipitale del capo su di un piano rigido (ad esempio il fondo della piscina). In ogni caso è da sottolineare come tutte le lesioni riportate dalla sig.ra Mantovani non hanno mai comportato alcun pericolo per la vita della donna. La stessa lesione al capo non le ha provocato alterazioni neurologiche neppure di carattere transitorio, come ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 perdita di coscienza o postumi. Tenuto conto del tipo di lesione e del mezzo ipotizzato quale causa di tale lesione (il vaso di cristallo) si può dedurre che il colpo inferto non sia stato molto violento, anche perchè un trauma intenso avrebbe provocato danni all'integrità del vaso stesso. 2.2.2 La relazione tecnica per la difesa
La difesa di Paola Mantovani si rivolge, per dare una risposta e un contraddittorio alle dichiarazioni dei Carabinieri del RIS di Parma quali consulenti del PM, al Prof.
Pierluigi Baima Bollone, Ordinario di Medicina Legale dell'Università di Trento.
Le sue osservazioni sulla perizia medico legale e sulla consulenza biologico- dattiloscopica sono le seguenti:  SALIVA: l'analisi fatta dai RIS delle tracce di saliva rilevate in alcuni lembi di nastro (adesi a un guanto in lattice, rinvenute ai bordi della piscina e sulla stessa vittima) manca di un presupposto fondamentale che è la diagnosi generica, indispensabile per identificare prima di tutto di che natura sia la traccia biologica che si va a studiare (sangue, fluor, lacrime, sudore o appunto saliva). La ricerca dell'-amilasi, enzima deputato alla digestione dei polisaccaridi, deve essere puramente orientativa in quanto tale sostanza si rinviene anche negli animali, nelle piante, nei funghi e nei batteri. La dimostrazione chimica della saliva può quindi essere effettuata mediante la ricerca dei nitriti ma soprattutto del tiocianato di sodio.  NASTRI ADESIVI: le superfici irregolari dei lembi di nastro adesivo repertati fanno supporre all'accusa che tale scotch sia stato tagliato mordendolo con i denti, e che questa sia la spiegazione del ritrovamento di saliva sui bordi. Ciò è innanzitutto un ragionamento logico circolare per cui si cerca di spiegare il repertamento di saliva sui bordi con il taglio per mezzo di denti e il taglio per ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 mezzo di denti con il ritrovamento di saliva. Inoltre manca una repertazione e una documentazione precisa di tutti i lembi di nastro ritrovati e della loro forma originaria, risultando ad oggi un informe groviglio di materia. Chiunque provasse a recidere con i denti un nastro adesivo del tipo di quello da pacchi marrone vedrà che ci sarà un primo taglio netto e poi una strappatura comunque lineare, e mai un'andatura irregolare e alternata della linea di taglio.  CONSULENZA MEDICO LEGALE sulle lesioni riportate da Paola Mantovani: su questo punto il consulente della difesa si trova in accordo con i consulenti dell'accusa nel rilevare e dare la corretta spiegazione alle lesioni (al braccio, al volto e alla testa) subite dalla signora e che paiono in linea con la sua descrizione Il Prof. Baima Bollone affronta poi una serie di quesiti postigli dagli stessi difensori. In primo luogo gli viene richiesto come è possibile che il padre, che è stato il primo a ritrovare il corpo di Matteo e a tentare di soccorrerlo, non abbia lasciato nessun tipo di traccia sul corpo del ragazzo. Il consulente precisa che, in base alla sua personale esperienza, è difficilmente spiegabile che i RIS non abbiano rilevato alcuna traccia del polimorfismo del DNA di Roberto Nadalini sul collo o sul viso del figlio. Ugualmente strano è il fatto che il DNA di Matteo sia stato ottenuto per deduzione dall'esame incrociato del DNA dei genitori e non direttamente, visto che si aveva a disposizione il cadavere del ragazzo. Sui guanti ritrovati a bordo della piscina e su quelli ritrovati nella cesta in cucina i RIS sostengono di aver ritrovato tracce di sudore: sul palmo, riconducibili al DNA di Paola Mantovani che risulta quindi essere il soggetto che li ha indossati, e sui bordi, riconducibili a Matteo Nadalini che ne sarebbe stato sfiorato. Nonostante ciò non si rinviene in nessun altro documento prodotto dall'accusa una diagnosi generica di sudore, tale per cui si possa poi a ragione parlare di tracce di Dna. Oltretutto gli stessi RIS dichiarano, nell'elenco di oggetti repertati, che per quanto riguarda i guanti non è stato possibile distinguere la parte interna dalla parte esterna. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Il procedimento logico utilizzato dai Carabinieri non è induttivo bensì deduttivo, basato semplicemente sull'esperienza avuta in casi simili e non sulla dimostrazione nel In merito alle procedure di imbavagliamento e legatura del ragazzo i difensori si chiedono se sia possibile che una donna della corporatura della sig.ra Mantovani abbia potuto portare avanti da sola tali operazioni. I medici che hanno effettuato l'autopsia di Matteo e l'esame delle lesioni riportate da Paola Mantovani non hanno proceduto a pesare e misurare nessuno dei due. Tuttavia valutando le fotografie non si considera possibile che una donna possa, da sola, legare e soffocare un ragazzo il cui peso probabilmente si aggirava intorno ai 70-80 chilogrammi. Viene chiesto poi al prof. Baima Bollone di analizzare la questione delle unghiature sul collo di Matteo. Il consulente afferma innanzitutto che non è possibile che tali unghiature siano state lasciate da un soggetto che portava guanti in lattice. In secondo luogo è possibile che la loro origine sia da ricercare nelle operazioni svolte dopo la morte del ragazzo per tentare di rianimarlo, nonostante non siano stati effettuati esami istologici a livello delle escoriazioni per valutare una diagnosi di vitalità o di non In merito all'ora della morte del ragazzo essa non è stata rilevata precisamente dal medico legale accorso sul luogo del delitto, il quale non aveva disponibilità di un tanatotermometro e si è limitato a rilevare che alle ore 00.30 si osservava una "contrattura corporea di superficie nettamente positiva rispetto a quella ambientale". Allo stesso modo non viene descritta la situazione tanatooculare (tono del bulbo, situazione della pupilla, opacità corneale). Si può quindi solo presumere che la morte si sia verificata tra le 18.30 e le 20.30 della sera. Per quanto riguarda le fasi della morte di Matteo Nadalini si richiede al consulente quanto tempo possa essere occorso dal momento dell'applicazione del sacchetto fino al momento in cui è intervenuto il blocco cardio-respiratorio. Si ritiene che la morte ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 per asfissia per spazio confinato sopraggiunga con molta variabilità in una decina di minuti, per cui si può sostenere che il decesso sia intervenuto in non meno di 5 minuti. Il prof. Baima Bollone infine conferma che, non essendo state rilevate lesioni alla superficie mucosa delle labbra, sia superiore che inferiore, pare da respingere l'ipotesi che vi sia stata compressione anche lieve delle vie aeree. 2.3 Gli accertamenti tossicologici
2.3.1. Consulenza tecnica chimico-tossicologica della prof.ssa Montagna e della
Dott.ssa Licata in merito alla determinazione retrospettiva del dosaggio di farmaci
aventi effetti ipnotici e sedativi assunti da Nadalini Matteo nell'epoca precedente la sua morte e al raffronto con le prescrizioni effettuate dai suoi medici curanti. L'indagine tossicologica inizia con il sopralluogo della dott.ssa Fregni la notte del delitto e l'acquisizione dei farmaci abitualmente assunti da Nadalini Matteo, come dichiarato dai genitori al momento del fatto. Tali reperti venivano conseguentemente consegnate al Laboratorio di Tossicologia dell'Istituto di Medicina Legale di Modena per le opportune analisi. Tra i reperti si rinvenivano: - una confezione di Neurotin in capsule contenente tre blister integri; principio attivo - una confezione di EN 2,0 in compresse contenente un blister integro; principio attivo clordemetildiazepam; - una confezione di Disipal in confetti contenente un blister integro; principio attivo orfenadrina cloridrato; - un flacone etichettato Haldol munito di contagocce, anch'esso integro; principio attivo aloperidolo; - un flacone di vetro ambrato munito di tappo a vite etichettato Talofen. All'apertura non si rinviene il contagocce; il flacone contiene un liquido giallo chiaro, nella ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 quantità di 12,5 ml per una confezione di capacità 30 ml. Il principio attivo è la promazina al 4%. Sono inoltre stati repertati una confezione di Armonia Fast Melatonina, integra, e un flacone in vetro di estratto di algarroba contenente liquido oleoso molto denso. Gli accertamenti effettuati sono stati due: uno sul materiale biologico prelevato nel corso dell'indagine autoptica e uno sui reperti extracadaverici. Il primo è stato eseguito allo scopo di identificare la presenza di sostanze esogene nei liquidi di Nadalini Matteo, non solo relative ai reperti analizzati e alle terapie somministrate ma anche finalizzato alla ricerca di xenobiotici rilevanti i fini tossicologici. Si è quindi innanzitutto provveduto ad uno screening finalizzato alla ricerca di etanolo, solventi volatili, cianuri o eventuali veleni organici quali stupefacenti o farmaci psicotropi (amfetamine, barbiturici, benzodiazepine, cannabinoidi, cocaina metabolita, metadone e oppiacei). Di tali analisi ha avuto esito positivo solo la ricerca di benzodiazepine la quale ha riscontrato una soglia di concentrazione di 425/200 limite di positività. Inoltre nelle urine sono state rilevate le seguenti sostanze: gabapentin, caffeina, orfenadrina, promazina, delorazepam, aloperidolo. Gli stessi composti chimici sono stati rilevati nel sangue. LA ricerca di cianuro nel sangue e nel contenuto gastrico ha invece dato esito Tutte queste sostanze sono principi attivi presenti nei medicinali di cui risulta agli atti una prescrizione a nome di Nadalini. L'atropina e la lidocaina rinvenute nel sangue sono molecole di comune impiego nelle manovre di rianimazione cardio-respiratoria. Per poter dare indicazioni in merito alla verifica posologica di queste sostanze è necessario prima fare una breve descrizione di tali principi attivi: o Garapentin: farmaco ad azione anticonvulsionante, per il trattamento dell'epilessia in pazienti adulti. La concentrazione rilevata nel corpo del ragazzo è genericamente compatibile con la posologia prescritta, essendo ben al di sotto del valore associato ad effetti tossici da overdose. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 o Aloperidolo: farmaco antipsicotico ad elevata attività antidopaminergica. E' indicato nelle patologie di agitazione psicomotoria in caso di stati maniacali, demenza, psicopatia, schizofrenia, disordini di personalità di tipo compulsivo, deliri e allucinazioni, turbe comportamentali e caratteriali dell'infanzia. Anche qui la quantità ritrovata nel sangue è compatibile con la terapia prescritta. o Clordemetildiazepam: è un tranquillante benzodiazepinico indicato negli stati d'ansia, sindromi psico-nevrotiche, nevrosi depressive, agitazione psicomotoria, stati psicotici. Nel sangue di Matteo non era presente in forte concentrazione, tuttavia si tratta di un farmaco che tra le reazioni avverse riporta sonnolenza, astenia, stordimento, vertigini, stanchezza. o Orfenadrina: dotato di effetti sia sedativi sia anticolinergici, utilizzato principalmente nella cura della sindrome di Parkinson e per antagonizzare gli effetti collaterali e la sindrome extrpiramidale da neurolettici Nel sangue di Nadalini Matteo è stata rilevata una concentrazione pari a 845 ng/ml, genericamente correlabile alla prescrizione posologica specifica. o Promazina: derivato fenotiazinico ad attività neurolettica per il trattamento di schizofrenie, stati paranoici e manie, psicosi tossiche da anfetamine, Lsd, cocaina; sindromi mentali organiche accompagnate da delirio, disturbi d'ansia, nella depressione in associazione ad antidepressivi. E' consigliata per il trattamento a breve termine di comportamenti agitati o disturbati in dose di 100-200 mg del cloridrato 4 volte al giorno. Per le indicazioni psichiatriche le dosi vanno da 300 a 600 mg al dì, nei bambini di età superiore ai 12 anni la dose usuale negli episodi acuti di malattia psicotica va da 10 a 25 mg ogni 4-6 ore. Il farmaco può dare reazioni avverse quali un'eccessiva sonnolenza. Si tratta di un farmaco che si deposita estesamente nei tessuti, più dell'80% della dose viene metabolizzata dal sistema epatico ed intestinale. Tra i liquidi e i tessuti cadaverici quello meglio utilizzabile per valutare la gravità di una intossicazione da promazina pare essere il livello epatico. Infatti le concentrazioni misurate nel sangue dopo la morte possono non essere rappresentative dei livelli massimi raggiunti in vita e può esserci una ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 sovrapposizione tra i livelli epatici riscontrati durante terapie croniche e quelli in casi di avvelenamento letale. Il valore riscontrato nel tessuto epatico di Nadalini Matteo, nonostante ecceda il limite superiore dei valori terapeutici, tuttavia appare compatibile con ambiti posologici terapeutici e fa escludere l'ipotesi di iperdosaggio tossico. Nonostante le analisi effettuate non è possibile dare indicazioni circa la dose effettivamente somministrata al ragazzo, come non è possibile inquadrare con precisione gli effetti che ne sono derivati sul fisico, anche in considerazione della possibile interazione con altri medicinali ritrovati nel sangue. E' infatti possibile che la promazina abbia prodotto un eccesso di sedazione sul giovane, forte sonnolenza, ottundimento del sensorio e ipotensione. Infine si è proceduto sui reperti non biologici intaccati e non integri ad effettuare un'analisi di adeguatezza del contenuto a quanto riportato in etichetta. Il tutto si è dimostrato corrispondente. 2.3.2. La relazione del consulente della difesa
Il Prof. Bertolini, Ordinario di Farmacologia presso l'Università di Modena e Reggio
Emilia, nonché Direttore della Struttura complessa di Tossicologia e Farmacologia Clinica del Policlinico di Modena ha effettuato una disamina della consulenza tecnica sopra riportata. Egli ritiene innanzitutto che i metodi utilizzati dalla prof.ssa Montagna e dalla dott.ssa Licata siano adeguati all'indagine che è stata loro affidata, così come i dati di letteratura su cui basano le loro conclusioni. Passa a poi a sostenere con certezza che questi stessi risultati portano ad affermare che nel sangue e nei tessuti di Nadalini Matteo non ci sono concentrazioni tossiche di ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 L'unico dato anomalo è la non corrispondenza tra la concentrazione di promazina trovata nel sangue femorale e quella teoricamente attesa in base alle ricette prescritte dalla psichiatra che aveva in cura Matteo. La concentrazione di tale principio è infatti stata misurata in 415 o 464 (a seconda della tecnica usata per il dosaggio) nanogrammi per millilitro, quando la concentrazione ematica è considerata tossica dal momento in cui supera i 1000 nanogrammi per millilitro. Le stesse consulenti avevano inoltre sottolineato come le concentrazioni di promazina siano estremamente variabili da un soggetto all'altro, potendo raggiungere una variabilità di 5-10 volte di concentrazione del farmaco in soggetti trattati con la stessa dose giornaliera. Per questo motivo è consigliabile utilizzare le concentrazioni epatiche, come già hanno fatto le consulenti d'ufficio. Il risultato dell'analisi di queste concentrazioni porta però al risultato di 2.475 nanogrammi per grammo di tessuto, quando il limite di tossicità è fissato a 10.000 nanogrammi per grammi di tessuto. Infine il prof. Bertolini precisa che gli effetti riscontrati in Matteo nel maggio dello stesso anno, quando era stato ricoverato per intossicazione acuta da ingestione impulsiva di promazina e acido valproico, fossero tutt'altro che di sedazione, bensì di forte agitazione psicomotoria. Uno degli effetti collaterali della promazina è infatti la cosiddetta acatisia, la necessità incoercibile di mantenersi in continuo movimento, che forse all'epoca era stato confusa con uno stato di agitazione. Inoltre l'occasionale sonnolenza che può essere causata dalla promazina è un effetto che si registra nei primi periodi di assunzione del farmaco, mentre Matteo la assumeva già da mesi quindi doveva aver già instaurato una tolleranza al principio. 2.4 Gli accertamenti psicologici
Nonostante l'irrilevanza in sede penale delle perizie psicologiche ai sensi dell'art. 220 c. 2 c.p.p. la difesa ha ritenuto di rivolgersi al Prof. Ferracuti del Dipartimento di
ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica dell'Università La Sapienza di Roma per un esame della sig.ra Mantovani per valutare la sua condizione psicologica in reazione alla supposta criminogenetica dei fatti per i quali è indagata. Tale consulenza si è svolta mediante colloquio libero, tematico e a contestazione e tramite somministrazione di reattivi mentali. La signora si è presentata ai colloqui sempre ben curata nell'aspetto, con una mimica vivace, un umore in asse con presenza di elementi di ostilità ipercontrollata e di grande frustrazione per la sua condizione e per la mancanza di giustizia nei confronti del figlio. Nel raccontare i fatti salienti della sua vita viene subito in evidenza la figura del figlio Matteo, che fin dalla nascita ha portato grandi cambiamenti nella vita della donna, prima per il grande impegno che comportava la sua gestione, in questo non molto aiutata dal marito, poi per i problemi di saluta manifestati già intorno ai tre anni. Nonostante ciò parla sempre del figlio in modo affettuoso e attento, con grande partecipazione emotiva. Fa presente che la loro famiglia aveva sempre viaggiato molto, anche dopo la nascita di Matteo. Purtroppo i suoi problemi di salute comportarono l'allontanamento di molti amici, sebbene la loro vita quotidiana non si fosse modificata radicalmente. La signora ricorda che il marito, dopo una prima fase di disinteressamento in merito alle condizioni di Matteo e di estraniazione e chiusura in sé stesso, intorno al 2000 aveva cambiato atteggiamento diventando collaborativo e presente. Questo suo essere più attivo e più vicino alla famiglia aveva portato molto giovamento, attenuando anche la sensazione di rabbia provata dalla madre per il triste destino del figlio. In merito alle relazioni extraconiugali intrattenute dalla signora ella dichiara che la più importante e coinvolgente si era conclusa nel 2000, mentre quella che intratteneva con il suo datore di lavoro era ancora in essere al momento dell'arresto. Tuttavia questa seconda relazione era per lo più caratterizzata da sentimenti di oppressione per via della continua minaccia di licenziamento che l'uomo le prospettava. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 In ogni caso questi episodi non vengono negati dalla donna e si iscrivono nel disegno di grande solitudine che avvertiva rispetto al coniuge, e che comunque non l'hanno mai spinta ad allontanarsi dalla famiglia. In merito all'ipotesi di portare avanti un'altra gravidanza entrambi i genitori sostengono di non aver mai pensato a tale evenienza, soprattutto dopo aver scoperto i problemi di Matteo ed esserne stati assorbiti quasi totalmente. Al momento del colloquio la loro vita di coppia è in un certo senso felice, la doppia disgrazia della morte del figlio e dell'arresto della sig.ra Mantovani li ha uniti molto. Dopo l'arresto hanno venduto la casa di residenza in cui si è consumato il delitto e si sono trasferiti a Feltre (BL) presso dei parenti della signora. Ella ha avuto anche un episodio depressivo, nel periodo in cui si trovava agli arresti domiciliari a Poggio Rusco (MN) con un tentativo di suicidio, in seguito al quale è stata costantemente seguita da uno psicoterapeuta. Nonostante ciò la donna ammette di non aver ancora completamente elaborato il lutto per la perdita del figlio, aspettandosi da un momento all'altro di vederlo tornare. A seguito del colloquio viene somministrato alla sig.ra Mantovani il test di Rorschach. L'esito dimostra un adeguato contatto con la realtà, un pensiero logico e coerente senza segni di disturbi depressivi in atto. L' organizzazione cognitiva tende a produrre comportamenti basati su strategie di "prova ed errore", agendo a seguito di stimolazioni affettive rilevanti, con scarsa capacità di programmare o progettare comportamenti in base a scelte basate sulla riflessione. L'interesse per le persone e i rapporti sociali è conservato, si evidenziano sentimenti di fragilità e insicurezza interiori. In conclusione il quadro psicologico e relazionale della sig.ra Mantovani fa pensare che, dopo un periodo iniziale di profondo sconforto dovuto alla scoperta dell'handicap del figlio, ella aveva avuto un significativo miglioramento nell'anno 2000 grazie alla maggior presenza in famiglia del marito Roberto. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Entrambi i genitori non sembrano aver mai assunto un atteggiamento di rifiuto o di emarginazione nei confronti del figlio, anzi si sono sempre prodigati per fornirgli tutte le cure necessarie e per farlo sentire parte fondamentale e imprescindibile della famiglia, fino a risultare in certe situazioni iperprotettivi, forse per paura che dall'esterno potessero verificarsi casi discriminatori o di maltrattamento nei confronti Sotto il profilo criminogenetico il consulente della difesa trova difficile reperire il movente psicologico che possa aver spinto la sig.ra Mantovani all'omicidio del figlio e ciò per diversi motivi: - la signora ha una struttura di personalità che predilige notevolmente l'azione immediata e impulsiva rispetto ad una condotta programmata e anticipata. Persone con questo tipo di organizzazione personologica e con uno stile cognitivo così estroversivo sono capaci di comportamenti violenti e aggressivi ma sempre sull'onda dell'emozione immediata. Inoltre la signora non mostra di avere elementi psicopatologici di rilievo, né di tipo psicopatico né di carattere - dal punto di vista relazionale, sebbene la malattia del figlio avesse messo a dura prova la signora, la coppia si era riunita e aveva recuperato il senso di coesione familiare. In una fase positiva come quella che stava attraversando la famiglia Nadalini pare illogico che di possa sviluppare un piano criminoso di tale - dal punto di vista sociale ed economico la coppia era certamente dotata di discrete risorse e ciò fa pensare che non avessero motivo di preoccuparsi della sorte del figlio o che sviluppassero sentimenti di disperazione tale da portare ad Per questa serie di motivi il prof. Ferracuti non rinviene elementi rilevanti ai fini di criminogenesi del reato nella figura della sig.ra Mantovani o del marito, per quanto abbia avuto modo di analizzarlo. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Fig. 6 – LA STAMPA 18/10/2001 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 CAPITOLO 3
IL PROCESSO
3.1 Le indagini preliminari
La notizia di reato porta all'apertura di un procedimento contro ignoti per i reati di omicidio e rapina; parti offese Mantovani Paola e Nadalini Roberto. Le indagini preliminari si svolgono in questa prima fase nei confronti di ignoti, le consulenze tecniche vengono disposte per analizzare i reperti ritrovati sul luogo del delitto nonché le conseguenze lesive del fatto anche sulla stessa Paola Mantovani. Vengono sentite in quei giorni dai Carabinieri di Soliera, delegati dal P.M., diverse persone informate sui fatti: i vicini di casa, alcune insegnanti della scuola elementare di Matteo, le due nonne. I genitori vengono ascoltati più volte come parti offese. Il 15 ottobre 2001, a distanza di un mese dal fatto, nelle ore serali, Paola Mantovani viene convocata presso la stazione dei Carabinieri di Modena per "esaminare delle fotografie". Sempre in qualità di parte offesa, alla presenza del PM dr. Casari, le vengono rivolte domande sui comportamenti da lei tenuti la sera del 12 settembre dopo la scoperta dell'omicidio del figlio. In particolare se si era avvicinata al corpo del ragazzo, se si era cambiata d'abito e altre. All'esito delle risposte da lei fornite il PM decide di modificare la sua posizione da parte offesa ad indagata e convoca il suo difensore. Vengono informate delle risultanze della relazione tecnica preliminare pervenuta da parte dei Ris e del medico legale prof. De Fazio, le quali inducono il PM a modificare la posizione della sig.ra Mantovani da parte offesa ad indagata. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Intorno alle ore 23-24 le vengono contestati i seguenti reati: a. delitto di cui all'art. 575 c.p. avendo volontariamente cagionato la morte di Nadalini Matteo; con le aggravanti di cui all'art. 576, c. 1° n. 2, 61 n. 4 c.p. avendo agito contro il discendente (figlio), con premeditazione, con crudeltà e avvalendosi di mezzo insidioso (sovradosaggio di farmaco ipnotico o sedativo a base di promazina); b. reato di cui all'art. 367 c.p. avendo, con denuncia in data 12 settembre 2001 al N.O. Comando provinciale Carabinieri, Autorità tenuta a riferire a quella giudiziaria, falsamente affermato di essere avvenuto il, e simulato le tracce del, reato di rapina, in modo da rendere possibile l'inizio di un procedimento penale al fine di accertarlo. Mantovani Paola viene tratta in arresto. In quella circostanza viene sentito anche il marito Nadalini Roberto. Il 17 ottobre 2001, nei termini di legge, il G.I.P. convalida l'arresto con contestuale concessione degli arresti domiciliari presso parenti in Poggio Rusco (MN), con divieto di frequentare o sentire il marito o altri membri della famiglia. Fig. 7 CORRIERE DELLA SERA 18/10/2001 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Fig. 8 GAZZETTA DI MODENA 20/10/2001 Vengono messi a disposizione della difesa gli atti di indagine fino ad allora svolti. Si  i due coniugi erano stati intercettati la notte stessa dell'omicidio presso la caserma dei Carabinieri di Soliera;  nel corso del sopralluogo effettuato il 13 settembre i Carabinieri del RIS avevano collocato nell'abitazione diversi strumenti di intercettazione  dal 13 settembre e fino al 15 ottobre era stato intercettato il telefono cellulare della sig.ra Mantovani; ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009  già la sera del 12 settembre erano stati furtivamente prelevati a Paola Mantovani e Nadalini Roberto mozziconi di sigaretta senza informarli né del prelievo né delle sue ragioni. La difesa estrae copia dei verbali degli interrogatori fino a quel punto svolti e ottiene copia dei brogliacci delle intercettazioni, sia telefoniche che ambientali. Si attiva quindi, ai sensi dell'art. 391 bis e seguenti c.p.p., per le proprie indagini
difensive:
 raccolta di dichiarazioni testimoniali delle persone informate sui fatti: il marito Nadalini Roberto, le nonne, i vicini di casa, le insegnanti di Matteo, la dott.ssa Azzurra Guerra (Neuropsichiatra infantile), la dott.ssa Giovanna Ianiri (psichiatra e responsabile reparto di Psichiatria Policlinico di Modena), il dott. Roberto Salati (neuropsichiatra infantile), il dott. Enrico Zanoli (medico di base della famiglia), e  conferimento di incarico al prof. Pierluigi Baima Bollone ai fini dello svolgimento di una perizia biologico-dattiloscopica; verrà successivamente nominata anche la prof.ssa Giovannucci Uzielli specialista in Dna presso il Centro di Genetica e Medicina Molecolare del Dipartimento Pediatria dell'Università di Firenze);  indagini sulla situazione dei luoghi al momento del fatto;  indagini sulla presenza di fatti che potessero giustificare ipotesi alternative, quali ad esempio lo scambio di vittime da parte dei rapinatori;  incarico per l'accertamento dei tempi di percorrenza in autovettura dalla casa di Limidi alla gelateria VerdeMelo in cui si è recato il sig. Nadalini la sera del fatto. In seguito ad un episodio di tentato suicidio gli arresti domiciliari di Paola Mantovani presso i parenti di Poggio Rusco vengono modificati: Paola Mantovani si trasferisce a Limidi di Soliera, presso l'abitazione della suocera, dove sarà occasionalmente autorizzata a vedere il marito alla presenza di persona di fiducia del Giudice, il Parroco ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Nel corso dell'anno 2002 vengono acquisite al procedimento alcune intercettazioni telefoniche e ambientali su indicazioni del P.M. e della difesa, previa udienza innanzi al GIP per la loro selezione e l'affidamento di incarico a perito per la trascrizione. L'incarico si estende all'analisi di alcune intercettazioni ambientali nelle quali comparivano frasi pronunciate dalla nonna materna di dubbio contenuto. Il 12 luglio 2002 vengono revocati gli arresti domiciliari: dopo nove mesi Paola Mantovani ritorna libera. Il giorno 25.9.2002 viene notificato l'avviso ex art. 415 bis di chiusura delle
indagini preliminari, che rende accessibile alla difesa tutto il materiale investigativo.
Con istanza del 3 ottobre 2002 la difesa chiede disporsi incidente probatorio con
conferimento di incarico per la verifica delle risultanze degli esami sul Dna in quanto i consulenti di parte ritengono che sugli oggetti repertati siano presenti tracce di altre persone oltre a quelle di Mantovani Paola e Nadalini Matteo. In quella sede viene preliminarmente introdotta dalla difesa la questione della inutilizzabilità della relazione tecnica dei Ris sui reperti e delle altre acquisizioni probatorie per essere state svolte in violazione del diritto di difesa in quanto al momento delle operazioni di indagine e peritali la signora era qualificata parte offesa e ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Fig. 9 IL RESTO DEL CARLINO 09/11/2002 Viene contestato quindi il ritardo nell'iscrizione della signora nel registro degli indagati e la conseguente inutilizzabilità dei mezzi di prova raccolti, tra cui anche le stesse intercettazioni. Il 22.11.2002 il GIP, in sede di incidente probatorio, dispone perizia intesa a rilevare e ad individuare, previa comparazione con quelli estrapolati dai soggetti che avevano preso parte alle operazioni di soccorso, dei profili genetici individuali o misti presenti sui reperti rinvenuti sul teatro del fatto, nonché a verificare se gli accertamenti condotti dal R.I.S. contenessero già adeguata risposta ai quesiti, salvo in caso contrario colmare eventuali lacune. Contestualmente viene disposta nuova perizia volta alla comparazione delle impronte eventualmente prelevate sul vaso di cristallo rinvenuto sul bordo della piscina. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Il 9 aprile e 26 maggio 2003 vengono sentiti i periti designati dal GIP (prof. Adriano Tagliabracci e dott.ssa Susi Pelotti per il primo profilo, Pietro Filippini e Vincenzo Renzo per il secondo). Vengono altresì sentiti i periti del collegio di difesa, che producono proprie memorie. In esito alle indagini preliminari il P.M. chiede il rinvio a giudizio di Paola Mantovani per i reati già descritti. 3.2 L'udienza preliminare
All'udienza preliminare la difesa eccepisce in via preliminare: a) la nullità dell'accertamento tecnico irripetibile disposto dal P.M. in data 12.9.2001
in quanto assunto in violazione degli artt. 360 e 369bis c.p.p. e segnatamente del diritto di difesa; b) la inutilizzabilità delle intercettazioni ambientali in quanto autorizzate ed eseguite
fuori dei casi previsti dall'art. 266 c. 2 c.p.p. e in ogni caso per difetto di motivazione; in via subordinata; c) chiede di valutare rilevante e non manifestamente infondata la questione di
legittimità costituzionale degli artt. 335, 405 e 407 c.p.p. per violazione degli artt. 3, 24, 27, 76, 111, 112 Cost. "nella parte in cui non prevedono con sufficiente determinazione il termine entro il quale il P.M. è tenuto ad effettuare la iscrizione nominativa al cui carattere ricognitivo si deve riconnettere la invalidità e/o la inutilizzabilità degli atti compiuti in violazione del diritto del contraddittorio e più in generale di difesa". La difesa chiede inoltre di essere ammessa al giudizio abbreviato ai sensi dell'art. 556 e seguenti c.p.p. Interviene all'udienza preliminare in qualità di parte offesa la sig.ra Zanta Graziana, nonna paterna di Nadalini Matteo, assistita da un proprio legale. Non si costituirà parte ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Il GUP, ritenuta rilevante e non infondata la questione di legittimità costituzionale, con ordinanza del 12/01/2004, rinvia gli atti alla Corte Costituzionale. Fig. 10 IL RESTO DEL CARLINO 13/11/2004 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 3.3 Il giudizio presso la Corte Costituzionale
Il quesito sottoposto alla Corte è inerente la illegittimità costituzionale degli art. 335 c. 1 (Il Pubblico Ministero iscrive immediatamente nell'apposito registro custodito presso l'ufficio, ogni notizia di reato che gli perviene o che ha acquisito di propria iniziativa nonché, contestualmente o dal momento in cui risulta, nome della persona alla quale il reato stesso è stato attribuito) e 407 c. 3 c.p.p. (Sui termini massimi delle indagini preliminari – […] qualora il PM non abbia esercitato l'azione penale o richiesto l'archiviazione nel termine stabilito dalla legge o prorogato dal Giudice, gli atti di indagine compiuti dopo la scadenza di tale termine non possono essere utilizzati) per contrasto con gli artt. 3 c. 1, 24 e 111 Costituzione nella parte in cui non prevedono l'inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti nei confronti dell'imputato in epoca anteriore alla sua iscrizione nel registro degli indagati e successiva al momento in cui ha comunque assunto la qualità di persona nei cui confronti sono svolte le indagini. Secondo il G.U.P. remittente infatti già alle ore 2.25 del 13 settembre 2001 il P.M. aveva emesso in via d'urgenza un decreto di intercettazione delle conversazioni tra presenti nei locali del Comando Stazione CC di Soliera: tale atto recava già in sé l'indicazione circa la direzione che avrebbero preso le indagini, pur manifestandosi ancora generico in quanto inteso a raccogliere informazioni di massima sul fatto di reato e non a indicare una precisa opzione investigativa. Ci fu però un secondo episodio, avvenuto intorno alle ore 5.00 dello stesso 13 settembre, consistito nell'acquisizione informale e all'insaputa dei soggetti interessati, di due mozziconi di sigarette fumate dall'indagata e dal marito negli uffici del comando stesso. In questo secondo caso è evidente come l'acquisizione di tali reperti specificasse senza ombra di dubbio la direzione soggettiva intrapresa dalle investigazioni, ipotizzando un diretto coinvolgimento della sig.ra Mantovani nel fatto oggetto di indagini. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Il dubbio di legittimità costituzionale viene risolto dalla Corte con ordinanza N. 307/2005 dichiarativa della manifesta infondatezza della questione. In sede interpretativa la Corte enuncia che "se . l'iscrizione nel registro ha una valenza meramente ricognitiva e non costitutiva dello status di persona sottoposta alle indagini è di tutta evidenza come le garanzie difensive che la legge accorda a quest'ultima, in relazione ai singoli atti compiuti, debbano ritenersi operanti anche in assenza dell'iscrizione. Con la conseguenza che il tardivo espletamento di tale formalità non può essere considerato fonte di pregiudizio del diritto di difesa". Ritiene quindi che lo scarto temporale tra la concretizzazione della direzione soggettiva delle indagini e la formale ricognizione del dato processuale non privi l'organo di accusa del potere di investigare, escludendo quindi che per questo il ritardo nell'iscrizione renda inutilizzabili gli atti di indagine. Qualora tuttavia gli atti di indagine implichino per definizione il riconoscimento di determinate garanzie o di facoltà processuali l'interpretazione costituzionalmente orientata della norma impone di trarre le dovute conseguenze dal mancato esercizio della attività defensionali. 3.4 Il giudizio di merito e la sentenza di primo grado
Riassunto il procedimento innanzi al GUP questi, in applicazione dei principi dettati dalla Corte Costituzionale, dichiara la nullità e quindi la inutilizzabilità per violazione del diritto di difesa delle perizie svolte su incarico del PM nella fase delle indagini preliminari nonché in sede di incidente probatorio. Il GUP ritiene che l'omesso avviso alla Mantovani, in veste di indagata, del conferimento dell'incarico da parte del PM a suoi consulenti per accertamenti irripetibili integra violazione del diritto all'assistenza dell'indagata che si riflette in una nullità a regime intermedio, tempestivamente eccepita dalla difesa e da dichiarare. Ciò provoca anche l'inutilizzabilità dell'accertamento svolto in sede di incidente probatorio e richiesto dalla difesa, in quanto relativo ai contestati e dichiarati nulli accertamenti dei Carabinieri del RIS. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Ritiene però il GUP di procedere ad ulteriore perizia volta alla ricerca di tracce biologiche su tutte e non solo su alcune delle superfici dei reperti. All'udienza 25.9.2006 vengono sentiti i periti nominati prof. Pascali e dott.ssa Boschi. La sig.ra Mantovani ottiene di essere giudicata con rito abbreviato. La non decisività degli elementi desunti dagli accertamenti tecnici, insieme all'azione ritenuta determinante di un terzo soggetto che avrebbe dovuto legare la sig.ra Mantovani e colpirla con il vaso, portano all'assoluzione, a sensi dell'art. 530 c. 2 ("Il giudice pronuncia la sentenza di assoluzione anche quando manca, o è insufficiente o è contraddittoria, la prova che il fatto sussiste, che l'imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile"). All'udienza 19.10.2006 il GUP legge il dispositivo: "Visti gli artt. 442, 530 c.p. assolve Mantovani Paola dal reato ascrittole al capo a) per non aver commesso il fatto, e da quello ascritto al capo b) perché il fatto non sussiste". 3.5 Il giudizio di appello
Avverso la sentenza del GUP propongono ricorso in Cassazione, poi convertito dalla Suprema Corte in appello, sia il P.M. presso il Tribunale di Modena che il P.G. presso la Corte d'Appello. Il PM sostiene che la sentenza della Corte Costituzionale sia stata erroneamente interpretata dal GUP in quanto, pur nella sua natura interpretativa, l'ordinanza del Giudice delle leggi rimaneva pur sempre una dichiarazione di manifesta infondatezza della questione di legittimità sollevata. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Allo stesso tempo sottolinea come non ci fossero, al momento del fatto, reali e concreti indizi a carico di Paola Mantovani e che la sua versione di fatti non era poi di così rapida esclusione. Gli accertamenti tecnici richiesti e portati avanti in quel momento sono considerati dal PM indispensabili e necessari per dare una direzione alle indagini e immagazzinare più dati possibili prima che le tracce o gli indizi potessero perdersi. Ritiene infine il PM che solo i risultati della consulenza dei Carabinieri del RIS, che rilevarono tracce biologiche di Paola Mantovani sugli oggetti repertati in casa e in particolare sul nastro ritrovato sulla vittima, oltre alle tracce biologiche di Nadalini Matteo sul guanto ritrovato ai bordi della piscina, e la perizia tecnica svolta in incidente probatorio furono il punto di inizio dal quale diventava obbligatoria l'iscrizione della donna nel registro degli indagati. Il P.G. ribadisce la tesi lamentando la non correttezza della dichiarazione da parte del GUP della nullità degli accertamenti tecnici irripetibili del RIS di Parma in quanto solo al momento della conclusione di tali indagini si sono avuti quegli indizi certi per poter procedere all'iscrizione nel registro degli indagati di Paola Mantovani. Il ricorso viene accolto dalla Corte e con esso la censura, proposta dagli appellanti, alla dichiarazione di inutilizzabilità degli accertamenti del RIS e dell'incidente probatorio, condividendosi l'assunto che nel caso di specie non possono considerarsi violati i diritti di difesa della sig.ra Mantovani in relazione agli specifici atti compiuti La Corte rigetta inoltre la richiesta subordinata della difesa di annullare il giudizio abbreviato e restituire gli atti a nuovo GUP al fine di rivalutare la decisione se ammettere o meno il giudizio abbreviato. La Corte d'Assise d'Appello ribalta quindi le valutazioni del GUP. Ritiene infatti che è errato il presupposto fattuale che sta alla base della questione di diritto, in quanto al momento del conferimento dell'incarico al RIS e all'inizio delle indagini, benchè la rapina sembrasse già anomala e fossero state rilevate incongruenze, ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 non esistevano indizi ed elementi sufficienti per considerare la sig.ra Mantovani come coinvolta o responsabile del fatto delittuoso, e quindi per iscriverla a norma di legge nel registro degli indagati. Se in quel momento non vi erano le condizioni di legge per detta iscrizione non può quindi sostenersi che già da allora la signora aveva assunto la qualità di indagata e che la successiva iscrizione è stata tardiva, tanto da travolgere la validità degli atti di indagine svolti. Il criterio identificativo dell'assunzione della qualità di indagato più rispettoso del tessuto normativo come dell'intenzione del legislatore è quindi (secondo la Corte d'Assise d'Appello) quello della esistenza di atti di investigazione posti in essere a carico di un determinato soggetto, ancorchè diretti a validare ciò che appare allo stato una mera ipotesi investigativa quanto alla possibile riferibilità ad un determinato individuo del fatto costituente oggetto della notizia di reato. Superata la questione di diritto la Corte d'Assise d'Appello passa alle questioni di merito e ritiene errata la decisione del GUP che ha ritenuto insufficienti gli elementi per poter affermare la responsabilità dell'imputata. Anzi la Corte ritiene gli indizi univoci nel dimostrare la colpevolezza di Paola Mantovani. In particolare la scena del delitto e tutti gli strumenti utilizzati per portare a termine l'ipotetica rapina sono di dotazione dell'abitazione della famiglia Nadalini, nulla è stato portato dall'esterno. Inoltre i vicini testimoniano di non aver udito nè dall'interno della casa né dall'esterno nessun rumore che facesse presagire il dramma che si stava consumando, e allo stesso modo nulla hanno visto seppur il giardino fosse ben visibile dalle case circostanti. Lo stesso comportamento di Paola Mantovani, che viene legata, imbavagliata e gettata in piscina senza proferire nessun urlo, senza reagire con veemenza nonostante dovesse essersi ormai resa conto che la rapina poteva trasformarsi in omicidio, lascia immaginare che qualcosa di strano e anomalo doveva essere accaduto. Paola Mantovani doveva infatti essere la prima a conoscere bene le case circostanti e a sapere a quali finestre rivolgersi per avere aiuto, aiuto che pare non abbia chiesto ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 perchè solo al momento dell'arrivo del marito i vicini hanno sentito dei rumori provenire dal giardino. Inoltre nessuno ha udito il tuffo in piscina e pare altresì strano che la donna si sia trascinata fino alla parte meno profonda della piscina senza riuscire poi a fare l'ulteriore sforzo di uscirne. Nel momento stesso in cui ritrova il figlio ormai deceduto provvede a cambiarsi d'abito, nonostante il dramma appena scoperto. Su quest'ultimo punto la difesa obietta che, come emerge da diverse dichiarazioni testimoniali, il cambio d'abito fu sollecitato e praticamente effettuato dalle vicine di casa, e che del resto i RIS ben avrebbero potuto repertare l'abito. Non bisogna poi dimenticare come sia apparso subito strano il comportamento dei rapinatori che sdegnano la refurtiva, si concentrano su una esigua quantità di denaro e su una catenina con diamante di poco valore, abbandonano tale profitto seppur non indotti da nessuna emergenza e indugiano invece in una serie di operazioni macchinose per soffocare il ragazzo, che tra l'altro dormiva e non poteva essere di alcun disturbo. Non solo, perdono altro tempo a legare e tentare di sopprimere la sig.ra Mantovani, che aveva già offerto loro tutto quanto in suo possesso e non sarebbe certamente stata in grado di riconoscerli, visti i passamontagna che calzavano. Tutti questi elementi, uniti alle risultanze degli accertamenti dei Carabinieri del RIS e dell'incidente probatorio che li ha confermati, fanno assumere agli indizi le caratteristiche di gravità, univocità e concordanza circa la responsabilità di Paola Mantovani come artefice, sola o con la complicità di un terzo soggetto rimasto nell'ombra, dell'omicidio del figlio e poi del delitto di simulazione di reato. La Corte quindi ritiene univocamente, al di là di ogni ragionevole dubbio, che l'imputata sia responsabile dei fatti criminosi ascrittile, omicidio e simulazione di reato in continuazione con lo stesso perchè frutto del medesimo disegno criminoso. L'omicidio è poi aggravato dall'aver agito contro un discendente e con premeditazione. Non riconosce l'aggravante di utilizzo di mezzo insidioso in quanto è ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 stato provato che l'eventuale sovradosaggio di promazina alla vittima ha provocato un sonno più profondo ma non è stato causa di morte. La stessa sedazione ha avuto la finalità sia di evitare una resistenza da parte della vittima all'azione omicida, sia di evitare al figlio stesso una presa di coscienza e quindi una ulteriore sofferenza nel momento del trapasso, decisione che la allevia dall'aggravante della crudeltà. Si accordano all'imputata le attenuanti generiche derivanti dall'incensuratezza e dalla situazione di stress che certamente la convivenza con un figlio affetto da grave patologia mentale deve aver procurato, con giudizio di equivalenza con le aggravanti La Corte D'Assise di Appello di Bologna, seconda sezione, in data 10.4.2008, così Visti gli artt. 605, 592 c.p.p., in riforma della sentenza del Giudice dell'Udienza Preliminare del Tribunale di Modena in data 19.10.2006 appellata dal P.M. e dal P.G. dichiara Mantovani Paola responsabile dei reati ascrittile unificati per continuazione, e, escluse le aggravanti della crudeltà e del mezzo insidioso in relazione al reato sub A), e riconosciute attenuanti generiche equivalenti alle residue aggravanti contestate, la condanna, con la diminuente per il rito, alla pena di anni quindici di reclusione, nonché al pagamento delle spese processuali di entrambi i gradi del giudizio, dichiara Mantovani Paola interdetta in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente interdetta per la durata della pena. Ordina la restituzione all'imputata delle somme di denaro in valuta italiana ed estera e della catenina con diamante in sequestro, e la confisca e distruzione di quant'altro in sequestro. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 3.6 Il giudizio in Cassazione
Con ponderoso ricorso del 26.5.2007 la difesa di Paola Mantovani chiede l'annullamento della sentenza Corte d'Assise d'Appello articolando la sua illustrazione in dodici motivi di lagnanza, così riassumibili:  ai sensi dell'art. 606, c. 1, lett. b), c.p.p., inosservanza o erronea applicazione della legge penale, o di altre norme giuridiche di cui si deve tenere conto nella applicazione della legge penale, in relazione all'art. 367 del c.p. (10' motivo) e all'art. 577, c. 1, n. 3 c.p. (11' motivo);ai sensi dell'art. 606, c. 1, lett. c) c.p.p., inosservanza di norme processuali stabilite a pena di nullità, in relazione all'art. 360 (1' motivo) e in relazione agli artt. 521 e 522 c.p.p. (7' motivo); ai sensi dell'art. 606, c. 1, lett. e) c.p.p. mancanza, contradditorietà o manifesta illogicità della motivazione (2', 3', 4', 5', 6', 8', 9', 10', 11' e 12' motivo). Nel ribadire la richiesta di declaratoria di invalidità e quindi di inutilizzabilità degli atti investigativi risalenti alla fase delle indagini preliminari la difesa osserva come emerga con estrema chiarezza che gli atti investigativi posti in essere nei primi giorni successivi all'omicidio dimostrano una strategia degli inquirenti polarizzata intorno alla figura della sig.ra Mantovani e, in ogni caso, all'origine endofamiliare della vicenda criminosa. Se infatti gli inquirenti avessero ritenuto i genitori persone offese non avrebbero utilizzato strumenti investigativi c.d. a sorpresa, quali le intercettazione ambientali e la repertazione furtiva di mozziconi di sigaretta, essendo noto che la persona offesa dal reato opera al fianco del PM perseguendo obiettivi comuni. Se ciò non bastasse a dimostrare la direzione assunta dalle indagini fin dal primo momento è sufficiente leggere le motivazioni addotte dagli inquirenti a sostegno delle richieste di intercettazioni telefoniche e di verifica dei tabulati dei cellulari per rendersi conto del contrario. Il Cap. Luconi dichiara infatti che a seguito del primo sopralluogo ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 erano subito apparse evidenti una serie di incongruenze nella ricostruzione del fatto, tali da fare immaginare un coinvolgimento dei genitori o di uno di loro all'insaputa La difesa prosegue esponendo come all'atto del conferimento dell'incarico di consulenza agli Ufficiali del RIS gli unici campioni biologici di comparazione repertati appartenevano a Paola Mantovani e a Roberto Nadalini. Il quesito ai RIS, osserva, viene integrato in un secondo momento, in assenza della odierna imputata sig.ra Mantovani, informata solo in qualità di parte offesa, come segue: "acquisiscano e determinino i consulenti tecnici le caratteristiche genetiche del materiale biologico eventualmente presente sugli oggetti sottoposti a sequestro e procedano alle eventuali comparazioni di esclusione con i campioni biologici di confronto delle persone costituenti in nucleo familiare che ha subito il fatto-reato". L'integrazione è da interpretarsi quale tentativo di riparare alle incongruenze del quesito formulato in prima istanza, che troppo scopertamente individuava nella madre l'effettiva indagata. Questo non fa che dimostrare come fin dal primo momento ci sia trovati di fronte a un doppio processo: uno apparente, che vedeva Paola Mantovani assumere la qualità di persona offesa, nell'ambito del quale la signora è stata sentita più volte dagli inquirenti senza tutela difensiva e si è spontaneamente sottoposta a tutte le ispezioni e gli accertamenti proposti, ed uno autentico nell'ambito della quale lei era la unica e reale E' quindi da censurare, a parere della difesa, come nullo l'accertamento tecnico irripetibile avente ad oggetto la comparazione del materiale genetico disposto dal PM, in quanto Paola Mantovani vi partecipò quale parte offesa e non come persona sottoposta alle indagini: l'omesso avviso del conferimento dell'incarico e della facoltà di nominare un consulente tecnico integra la violazione del diritto all'assistenza e quindi la violazione del diritto di difesa, come correttamente deciso dal G.U.P. Tribunale di Modena. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Non bisogna inoltre dimenticare che quegli stessi indizi che per il PM, nel giustificare il suo operato, dichiara non idonei e sufficienti per procedere all'iscrizione della sig.ra Mantovani nel registro degli indagati diventano poi le fondamenta di fatto sulle quali si basa la sentenza di colpevolezza pronunciata dal Giudice dell'appello. Tali elementi erano presenti fin dalle prime ore seguenti la vicenda criminosa, e si concretano principalmente nelle incongruenze del racconto di Paola Mantovani. La Suprema Corte, Sez. Prima Penale, accoglie in pieno le tesi difensive. Afferma che … non può seriamente contestarsi che la ricorrente, già prima del 21.9.2001 (data in cui fu disposto l'accertamento irripetibile), fosse persona sottoposta ad indagine e, pertanto, ai fini delle garanzie e dei diritti di difesa, con specifico riguardo alle previsioni dell'art. 360 c.p.p., rivestisse la qualità di indagata. Dall'assunto la Corte fa discendere la nullità, ex art. 178, c. 1, lett, c), c.p.p. dell'accertamento irripetibile nonché della perizia svolta in sede di incidente probatorio, come esattamente ritenuto dal Giudice di prime cure. La dichiarata nullità si ripercuote irrimediabilmente sull'intero impianto argomentativo della sentenza di appello. Ed infatti se fosse vero, come afferma la Corte d'Assise di Appello, che all'atto del conferimento dell'incarico di accertamento non sussistevano a carico della Mantovani concreti indizi di reità, non si comprende come, sempre a parere della medesima Corte, quegli stessi elementi indiziari vengano poi ritenuti fondamento della dichiarazione di colpevolezza. Conclude la Suprema Corte che … nelle antinomiche proposizioni che i medesimi a) offrano la dimostrazione della colpevolezza dell'imputata;
b) non integrino a carico di costei concreti indizi di reità
risiede la inguaribile contraddizione … che travolge l'impianto argomentativo della sentenza impugnata. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Con decisione 11.11.2008 la Suprema Corte annulla la sentenza impugnata e rinvia
per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Bologna.
La prima udienza del nuovo giudizio di appello è fissata per il prossimo 21 maggio ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 CAPITOLO 4
L'AUTISMO
L'autismo, correttamente detto Disturbo dello spettro dell'autismo in base al DSM
IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders- Fourth Edition - F 84.0 DISTURBO AUTISTICO [299.00] (214) -I gruppi di criteri e gli algoritmi diagnostici del DSM-IV e dell'ICD-10 sono all'incirca gli stessi. Nell'ICD-10, questo disturbo viene riportato come Autismo Infantile) fa parte di una categoria più generale, i Disordini generalizzati dello sviluppo (o Disordini pervasivi dello sviluppo), e viene diagnosticato in base alla presenza di un certo numero di indicatori comportamentali presenti nelle aree dello sviluppo. I primi sintomi si manifestano intorno ai tre anni, colpisce prevalentemente individui di sesso maschile e ha un incidenza tra lo 0,05 e lo 0,5% sulla popolazione. L'autismo si trova a volte associato ad altri disturbi che alterano in qualche modo la normale funzionalità del Sistema Nervoso Centrale: epilessia, sclerosi tuberosa, sindrome di Rett, sindrome di Down, sindrome di Landau-Klefner, fenilchetonuria, sindrome dell'X fragile, rosolia congenita. I criteri diagnostici per identificare il disturbo autistico sono organizzati nel seguente A) Un totale di sei (o più) voci da 1), 2), e 3), con almeno due da 1), e uno ciascuno da 1. compromissione qualitativa dell'interazione sociale, manifestata con almeno
marcata compromissione nell'uso di svariati comportamenti non verbali, come lo sguardo diretto, l'espressione mimica, le posture corporee, e i gesti che regolano l'interazione sociale; ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 in soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri; uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico; mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo; 2. compromissione qualitativa della comunicazione come manifestato da
almeno 1 dei seguenti: ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative di comunicazione come gesti o mimica); in soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri; uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico; mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo; 3. modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e
stereotipati, come manifestato da almeno 1 dei seguenti:
dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi ristretti e stereotipati anomali o per intensità o per focalizzazione; sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali specifici; manierismi motori stereotipati e ripetitivi (battere o torcere le mani o il capo, o complessi movimenti di tutto il corpo); persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti. B) Ritardi o funzionamento anomalo in almeno una delle seguenti aree, con esordio prima dei 3 anni di età: 1. interazione sociale; 2. linguaggio usato nella comunicazione sociale; 3. gioco simbolico o di immaginazione. C) L'anomalia non è meglio attribuibile al Disturbo di Rett disintegrativo dell'infanzia. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 I soggetti autistici sono spesso incapaci di comunicare verbalmente, se il loro grado di espressività non è del tutto compromesso essi parlano in maniera bizzarra e sovente ripetono frasi e procedimenti logici sentiti nell'ambiente che li circonda. Essi mostrano un'apparente carenza di interesse e di reciprocità relazionale con gli altri; tendono all'isolamento e alla chiusura sociale, sono apparentemente indifferenti agli stimoli o ipereccitabili nei confronti degli stessi; hanno difficoltà ad instaurare un contatto visivo. Gli autistici hanno difficoltà nell' iniziare una conversazione o a rispettarne i turni, difficoltà a rispondere alle domande e a partecipare alla vita od ai giochi di gruppo. Di solito un limitato repertorio di comportamenti viene ripetuto in modo ossessivo; si possono osservare posture e sequenze di movimenti stereotipati (per es. torcersi o mordersi le mani, sventolarle in aria, dondolarsi, compiere complessi movimenti del capo, ecc.) detti appunto stereotipie. Queste persone possono manifestare eccessivo interesse per oggetti o parti di essi, in particolare se hanno forme tondeggianti o possono ruotare (biglie, trottole, eliche, ecc.). Talvolta la persona affetta da autismo tende ad astrarsi dalla realtà per isolarsi in un mondo virtuale, in cui si sente vivere a tutti gli effetti (dialogando talora con personaggi inventati). Pur mantenendo in molti casi la consapevolezza del proprio fantasticare, è con fatica e solo con delle sollecitazioni esterne (suoni improvvisi, appello di altre persone) che riesce ad essere in varia misura partecipe nella vita di gruppo. Si riscontra una marcata resistenza al cambiamento che per alcuni può assumere le caratteristiche di un vero e proprio terrore fobico. Questo può accadere se viene allontanato dal proprio ambiente (camera, studio, giardino ecc) o se nell'ambiente in cui vive si cambia inavvertitamente la collocazione di oggetti, del mobilio o comunque l'aspetto della stanza. Lo stesso può verificarsi se si lasciano in disordine oggetti (sedie spostate, finestre aperte, giornali in disordine): la reazione spontanea della persona autistica sarà quella di riportare immediatamente le cose al loro ordine, e se impossibilitato a farlo manifestare comunque inquietudine. La persona può allora esplodere in crisi di pianto o di riso, o anche diventare autolesionista e aggressiva verso gli altri o verso gli oggetti. Altri soggetti, al contrario, mostrano un'eccessiva ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 passività, aprassia motoria e ipotonia che sembra renderli impermeabili a qualsiasi La gravità e la sintomatologia dell'autismo variano molto da individuo a individuo e tendono nella maggior parte dei casi a migliorare con l'età, in particolare se il ritardo mentale è lieve o assente, se è presente il linguaggio verbale, se un trattamento valido viene intrapreso in età precoce. L'autismo può essere associato ad altri disturbi, ma è bene dire che spesso maschera l'intelligenza di una persona, e che esistono gradi di autismo differenti tra loro. Alcune persone autistiche possiedono per esempio una straordinaria capacità di calcolo matematico, sensibilità musicale o altri talenti in misura del tutto fuori dell'ordinario, come realizzare ritratti o paesaggi molto fedeli su tela senza possedere nozioni di disegno o pittura. 4.1 Lo studio dell'autismo
Nel 1911 Eugen Bleuler introdusse il concetto di autismo nella psicopatologia della
schizofrenia, interpretando questa incapacità a stabilire relazioni intersoggettive come
una necessità e altresì volontà ad estraniarsi dalla realtà del mondo. Bleuler definitiva autismo il distacco dalla realtà e la predominanza della vita interiore, valutando questo comportamento come una "scelta" voluta dal soggetto per difendersi dall'esterno, da quel mondo comune che gli pare infernale. Il termine autismo è stato proposto sottraendo alla parola autoerotismo la sua parte di "eros", e creando così un legame tra questi due concetti, sottolineando lo stato di privazione, di ritiro e di perdita. Per Bleuler lo stato dell'autistico non è una non-vita bensì un'autosufficienza e un'autoconservazione, un isolamento sensoriale paragonabile ad uno stato di veglia, che mette il soggetto al riparo da un mondo esterno traumatizzante. Per distinguere tale patologia dall'autismo schizofrenico Bleuler propone di sostituire il termine autistico con quello di dereistico, per rappresentare un pensiero che si sviluppa al di fuori di ogni riferimento alla realtà della ragione. Nel bambino l'Io, ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 pensato come autoerotico, diventa un organo separato dal corpo, provocando quindi una sottrazione di eros ma un contemporaneo eccesso di autos. Questo problema di ritiro della libido viene affrontato anche da Freud nel 1914, in relazione alla psicosi. Nello schizofrenico la libido ritirata dal mondo esterno viene riportata nell'Io, manifestando un'attitudine narcisistica. [Nel 1986 Bleuler scrive: " Se si conosce bene lo schizofrenico, allora si sente con emozione che al di sotto dell'autismo vi è l'espressione di una tendenza contraria [.] una speranza nostalgica di avvicinare l'altro in modo migliore e più puro di quanto non sia stato per lui possibile sotto le regole stabilite dalla società."] La teoria bleuleriana viene criticata nel 1922 da Ludwig Binswanger, il quale intende
concentrarsi su come l'autismo si manifesta anziché tentare di darne una definizione. Egli elenca quindi alcune caratteristiche del comportamento del bambino autistico: non vuole essere toccato da fuori; è indifferente rispetto a ciò che dovrebbe essere di suo interesse; è incapace di adeguarsi alla realtà; reagisce in maniera inadeguata alle sollecitazioni; non mette in atto resistenze rispetto alle spinte pulsionali; la sua vita interiore ha una morbosa preponderanza. Binswanger ritiene che "autismo non significa [.] ritirarsi dal mondo e ripiegamento su sé stessi, ma soggiogamento del Sé da parte del mondo, mondificazione o esautorazione del Sé. Il pensare o l'agire autistico o dereistico non prende in nessuna considerazione la realtà non già perchè la presenza si è staccata dal mondo ma perchè il mondo l'ha assorbita." Il deficit principale dell'autistico è quindi l'inconsistenza dell'esperienza naturale. Allo stesso modo nel 1927 Eugène Minkowski sottolinea come il filone interpretativo
inerente l'autismo sia oltremodo pericoloso in quanto facilita la falsa credenza che gli ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 schizofrenici fuggano volontariamente il mondo. La solitudine dell'autistico non è quindi la conseguenza di una sua scelta consapevole bensì il manifestarsi di una malattia, che gli rende impossibile accedere al mondo intersoggettivo. Ancora oggi non è chiaro quanto il legame tra schizofrenia e autismo sia labile o solido, quanto l'autismo possa essere considerato, come riteneva lo stesso Minkowski, il disturbo generatore della schizofrenia. Egli ritiene che ciò che manca all'autistico sia il contatto vitale, dinamico, che presuppone l'avanzare del soggetto in sincronia con lo spazio che gli sta attorno. Questo, accompagnato ad un collasso della temporalità, rende tale disturbo una condizione senza tempo nè spazio. Blankenburg nel 1971 basa la sua ricerca sul concetto di "vuoto" quale punto di
partenza nelle forme schizofreniche che non si evolvono in vere psicosi ma nemmeno riescono ad edificare un percorso stabile di organizzazione del pensiero. Il vuoto, l'assenza, sono ciò che proietta lo schizofrenico in una condizione di "non essere familiare al mondo", condizione che difficilmente si riesce ad sviscerare in quanto viene prima del linguaggio stesso. Se è il nostro linguaggio che pone i limiti della conoscenza del mondo che ci circonda allora lo schizofrenico non potrà mai essere compreso in quanto la sua comprensione non concerne come è il mondo ma il fatto che Ciò che Blankenburg ritrova nell'autismo è una crisi globale del common sense, della competenza sociale, di quella conoscenza comune basata sull'ovvietà. L'analisi e lo sviluppo di questo concetto di Autismo Schizofrenico ancora oggi non è
giunta ad una conclusione, complice la molteplicità di sintomi e caratteristiche che rimandano l'autismo alla forma più grave di schizofrenia ma che, in altri casi, lo allontanano da essa. Bisogna infatti considerare che l'autismo si manifesta più precocemente rispetto alla schizofrenia, intorno ai tre anni di vita del bambino. Inoltre la schizofrenia riporta sintomi e manifestazioni, quali allucinazioni, remissioni e ricadute, deliri, che non si presentano nel disturbo autistico La solitudine dello schizofrenico, l'introversione, il ritiro sociale sono forme riconducibili all'autismo solo nella misura in cui presuppongono un vuoto, una perdita ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 di radicamento dell'esistenza nella presenza dell'Altro. Allo stesso modo è necessario indagare i sintomi negativi per verificare quanto rappresentino la malattia e quanto la Parallelamente a questo studio sull'autismo in rapporto alla schizofrenia se ne è sviluppato uno ulteriore, sul cosiddetto Autismo Infantile, terminologia ad oggi
scomparsa per non ricorrere nell'errore di considerare l'autismo come una forma infantile di schizofrenia che cambia con l'età adulta. I primi studiosi che descrissero l'autismo infantile furono il medico e psichiatra Hans
Asperger nel 1944 e Leo Kanner nel 1943.
Kanner studiò e osservò 11 bambini che definì affetti da "disturbo autistico del contatto affettivo". I sintomi fondamentali che gli permisero di descrivere una vera e propria sindrome furono l'isolamento e il desiderio ossessivo di ripetitività e immodificabilità. Tale ripetitività, di gesti, di parole, fino anche a creazione di routine e campi di interesse anche complessi, crea un vero mondo a parte. Gli eventi che in qualche modo interrompono questa ritualità sono i principali inneschi di crisi o comportamenti aggressivi dell'autistico. Altro fenomeno riconosciuto da Kanner sono i cosiddetti "isolotti di capacità", aree di competenza e intelligenza anche fuori dall'ordinario, perse nella generale disabilità del soggetto. Tale è la principale differenza rispetto ai bambini colpiti da ritardo mentale, che portò Kanner a ritenere il bambino autistico dotato in realtà di intelligenza normale ma caratterizzato da un ritardo solo funzionale. Si trattò però di un errore che portò gli studiosi a concentrarsi sulla convinzione che le difficoltà cognitive dei bambini autistici fossero volontarie e motivate da un senso di non appartenenza e un desiderio di isolamento. Asperger nel 1944 descrisse la psicopatia autistica in quattro bambini, dai 6 agli 11 anni. Egli pose l'accento sugli aspetti sociali e di relazione di tale disturbo, quali la difficoltà di linguaggio, un impaccio psicomotorio e mimico. Sul piano affettivo egli ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 riscontra difficoltà di empatia, di contatto con l'altro, di intuizione affettiva. Il bambino di chiude in una dimensione egocentrica e manifesta interessi, quali quello per i numeri, che ritiene fondamentali e che assorbono totalmente le sue energie. Secondo Asperger questa sintomatologia si presenta intorno ai 3 anni, solo nei soggetti di sesso maschile, è famigliare e va distinta dai sintomi schizofrenici. Sarà poi L. Wing nel 1981 a distinguere questa psicopatia registrata da Asperger, caratterizzata da un linguaggio egocentrico ma non ritardato, un rapporto con l'esterno cercato anche se in modo eccentrico, un disturbo genericamente evidenziabile solo dopo il terzo anno di età, che nel corso degli anni andò a configurare la sindrome di Sia Kanner che Asperger furono smentiti per molti aspetti negli anni che seguirono i loro studi. In particolare quando ritenevano l'autistico dotato di una normale intelligenza o di capacità originali ed elevate che avrebbero portato loro successo nella vita adulta. Oltre a ciò Kanner incorse nell'errore di ritenere che il disturbo autistico non avesse connessioni con altri fattori medici o ambientali mentre ad oggi siamo in grado di sostenere come disordini metabolici, sindromi e fattori genetici, neuropatologici, disfunzioni del sistema nervoso influenzino notevolmente il manifestarsi e lo sviluppo della malattia. Un altro fu però l'errore più grave portato avanti da Kanner. Egli arrivò a ritenere, pur concordando con Asperger sulla causa organica di tale patologia, che l'autismo fosse un disturbo multifattoriale, e quindi che fosse rinvenibile in soggetti sì predisposti geneticamente ma sui quali erano intervenuti altresì fattori psicologici, o meglio riguardanti le condizioni e le basi del costituirsi di una qualsiasi psicologia. Egli individuò una sorta di blocco e di assenza di quel meccanismo innato che ci permette di instaurare un legame affettivo con qualsivoglia altro soggetto. Notando l'elevata intelligenza dei genitori di questi bambini e la loro difficoltà a rapportarsi con i propri figli concluse che questa freddezza intellettuale fosse una delle cause dell'autismo stesso ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Sulla base di questo errore è nata la definizione di genitori frigorifero e l'idea della
psicogenesi dell'autismo, abbagli che hanno portato avanti lo studio del disturbo per diversi anni, considerando tra le cause possibili di tale disturbo l'assenza di calore emotivo trasmessa al bambino, un'interazione povera da parte del genitore, rifiuti o separazioni precoci o ancora atteggiamenti genitoriali sovrastimolati o sottostimolati. Ancora oggi esistono correnti di pensiero che negano la malattia neurologica e fanno ricadere la responsabilità del disturbo sul cattivo rapporto in particolare con la figura Nonostante ciò, la presenza della malattia in diversi soggetti dello stesso nucleo familiare è la ragione più evidente per ammettere che la causa sia esclusivamente un deficit neurologico, legato a caratteristiche genetiche. Colui che arrivò al culmine di questo pensiero fu Bruno Bettelheim, con il suo La
fortezza vuota (1967), nel quale riportava le sue osservazioni raccolte nella Scuola Ortogenica di Chicago dove era venuto in contatto con bambini disturbati. Le sue ricerche, compiute dopo la seconda guerra mondiale, ottennero numerosi finanziamenti, soprattutto nell'ottica della visione ottimistica e di possibile guarigione che egli prospettava, nonostante la sua formazione e le sue competenze non fossero ben chiare (non era nè medico né psicologo). La Fortezza Vuota non è altro che il resoconto di questi suoi studi, che riporta però in tono più che altro romanzesco una verità inventata e spesso ampliamente caricata di risultati positivi che in realtà non furono possibili. Egli sosteneva che l'autismo fosse un rifiuto di essere psichico, una difesa da contesti familiari che il bambino sentiva come estremi e traumatizzanti. "Il fattore che precipita il bambino nell'autismo è il desiderio dei suoi genitori che egli non esista". La sua teoria è stata accusata di colpevolizzare le figure genitoriali, in particolare quella femminile attribuendo la causa della sindrome ad un disturbo dei rapporti primari con chi assume il ruolo di accudimento (caregiver). Bettelheim giunge a proporre il distacco dal nucleo familiare, la cosiddetta parentectomia, come terapia Tale modello esplicativo e terapeutico è stato bersaglio di critiche e ostracismi, prima ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 in America e poi in Europa, anche per via della progressiva maggiore diffusione di teorie biologiche nell'etiopatogenesi dei disturbi mentali rispetto alle teorie psicogene e ambientali che avevano dominato il campo in precedenza. Studi contemporanei a Bettelheim e a lui successivi, su bambini che avevano trascorso mesi all'interno di campi di concentramento nazisti, o ancora che erano stati abbandonati dai genitori o cresciuti in condizioni di vero e proprio abbandono materiale, hanno dimostrato che neppure le più precarie condizioni di vita o affettive possono causare dal nulla il disturbo autistico. E' incredibile infatti come il bambino riesca a recuperare e far suo anche il più insignificante sostituto delle cure materne, anche la più piccola fonte di affetto e di attenzione. In realtà la questione psicoanalisi e autismo sembra diventata quasi un tabù o un sacrilegio. Una quantità di ricerche, almeno da John Bowlby in poi, ha mostrato come
l'ambiente familiare influenzi grandemente lo sviluppo e le caratteristiche dei figli, malati e non, e come le dinamiche familiari e le relazioni genitori figli possano essere soggette a distorsioni e fonte di malesseri e gravi disagi. Nel caso dell'autismo viene oggi vissuta in modo estremamente conflittuale l'osservazione del funzionamento delle dinamiche familiari, con l'effetto talvolta di impedire interventi potenzialmente utili, se non indispensabili. La diagnosi di autismo sembra allora eliminare d'ufficio ogni coinvolgimento dei genitori, a differenza di quanto accade nel rimanente campo dei disturbi mentali e dell'handicap. Bisogna infatti tener presente che, nonostante i fattori genetici rappresentino la causa primaria di tale disturbo, non devono essere sottovalutati i fattori acquisiti e Innanzitutto la risposta ambientale al ritardo mentale del bambino autistico influisce notevolmente sullo sviluppo della malattia. La capacità di adattamento del nucleo parentale alla condizione del ragazzo autistico lo aiuta a non incorrere in crisi o arresti dello sviluppo, in problemi di condotta, impulsività ed aggressività. La difficoltà di interpretare le intenzioni del bambino, di superare lo stress emotivo provocato dall'handicap, di avere una reale percezione del bambino stesso possono ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 spingere il genitore ad attuare strategie di compenso disfunzionali piuttosto che adattive, e questo non fa che provocare ulteriori deficit legati al disturbo. Ci sono poi esperienze traumatiche che possono provocare arresti dello sviluppo o addirittura regressioni, episodi di vita che causano nel bambino, ad esempio, un grande spavento o un grande dolore. Altri fattori di rischio per la famiglia sono la reazione sociale al disturbo, spesso sfociante in isolamento, la mancata assistenza da parte delle istituzioni, lo svantaggio economico e culturale. Oltre a ciò non bisogna dimenticare le possibili crisi coniugali provocate da questi fattori di stress che intervengono sul precario equilibrio della Gli studi iniziali di Kanner non evidenziarono un legame tra il disturbo autistico e il ritardo mentale. In realtà ricerche successive hanno dimostrato come nel 70-90% dei casi di autismo sia riscontrabile un QI inferiore a 70 e nel 40% dei casi tale ritardo di dimostra grave. La maggior parte dei bambini soffre quindi anche di un certo grado di ritardo mentale, anche se si differenzia dagli altri tipi di handicap in quanto si riscontra una dissociazione tra le diverse competenze. Ci possono essere infatti atipie nello sviluppo di determinate competenze cognitive e nel ritardo di sviluppo di altre. 4.2 I deficit
L'autismo è caratterizzato da deficit specifici che riguardano:
 La teoria della mente e la meta rappresentazione. Il bambino autistico fatica ad attribuire stati mentali a sé o ad altri, è incapace di considerare le credenze, i desideri e i pensieri altrui e questo è la causa principale del deficit sociale proprio di questo disturbo. Egli manca di interazione sociale in quanto non è in grado di comprendere i processi mentali altrui e quindi di farne  Percezione ed espressione delle emozioni ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Fin dalla nascita il neonato fatica a mettersi in contatto affettivo con persone e situazioni. Questo deficit, secondo Hobson (1993), è primario rispetto al deficit
metarappresentativo, in quanto egli ritiene che il bambino non sia capace di comprendere gli stati mentali altrui in quanto manca di comprensione e percezione delle emozioni dell'altra persona, delle espressioni mimiche e dei gesti affettivi della comunicazione. Studi successivi hanno dimostrato come in realtà il bambino sia in grado di percepire alcuni stati basilari come la felicità e la tristezza, e di metterle in relazione con il desiderio e la situazioni. Più difficile è la comprensione di emozioni complesse. Ulteriore conseguenza di questo deficit è l'atipia nella risposta e nell'espressione facciale delle emozioni.  Attenzione condivisa Si tratta del principale indicatore del deficit socio-comunicativo dell'autismo. Tra i comportamenti di attenzione condivisa sono: lo sguardo referenziale, i gesti di dare, mostrare e indicare con il dito. Tali atteggiamenti sono caratterizzati da scambi triadici in quanto prevedono una transazione tra l'attenzione a sé stessi, l'attenzione verso un oggetto e l'attenzione verso gli altri. I bambini con disturbo autistico manifestano un numero decisamente inferiore di tali comportamenti. Questo fenomeno può essere considerato il deficit che evidenzia il ruolo dei disturbi cognitivo ed emotivo nella comparsa del deficit sociale nell'autismo.  Orientamento sensoriale e regolazione dell'arousal I bambini autistici mostrano una limitata percezione e attenzione agli stimoli sociali o sensoriali. In particolare mostrano avversione al tatto, assenza di reattività agli stimoli sonori intensi, fenomeno della visione parafoveale (guardare gli oggetti Uta Frith nel 1989 ha sviluppato la teoria del deficit della coerenza centrale, nella
quale sottolinea l'importanza dei processi di interpretazione degli input sensoriali e di codifica di tali input. Nei bambini autistici ci sarebbe quindi una insufficiente capacità di integrare le diverse percezioni, uditive, spaziali, tattili, in un tutto coerente. Essi hanno quindi una percezione del reale frammentata e priva di ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Per quanto riguarda il linguaggio i bambini sarebbero quindi in grado di comprendere singole parole o costruzioni semantiche ma non riescono a collocare le parole in un insieme dotato di significato. Il disturbo nell'autoregolazione dell'arousal è poi ciò che spiegherebbe la loro difficoltà ad affrontare i cambiamenti nel loro ambiente di vita e di affrontare le informazioni imprevedibili. Nei bambini autistici è presente un deficit di imitazione, in particolare di imitazione di gesti simbolici o di gesti riferiti ad oggetti. Il gioco di imitazione è una parte fondamentale del percorso di sviluppo di un bambino in quanto inesauribile fonte di informazioni su ciò che fanno gli altri e quindi su ciò che noi stessi facciamo, mentre nel DA ritroviamo l'incapacità di imitare anche semplici espressioni facciali già riscontrabili nei neonati normali.  Gioco simbolico Assenza o grave limitazione del gioco di finzione, che appare molto povero e ripetitivo, spesso caratterizzato da stereotipi o da ripetizioni della routine quotidiana. La mancanza di proprietà logiche della finzione sarebbe assimilabile al deficit di metarappresentazione, per cui la teoria cognitiva attribuisce l'assenza del gioco di finzione al deficit metarappresentativo.  Comunicazione e linguaggio Diversi sono i gradi di sviluppo del linguaggio nel bambino autistico. Alcuni di essi non acquisiscono tale facoltà, altri la acquisiscono in ritardo, altri ancora in modalità atipiche. Caratteristiche tipiche del linguaggio autistico sono: le ecolalie, le espressioni idiosincratiche, l'inversione dei pronomie la prosodia. Essi hanno difficoltà nell'uso pratico e strumentale della parola per comunicare le informazioni. Sarebbe più corretto parlare di disturbo della comunicazione piuttosto che di disturbo del linguaggio in quanto spesso si ha esperienza di come il bambino autistico sia in grado di parlare ed esprimersi anche con terminologia complessa, ma spesso lo fa in occasioni particolari o stimolato da comportamenti o circostanze dell'ambiente che lo circonda. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009  Attaccamento Difficoltà di differenziare la figura dei genitori rispetto agli estranei e tendenza all'interscambiabilità delle persone. Spesso non riescono a dimostrare l'attaccamento nei modi e con le forme convenzionali, ricercano la prossimità anche fisica con metodologie più insicure e disorganizzate. Resta il fatto che i risultati delle ricerche sull'attaccamento sono fino ad oggi disomogenee, riscontrando in alcuni casi comportamenti diretti normalmente al legame con il caregiver.  Comportamento intenzionale e finalistico E' difficile rilevare nei bambini affetti da DA i comportamenti intenzionali e direttamente orientati ad uno scopo, ciò a causa della disorganizzazione comportamentale e dell'instabilità negli interessi e nelle attività. Ci sono diversi livelli di comportamento finalistico che possono essere analizzati in relazione ai pattern comportamentali del bambino autistico: scopi di primo livello che prevedono un'aspettativa da parte del bambino in relazione ad agenti che autonomamente si muovono nella sua sfera e scopi di secondo livello in cui l'altro è individuo capace di avere proprio scopi e di comprendere quelli altrui. Essi si esprimono sotto forma di comportamenti richiestivi o dichiarativi, a seconda che il bambino si aspetti dal soggetto un'azione atta a soddisfare i suoi desideri o semplicemente un'attività contemplativa. Questo secondo livello, che prevede l'intenzione di influenzare lo stato interno dell'altro per far sì che condivida e si interessi della propria condizione, pare mancare nel bambino autistico. Egli riesce ad agire per ottenere o per evitare, difficilmente lo fa per condividere. Per quanto riguarda le credenze proprie dei genitori di bambini autistici spesso si
riscontra una tendenza ad una rappresentazione disfunzionale circa sé stessi e la relazione con il figlio. La madre in particolare è disorientata dalle manifestazioni del disturbo del figlio ed è propensa ad interpretare la sua ricerca di isolamento come un fallimento della sua funzione genitoriale. Spesso i genitori si sentono inadeguati al ruolo che gli compete e ciò non fa che incrementare la disfunzionalità nel rapporto con il figlio. Ciò li porta ad attuare ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 comportamenti intrusivi della sfera personale del bambino, il quale reagisce con un rifiuto ancora maggiore. Solo con il DSM – III (1980) si è giunti finalmente ad una distinzione netta tra l'autismo, inserito nei disturbi generalizzati dello sviluppo, e la schizofrenia. Nel 1987, con la pubblicazione del DSM III- R si accentua la prospettiva evolutiva e viene eliminato il termine autismo "infantile" per sottolineare come si tratti di un disturbo che accompagna tutto l'arco vitale del soggetto. Ancora oggi sono molteplici e variegati gli approcci interpretativi al disturbo autistico, causati dalla difficoltà di riscontrare criteri univoci di studio e dalla complessità del fenomeno stesso. Spesso ci sono correnti di pensiero che arrivano a considerare anche gli aspetti più difficilmente catalogabili ma che comunque tralasciano altri sintomi o Ucelli e Barale tentano di catalogare questi modelli e queste varianti di pensiero
suddividendole in due gruppi: 1. Autismo è considerato primario, i suoi tratti fondamentali sono connessi ad un unico e primario deficit che comporta l'unione di tutti i fenomeni in una "sindrome". Tra questi il modello della teoria della mente e il modello del difetto originario del legame affettivo di Hobson. Anche il modello di Meltzoff, Gopnik e Capps inerente l'importanza dei processi imitativi nello sviluppo del rapporto con gli altri può essere inserito in questo gruppo. 2. Autismo è la conseguenza di un deficit che riguarda altre funzioni psicologiche, dal cui disordine deriverebbe in seconda istanza il disturbo autistico. Tra questi il modello del deficit di funzioni esecutive (che sovrintendono al monitoraggio, all'organizzazione e all'esecuzione di azioni e sequenze finalizzate) e il deficit di coerenza centrale, tema ripreso da Hermelin e O'Connor poi da Uta Frith. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 4.3 L'autismo nell'età adulta e le cause organiche
Se passiamo a valutare quali sono gli sviluppi dell'autismo in età adulta dobbiamo innanzitutto abbandonare l'illusione, per molti anni nutrita dagli psicologi e psicoterapeuti, che ci sia una cura possibile per i bambini autistici che, se portata avanti a lungo termine e con le dovute attenzioni, possa sottrarli al triste destino della Questa metodologia ad oggi non esiste, esistono però alcune conoscenze certe sul futuro dei bambini affetti da disturbo autistico, conoscenza sempre basate sul principio che l'autismo non è un fenomeno globale e men che meno statico. Innanzitutto l'espressione del disturbo, la sintomatologia possono cambiare nel corso degli anni, così come anche le relazioni, le capacità di adattamento e quelle espressive. Si possono modificare e migliorare le condizioni di vita e le competenze che può sviluppare il soggetto, quello che rimane invariato è il nucleo della malattia, ciò che sarà refrattario ad ogni intervento e ad ogni esperienza anche importante nella vita del Il bambino autistico non evolverà in altre patologie, e nel 90% dei casi diventerà un adulto autistico. Rare sono le eccezioni, si tratta soprattutto di quadri sintomatologici simil-autistici in realtà. Nella fase dell'adolescenza si riscontrano manifestazioni non tanto più drammatiche
di quelle dei coetanei "normali". Nel 30% dei casi però si assiste ad un notevole Ciò accade in quanto l'adolescenza è già di per sé, sul piano neurologico, una fase della vita che porta scompensi e vulnerabilità. A maggior ragione può creare un aggravamento delle condizioni per quei soggetti che devono altresì affrontare la loro diversità, la loro incapacità di rendersi autonomi e crearsi un percorso proprio, spinta tipica dell'adolescente. Ciò che è assolutamente importante e imprescindibile quando si parla di autismo e di disturbi dello sviluppo è ricordare che non ci sono categorie o temi assoluti. Ancora ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 oggi si tratta di un terreno di studio, infatti all'interno di alcune caratteristiche di fondo che pare siano state individuate ci sono continui cambiamenti e sviluppi. Per questo motivo è complesso portare avanti una diagnosi di autismo, così come individuarne l'evoluzione; per questo motivo è necessario non banalizzare fermandosi a ragionare sulle conoscenze acquisite in una materia che in realtà è ancora completamente sotto analisi. Infine non bisogna dimenticare che ormai provata è l'esistenza di implicazioni
organiche nell'autismo, in particolare derivanti dalla scoperta che quasi il 33% degli
adolescenti autistici sviluppano una forma di epilessia, segno inequivocabile che si è in presenza di una anormalità neurologica. Questa anormalità cerebrale che si sviluppa in tenera età è quindi ormai provata, anche se ancora non è chiaro quale ne sia la natura. Nello studio del disturbo organico che sta dietro l'evolversi dell'autismo ci si può imbattere in danni cerebrali strutturali, ma anche in disfunzioni fisiologiche, quali
eccessi o mancanze di sostanze neurotrasmettitrici, o mancanza di un enzima, come è riscontrabile in altri casi di disturbi evolutivi. Il normale sviluppo del cervello umano prevede che le cellule cerebrali nascono e si moltiplicano, poi con il maturare del soggetto esse si "seccano". Il normale evolversi prevede quindi che queste cellule seguano le istruzioni sulla crescita impartite dai geni e man mano vadano a scomparire, cosa che non accade in cervelli "immaturi" nei quali si riscontra una densità cellulare alta. Altri studi hanno invece dimostrato come in caso di atrofie cerebrali ci siano più ampi spazi pieni di liquido contrariamente a quelli pieni di cellule. Nel cervello autistico questo fenomeno si concentra nel lato sinistro del cervello, lì dove è dimostrato risieda la competenza linguistica. Anche esami accurati come tomografie computerizzate, PET, risonanze magnetiche, non sono riusciti ad individuare quale sia la sede effettiva del danno cerebrale nei soggetti autistici. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Un'ulteriore ipotesi, anch'essa largamente confermata, fa risiedere la causa dell'autismo in un'anomalia genetica. Nel 1977 Susan Folstein e Michael Rutter
analizzarono 21 coppie di gemelli in cui almeno uno dei fratelli soffriva di disturbo autistico, per valutare l'incidenza del fenomeno in relazione al patrimonio genetico. In 4 casi su 11 di gemelli omozigoti è stata rilevata una concordanza del disturbo del 100%, in nessuna coppia di eterozigoti. Anche le restanti coppie nelle quali non era stato riscontrato autismo presentavano nonostante ciò altri disturbi del linguaggio o dello sviluppo cognitivo. Infine alcuni studiosi hanno ritenuto che problemi e danni intervenuti al momento della nascita possano influire sul presentarsi della malattia (ad esempio ritardo della nascita, ritardo della respirazione, convulsioni neonatali o utilizzo di forcipe). Tuttavia si possono considerare queste come cause che si combinano ad altre anormalità preesistenti del bambino, andando a comporre un quadro di rischi nel quale non c'è più una causa della malattia ma un insieme di cause. Fig. 11 L'AVVENIRE 17/10/2001 ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 CAPITOLO 5
PROFILI CRIMINOLOGICI
Ciò che del caso Nadalini lascia più che mai perplessi, soprattutto oggi, in un'epoca storica in cui i fatti di sangue balzano all'onore delle cronache e diventano fulcro della comunicazione e dello scambio mediatico, oggi che anche il più ignaro e ignorante spettatore può assistere a trasmissioni, salotti politici, serie televisive che lo mettono in contatto diretto con l'omicidio e con le tecniche di indagine più all'avanguardia, ancora oggi un caso che dovrebbe essere trattato, per la sua delicatezza e per le pesanti conseguenze che ha avuto sulla vita di un giovane ragazzo, con il massimo rigore si riduce invece ad un susseguirsi di errori procedurali. 5.1 Il sopralluogo dei Carabinieri sul luogo del delitto la notte del fatto
Primo elemento di fondamentale importanza quando si giunge sul luogo in cui è avvenuto un reato è prestare la massima attenzione allo stato delle cose e riportarne puntuale indicazione nei verbali, in modo che la scena e gli avvenimenti siano completamente riproducibili in un secondo momento. Il verbale delle operazioni di sopralluogo della notte del 12 settembre sembrano mancare di metodicità e di precisione nel portare avanti le operazioni di descrizione della scena del crimine e repertazione. Manca totalmente la descrizione accurata dei luoghi, la precisazione dello stato delle cose, la posizione degli oggetti di interesse per le indagini, le condizioni di luce e di tempo atmosferico, le persone che si sono susseguite all'interno della casa. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Nello stesso momento e nelle stesse stanze in cui si è consumata la tragedia si vengono a trovare una trentina di persone tra forze dell'ordine, giornalisti, amici, parenti e Tutti i presenti toccano ogni cosa, lasciano mozziconi di sigarette e bicchieri usati, pestano e lasciano impronte su porte e mobili, parlano tra loro e con la famiglia, alcuni persino toccano il ragazzo durante e dopo il tentativo di rianimarlo. Ciò ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 indubbiamente ha inquinato ogni possibile traccia lasciata dai rapinatori sulla scena del Non si è provveduto a isolare la zona, né a fare un'accurata ispezione della casa e delle abitazioni confinanti per individuare eventuali nascondigli dei rapinatori. Non sono state cercate né rilevate impronte di pneumatici o altre tracce del passaggio di auto. Non sono stati sequestrati gli abiti della sig.ra Mantovani, quelli del marito o quelli del figlio Matteo. In quanto vittima di un'aggressione da parte di sconosciuti la sig.ra Mantovani poteva certamente riportare sui vestiti, per il meccanismo del transfer, fibre provenienti dagli abiti dei rapinatori o tracce quali impronte, liquidi organici. Questa verifica non è stata eseguita né dai Carabinieri né tanto meno dal Reparto speciale dei Carabinieri del RIS di Parma. 5.2 Il sopralluogo dei Carabinieri del RIS il giorno dopo gli eventi, nel
pomeriggio

L'intervento dei Carabinieri del Ris quali consulenti del PM è avvenuto in una casa non sottoposta a sequestro, dove chiunque poteva entrare, dormire, mangiare, cambiare la posizione degli oggetti, continuare a lasciare tracce e impronte o falsificare quelle Le operazioni di sopralluogo non sono durate più di tre ore, gran parte delle quali utilizzata per posizionare gli strumenti per la raccolta delle intercettazioni ambientali. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 5.3 Gli oggetti repertati nel corso dei due sopralluoghi
I reperti raccolti dai Carabinieri la notte del sopralluogo, analizzati poi dal RIS, e sui quali si basano le fondamenta dell'accusa di omicidio ai danni di Paola Mantovani, sono stati repertati senza nessuna considerazione delle procedure da utilizzare ai fini del mantenimento della prova a garanzia di una corretta valutazione degli indizi Il nastro adesivo appare infatti completamente arrotolato su sé stesso, con sovrapposizione delle superfici e quindi cancellazione della impronte presenti per lo ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Esso, come anche il sacchetto utilizzato per uccidere Matteo, è stato riposto in una busta di plastica, senza nessun tipo di supporto che ne proteggesse le superfici. Tutti i reperti sono toccati e spostati utilizzando un righello in plastica e una matita/penna, non con le apposite pinzette gommate consigliate per non lasciare segni e solchi sulle superfici. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 La cintura trovata attorno al collo di Matteo viene repertata arrotolata su sè stessa, chiusa in una scatola di cartoncino senza supporti che la tengano separata dai bordi della scatola stessa. 5.4 Le consulenze tecniche di parte
In particolare la consulenza medico legale atta a indagare la provenienza dei segni di unghiatura sul collo di Matteo viene svolta con un procedimento assolutamente sperimentale, senza conoscenza dei precedenti e senza documentazione sui diversi metodi possibili per la raccolta di questo tipo di impronte. I segni di unghia del sig. Nadalini, raccolti su una candela, sono addirittura persi perchè il supporto non era idoneo a raccoglierli. Quelli della sig.ra Mantovani, raccolti con un diverso metodo, più ricercato e consono, non danno comunque un esito ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 positivo in quanto non è riconoscibile la provenienza della fonte neppure tra i calchi della stessa Mantovani. Ciò non induce però i medici legali ad effettuare altre ricerche o utilizzare altri metodi, anzi li porta alla conclusione che non sia possibile dare un Carabinieri del RIScontro della provenienza di lesioni da unghia sul corpo di un soggetto. La consulenza biologico dattiloscopica dei Carabinieri del RIS non riesce a dare Carabinieri del risultati soddisfacenti in merito al ritrovamento di impronte papillari, le uniche che vengono ritrovate sono quelle sui bollettini, nulla di utile viene ritrovato sui guanti o sul vaso. Non si è proceduto a ricercare impronte sui mobili della stanza da letto in cui è avvenuto l'omicidio, o sui cassetti che sono stati svuotati dai malviventi, sulle maniglie delle porte o del cancello, sui bordi della piscina. 5.5 Unidirezionalità delle indagini
La chiara pendenza delle indagini che sono seguite sulla figura di Paola Mantovani, senza la minima considerazione per tutte le altre possibili ipotesi. In una prima fase il Nucleo Operativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Modena ritiene infatti di non escludere dal novero delle indagini l'ipotesi che l'omicidio sia maturato all'interno dello stesso nucleo familiare, e compiuto o in accordo con tutti i componenti della famiglia (la madre di Paola abitava al piano superiore della villetta in cui è avvenuto il fatto) o ad opera di una parte della famiglia all'insaputa degli altri. Si spiegherebbero così alcune incongruenze riscontrabili in relazione all'ipotesi di rapina ai danni della famiglia e in particolare: - il fatto che i rapinatori abbiano insistito sulla necessità di soldi e abbiano poi abbandonato il denaro e i gioielli frutto della loro azione - la crudeltà e l'efferatezza usate nei confronti della sig.ra Mantovani e poi nei confronti del figlio, fino a procurarne la morte, nonostante nessuno avesse ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 opposto resistenza alla rapina e non ci fosse motivo di ritenere il ragazzo un pericolo, visto che al momento del furto dormiva profondamente - il tentativo di omicidio nei confronti della sig.ra Mantovani svolto nel cortile con il pericolo di essere visti dai vicini, anziché all'interno delle mura domestiche come per il figlio Inoltre la sig.ra Mantovani ha dichiarato di aver bevuto una gran quantità d'acqua nel momento in cui è stata gettata in piscina mentre, secondo i testi accorsi sul luogo, lei era imbavagliata in modo talmente stretto da non riuscire neppure a parlare. Allo stesso modo dichiara di avere il viso e gli occhi coperti da tali bendaggi mentre al momento del ritrovamento lo scotch viene rinvenuto solo attorno al busto. Infine nei giorni seguenti l'evento sono state varie le segnalazioni anonime che invitavano a ricercare gli autori dell'omicidio tra i familiari. In particolare intorno alle ore 23.55 del giorno successivo l'omicidio una telefonata anonima al comando provinciale dei Carabinieri faceva rinvenire all'interno della sede della Compagnia dei Carabinieri di Carpi un biglietto che recitava: "2 mesi fa Matteo è andato in coma "dicono" per un tentato suicidio. Tutti hanno pensato subito che la colpa fosse dei genitori. Il papà è molto violento ed è capace di tutto, chiedetelo a suo fratello. Gli assassini sono i genitori!". Alcuni giorni dopo, il 17 settembre, una voce anonima femminile riferisce al Maresciallo del Comando Stazione dei Carabinieri di Soliera di vari episodi di maltrattamenti subiti da Matteo ad opera della madre e della nonna materna, riferiti alla donna da parte delle figlie che frequentavano la stessa scuola elementare. Infine anche il fratello del sig. Nadalini, Marco, riceve nei giorni immediatamente successivi una serie di telefonate in cui una voce femminile lo esorta a riportare al fratello Roberto intimidazioni e accuse di responsabilità nei confronti dell'omicidio di ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Altra ipotesi non perseguita perché non considerata degna di nota è quella della vendetta. I coniugi Nadalini sono stati interrogati per verificare la possibilità che la rapina fosse in realtà una simulazione per nascondere un atto a scopo vendicativo, realizzatosi con l'uccisione di Matteo. Nessuno dei teste però rileva che ci fossero situazioni dal punto di vista familiare o professionale che potessero portare a un tale episodio di violenza. Nonostante ciò le indagini difensive si sono concentrate anche sulla pista della vendetta, ritenendo che i rapinatori fossero intenzionati a compiere un atto di avvertimento più che una vera e propria rapina, e che la famiglia Nadalini sia stata confusa con il vero destinatario delle minacce. Infatti non poco lontano dall'abitazione dei coniugi Nadalini si trova un'altra villetta, delle stesse dimensioni, anch'essa con piscina, appartenente a un uomo coinvolto in attività commerciali non meglio Questa ipotesi è stata totalmente ignorata dall'accusa che non ha svolto nessun tipo di accertamento su tale possibile "scambio" di persona. 5.6 Mancata iscrizione nel registro degli indagati
Fino ad arrivare al palese errore procedurale di indagare sulla sig.ra Mantovani senza iscriverla nel registro degli indagati, errore che ha portato uno slittamento del processo ed un ulteriore grado di giudizio. Tale errore ha causato non solo una totale mancanza di garanzia nella raccolta degli elementi di prova, raccolta priva della possibilità di effettuare il contraddittorio con la parte indagata e di utilizzare tutto il novero delle garanzie difensive, ma ha altresì prodotto un ritardo nello svolgimento del processo causato dagli ulteriori gradi di giudizio intervenuti per risolvere la questione. Trattasi di "formalità" che devono essere rispettate senza ombra di dubbio, in quanto stanno alla base del nostro sistema accusatorio e sono le fondamenta del diritto della ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 persona a subire un giusto processo e ad essere considerata innocente fino a dimostrata prova contraria. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 CAPITOLO 6
IL PROCESSO MEDIATICO
In Italia stiamo assistendo negli ultimi anni a una politica della comunicazione che punta a concentrare l'attenzione dell'individuo sui fatti di cronaca nera, su temi "caldi" quali l'omicidio, spesso correlato alla violenza sessuale, al problema dell'immigrazione e alla violenza familiare. La sensazione che si può percepire oggi rapportandosi ai maggiori organi di informazione è quella che l'assassinio non sia più limitato a determinati ambienti sociali, ambienti criminali piuttosto che mafiosi, ma che sia un'esperienza del nostro vivere comune, che può presentarsi in ogni contesto e dalla quale nessuno può sentirsi Questa scelta mediatica, che per lo più rispecchia una precisa volontà di distogliere l'attenzione da altre problematiche sociali, porta all'instaurazione di un "regime della paura", nel quale lo spettatore si sente continuamente bersagliato da rischi e da minacce, da eventi che non può controllare e che sembrano moltiplicarsi anziché diminuire, portandolo a chiudersi nei confronti dell'esterno e a temere il suo prossimo. In Italia gli episodi di sangue sono diminuiti negli ultimi anni, nonostante quello che ci viene impartito dalle televisioni e dai giornali. Così come sono diminuite le rapine e i furti. La tendenza contraria fa invece pensare che i fatti di sangue siano all'ordine del giorno e che siano spesso e volentieri responsabilità delle minoranze etniche con cui conviviamo, le quali non rispettano le nostre regole, vivono di delinquenza e non riconoscono valori morali di alcun genere. ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Spesso la prima ipotesi che si sviluppa per spiegare un omicidio è quella che sia opera di extracomunitari. Così è stato per il caso di Erika e Omar a Novi Ligure, quando la ragazza raccontò la sua versione dei fatti incolpando degli inesistenti rapinatori che avrebbero straziato la sua famiglia per derubarla. E tale pista venne seguita in un primo momento dalle forze dell'ordine in quanto mai si sarebbe potuto sospettare che tale massacro fosse opera di una ragazzina di 14 anni. Così è stato per il delitto di Perugia, quando il primo accusato dell'omicidio di Meredith fu il barista Patrick Lumumba, uomo di colore che venne in seguito completamente scagionato quando le indagini dimostrarono che era innocente e fecero invece cadere la responsabilità sui giovani Amanda e Raffaele, americana lei, italiano lui, studenti e amici della giovane vittima. Ancora, per la strage di Erba l'opinione pubblica impiegò poche ore per scagliarsi contro Azouz Marzouk, padre e marito di due delle vittime, extracomunitario con precedenti legati al consumo di droga. Prima venne ritenuto responsabile, poi si ipotizzò un'azione punitiva nei suoi confronti che era andata a scapito della sua famiglia. Tutte queste ipotesi si dimostrarono pure dicerie, il male non veniva da un paese straniero ma veniva dai vicini di casa, da due compaesani che avevano vissuto anni a contatto con la famiglia. Tutti questi esempi dimostrano come la società voglia cercare un capro espiatorio, un fenomeno che spieghi la violenza e che ne sia giustificazione. Si concentra quindi l'attenzione sull'immigrazione, perchè si cerca di dare una risposta che non influisca sul nostro modo di vivere, che sia altro da noi e quindi non controllabile e non gestibile. E' molto più difficile ammettere che la violenza possa scatenarsi dalle mani di nostra figlia, di nostro padre, del nostro vicino di casa o della nostra coinquilina, che non ci sia un modo di prevedere o controllare il male, che non si possa espellerlo dalla nostra vita come si farebbe con l'immigrato clandestino. E i media fomentano l'odio e la paura del diverso enfatizzando gli episodi di delinquenza posti in essere dagli extracomunitari, fornendo spesso una interpretazione ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 unidirezionale degli eventi e dimenticando le ingiustizie e i soprusi che queste persone devono sopportare nella vita quotidiana. Anche il delitto Nadalini ha aspetti in comune con gli esempi trattati finora. Anche in questo caso la prima ipotesi, che ad oggi ancora non è stata smentita, incolpa dell'omicidio di Matteo due rapinatori che si suppone siano entrati nella villetta della famiglia Nadalini e abbiano compiuto l'efferato omicidio poco prima della fuga, fallendo nel proposito di uccidere anche la madre di Matteo, gettandola in piscina. Ancora oggi, essendo il processo ancora aperto, non si conosce con certezza la verità di ciò che è accaduto in quella casa. Giornali e televisioni hanno tentato di rendere la vicenda una ennesima fiction all'italiana ma, sia grazie alla professionalità degli avvocati della difesa della sig.ra Mantovani, sia grazie alla riservatezza della famiglia ciò non è stato del tutto possibile. In ciò ha avuto un importante ruolo anche il delitto di Cogne, avvenuto pochi mesi dopo l'omicidio di Matteo, nel gennaio del 2002, che ha focalizzato le attenzioni del pubblico e degli esperti sul fenomeno delle madri assassine. In questo caso non solo gli avvocati hanno partecipato a trasmissioni e approfondimenti sul caso ma la stessa indagata, Annamaria Franzoni, ha rilasciato più volte dichiarazioni e interviste nelle quali riportava la sua versione dei fatti. Il processo si è così trasferito dall'aula di Tribunale ai salotti televisivi, alle pagine dei giornali di ogni genere, anche scandalistici. Gli avvocati della difesa e dell'accusa sono diventati vallette e presentatori, gli esperti e i consulenti si sono susseguiti sulle poltrone delle ex tribune politiche per dare la loro opinione davanti a tutta l'Italia, l'avvocato della difesa ha instaurato con le testate giornalistiche una scommessa a chi per primo avrebbe indovinato il nome dell'assassino, che lui ben conosceva ma che avrebbe mantenuto segreto fino al giorno dell'udienza. L'omicidio di un bambino, un omicidio efferato, violento e senza giustificazione di alcun genere, è diventata l'occasione per mettersi in mostra e dibattere davanti al plastico di una villetta sperduta tra le montagne, con manichini in plastica e freccette ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 che indicano gli indizi. I RIS continuano ancora oggi, dopo 7 anni dal delitto, a effettuare sopralluoghi in una casa in cui sono passate ormai centinaia di persone, in cui gli stessi consulenti della difesa hanno ricostruito falsi indizi, in cui non può esserci più un oggetto o una superficie fatta salva da contaminazioni di ogni genere. Questo è l'aspetto forse più criticabile delle politiche criminali in Italia, i media riservano un'attenzione quasi morbosa ai fatti di cronaca nera, alle tecniche e procedure di analisi e indagine, ai personaggi e alle storie che stanno dietro gli episodi violenti ma manca nella concretezza un reale e serio approccio al crimine, un unico e standardizzato protocollo di intervento che non faccia ricadere gli operatori nei grossi e grossolani errori che abbiamo potuto evidenziare anche nel caso Nadalini. Lo stesso Reparto Indagini Scientifiche di Parma che negli ultimi anni ha ricevuto il plauso dell'opinione pubblica fino a diventare protagonista di una serie televisiva nella realtà ha dimostrato come ancora tanto ci sia da fare in Italia per migliorare le tecniche investigative e dare maggiore competenza agli esperti di criminalistica. Nel solo caso Nadalini il RIS ha raccolto prove parziali e incomplete, ha indirizzato le indagini e non ha certamente rispettato il protocollo da utilizzare nell'analisi di una scena del crimine. Sarebbe quindi auspicabile che chi si occupa di crimine in Italia, dai livelli più bassi dei singoli operatori fino a chi decide delle politiche criminali, focalizzasse l'attenzione sulle vere e concrete necessità che vengono dal lavoro sul campo piuttosto che sull'immagine e sulla pubblicità che si ottiene partecipando a programmi televisivi e a interviste sui giornali. Se così fosse avremmo reparti realmente addestrati per un pronto e impeccabile sopralluogo sulla scena del crimine, una certezza delle prove raccolte che certamente gioverebbe all'immagine della giustizia, già oggi così penalizzata dal fenomeno della lungaggine dei processi e dell'incertezza della pena Sarebbe necessaria una figura esterna alle singole pattuglie di pubblica sicurezza con una competenza tecnica più generale e che potesse valutare nell'insieme l'attività delle diverse figure, medici legali, biologi, psicologi e psichiatri, forze dell'ordine. Tale ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 professionista, intervenendo per primo sulla scena del crimine insieme ai reparti scientifici, potrebbe avere una visione d'insieme delle prime indagini da effettuare e coordinare le diverse specialità senza sovrapposizioni o mancanze nell'intervento. Purtroppo in Italia ancora manca una scelta di intervento di questo tipo ma è quanto di più auspicabile si possa pensare per poter dare finalmente una svolta alle attività di pubblica sicurezza e indirizzare la giustizia verso un percorso di crescita che vada sempre più incontro alle esigenze del cittadino, facendolo sentire parte di un sistema che affronta con professionalità i pericoli e i soprusi che egli deve sopportare ogni ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 CONCLUSIONI E RINGRAZIAMENTI
Non è stato facile accostarsi alla storia di Matteo. Ciò innanzitutto per la sofferenza che è insita in tutta la vicenda, la sofferenza di una famiglia che deve affrontare un figlio a suo modo disabile, la sofferenza di combattere ogni giorno per avere una vita normale e serena. Poi il dolore di un omicidio, efferato, privo di qualsiasi scopo o giustificazione. E infine il processo, le accuse, i titoli sui giornali, una vita da ricominciare. Non è stato facile per la mia formazione giuridica che spera di vedere realizzata nella realtà la purezza e la correttezza della norma, desidera che ogni tassello vada al posto che gli è destinato, senza ammettere la possibilità di un errore o di un'incertezza. Nonostante questo ho intrapreso questo percorso che mi ha arricchito non solo dal punto di vista professionale ma soprattutto dal punto di vista umano. Naturalmente non posso sapere qual è la verità sulla fine di Matteo. Ho esaminato atti, fotografie, testimonianze, riprese video della scena del crimine, consulenze e perizie. Ho letto l'opinione di grandi specialisti e mi sono confrontata con il pensiero dei diretti interessati, i genitori di Matteo. La verità forse appartiene solo a loro, o forse non gli apparterà mai. L'unica cosa di cui sono certa è che sarebbe bello e importante, per Matteo e per gli altri come lui, che la giustizia italiana si occupasse con più attenzione delle sue ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009 Ringrazio Paola e Roberto, per avermi permesso di raccontare la loro storia. Ringrazio le Avv. Miria Ronchetti e Verena Corradini per avermi fornito il loro aiuto professionale estremamente prezioso. Ringrazio la mia famiglia per essermi stata sempre vicina e aver supportato, e sopportato, questi anni di studio e di lavoro. Ringrazio Irene, Chiara e Agnese perché ogni giorno mi ricordano l'importanza di avere ancora ambizioni. Ringrazio Gian per tutte le volte in cui ha capito e anche per quelle in cui non lo ha ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES DOTT.SSA CHIARA BUCCHIGNOLI – SST IN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES - TERZO ANNO A.A. 2008 – 2009  ISOLA LORENZO, MANCINI FRANCESCO (a cura di), Psicoterapia cognitiva dell'infanzia e dell'adolescenza - FRANCO ANEGLI, 2003.  BALLERINI A., BARALE F., GALLESE V., UCELLI S., Autismo. L'umanità nascosta – EINAUDI, 2006.  FRITH UTA, L'autismo - Spiegazione di un enigma – LATERZA, 1996.  PIERLUIGI BAIMA BOLLONE, Medicina Legale – GIAPPICHELLI, 2002.  GIAN CARLO NIVOLI, Le madri che uccidono il proprio figlio – CAROCCI,  MASTRONARDI - VILLANOVA, Madri che uccidono - NEWTON COMPTON EDITORI, 2007. Sitografia
www.carabinieri.it www.gli-argonauti.org www.dirittoefamiglia.it www.wikipedia.org www.crimescope.com

Source: http://www.istituto-meme.it/pdf/tesi/bucchignoli-2009.pdf

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