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Franco Bonilauri - vincenza Maugeri
SINAGOGHE IN ITALIA
guiDa ai luoghi Del culto
e Della traDizione eBraica
sinagoghe in it
Bonilauri - Maugeri
• storia e tradizioni ebraiche • sinagoghe, musei ebraici, corredi cerimoniali
• itinerari storico-turistici • fotografie e schede dettagliate • indirizzi utili
Sinagoghe in italia
guida ai luoghi del culto e della tradizione ebraica
di Franco Bonilauri e Vincenza Maugeri
viaggi nella storia ®
TRIESTE
Casale M.
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FIRENZE urbino
ANCONA
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ROMA
PALERMO
REGGIO C.
PALERMO
Sinagoga di Soragna (Parma).
Sinagoghe in Italia
Sinagoghe in ItaliaGuida ai luoghi del culto e della tradizione ebraicaprima edizione settembre 2014
Mattioli 1885srl - Strada della Lodesana, 649/sxLoc. Vaio, 43036 Fidenza (Parma)tel. 0524.530383 - www.mattioli1885.com
Grafica e ImpaginazioneOfficine Grafiche MultimedialiVia del Torrione, 27 - 43122 Parma
Viaggi nella storia ®
by www.viagginellastoria.it
Testi: Franco Bonilauri e Vincenza Maugeri
Coordinamento collana Marcello Calzolari
Foto: Franco Bonilauri
Foto di copertina:Franco Bonilauri
Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, non è consentita senza la preventiva autorizzazione scritta dell'editore.
L'Editore si dichiara disponibile a riconoscere eventuali diritti relativi ad immagini di cui non fosse stato possibile rintracciare gli autori.
Viaggi nella Storia
Il concetto di sinagoga nasce con la prima diaspora del popolo ebraico, dopo la distruzione del primo Tempio di Gerusalemme, nel 587 a. E.V ad opera di Nabucodonosor. Nella Torah (Esodo, 25) troviamo il precetto di costruire un Luogo - il Tabernacolo del deserto - chiamato anche Ohel mo'ed, dove gli ebrei, oltre che a rivolgersi al Signore, attraverso i sacrifici quotidiani, ritrovavano in esso il luogo di incontro, di amministrazione po-litica, di cultura: il luogo di socializzazione.
Una volta entrati nella terra di Israele e proclamata Gerusalemme sua capita-le, re Salomone, mettendo in atto il progetto di suo padre re David, costruì il Bet ha miqdash - la casa del Santuario, dove venivano sì offerti i sacrifici al Signore, ma dove anche si svolgeva la vita sociale del popolo stesso.
Se il Santuario doveva essere unico nella sua specie e i sacrifici dovevano es-sere offerti soltanto in quel luogo, dopo la sua distruzione, gli ebrei vennero privati del luogo dove ritrovarsi durante la giornata, per svolgere la loro vita sociale, cultuale e culturale. Nasce così l'idea di creare un luogo, che non fosse sacro come il Tempio di Gerusalemme, ma la sua sacralità fosse dovuta al fatto che, in esso si riuniva la collettività ebraica.
Il termine bet ha keneset - casa dell'incontro, calzò perfettamente a questo scopo; poichè non essendoci in esso la sacrilità dovuta all'antico culto sa-crificale, la si ritrovava almeno nelle attività che venivano svolte in esso. Il termine "sinagoga" dal greco "luogo di incontro" è la traduzione esatta del termine ebraico. In una sinagoga, oltre che a pregare, gli ebrei e anche i non ebrei, si incontrano per studiare o semplicemente, per ritrovarsi dopo del tempo. Ogni sinagoga della diaspora è rivolta ad oriente - verso Israele - e in Israele è rivolta verso Gerusalemme. A Gerusalemme, tutte le sinagoghe sono rivolte verso il luogo dove una volta sorgeva il Tempio.
È chiaro che le sinagoghe che oggi conosciamo nel mondo rispecchiano una concezione posteriore alla distruzione del secondo Tempio, avvenuta al tem-po dell'imperatore Tito nel 70 d. E.V. ad eccezione di quella, i cui resti archeologici sono ancora visitabili, che si trova a Ostia Antica, nei pressi di Roma, e che non è rivolta verso Gerusalemme, poichè era già esistente prima della distruzione del secondo Tempio.
Sinagoghe in Italia
La sinagoga oggi come fu nel passato il Tempio di Gerusalemme, è il punto di riferimento per ogni ebreo, il quale la considera come il luogo ebraico sa-cro per eccellenza; tant'è che alcuni hanno denominato quel luogo "tempio" o addirittura "scuola tempio", indicandone così la doppia funzione originale.
Rav Alberto Sermoneta
La storia
Contratto matrimoniale (ketubah).
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ebrei in itaLia
La storia degli ebrei italiani incomincia a Roma, forse nel 300 a.C., ma le pri-
me tracce ufficiali della loro presenza risalgono al 168 a.C., quando la Giudea
chiede al Senato romano un'alleanza nella guerra contro i Seleucidi. Tra il
168 e il 139 a.C. Gerusalemme manda a Roma diverse ambascerie, e dietro
gli ambasciatori vengono i mercanti, gli artigiani, gli studiosi, i viaggiatori. A
loro si aggiungeranno, dopo il 63 a.C., i prigionieri di guerra fatti da Pompeo
nella campagna militare romana conclusa con l'occupazione di Gerusalemme.
Gli ebrei presenti in Italia intorno a quegli anni hanno in comune non tanto
una "nazionalità", concetto che doveva farsi strada nel mondo assai più tar-
di, quanto una religione. Osservanti di precetti rigorosi hanno usi e costu-
mi, diversi da quelli romani: ad esempio, l'osservanza del sabato, sacro agli
ebrei, che include tra gli obblighi anche quello di non effettuare alcun lavoro.
Tuttavia gli ebrei s'inseriscono bene nella società romana, offrendo sostegno
politico a Giulio Cesare, che ricambia questa simpatia, e che quando assume
il potere riconosce alla comunità ebraica il diritto di osservare liberamente i
precetti religiosi e di seguire le norme alimentari rituali.
Un cambiamento nella vita della comunità ebraica italiana si produce nel 70
d.C., quando la Giudea perde la sua sovranità. Gerusalemme ribelle è rasa al
suolo dalle legioni di Tito e il Tempio è distrutto. I prigionieri affluiscono a
Roma a migliaia. Quando insorgono le prime dispute tra gli ebrei-cristiani
(i primi adepti della nuova religione sono raccolti più tra gli ebrei che tra i
pagani) e gli ebrei-ebrei, i disturbi provocati all'ordine pubblico provocano
l'espulsione da Roma dei primi e dei secondi, senza distinzione. Se già con
Diocleziano la "carta dei privilegi" di Cesare viene un po' alla volta disat-
tesa, dopo Costantino Roma monoteista e cristiana non può tollerare tutte
le credenze, perché la nuova religione diventa l'elemento politico unificante
dell'impero. Incomincia così il lungo calvario degli ebrei nei secoli.
Oltre che a Roma, forti comunità ebraiche sono presenti un po' ovunque e
specialmente nel Meridione, a Pompei, a Capua, a Fondi, nelle Puglie, in
Calabria e in Sicilia. Le prime discriminazioni contro gli ebrei sono adottate
dall'imperatore Costantino, che vieta le conversioni all'ebraismo e proibisce
agli ebrei di avere schiavi cristiani. La propaganda antiebraica porta imman-
cabili conseguenze. Viene data alla fiamme una sinagoga a Tortona, in Pie-
monte, poi, nel 368, una a Roma e un'altra ad Aquileia. Nel 476, quando
cade l'Impero Romano d'Occidente, gli ebrei si trovano sparsi in tutta Italia,
a Bologna, Ferrara, Trieste, Torino, e in molti centri minori. Le invasioni
barbariche – Visigoti, Vandali, Unni – costituiscono per ebrei e non ebrei
motivo di sofferenze. Gli Ostrogoti, con il re Teodorico riesce, a cavallo tra il
400 e il 500, a stabilire un certo equilibrio tra la sua gente vittoriosa e quella
Sinagoghe in Italia
Roma, sull'Arco di Tito è raffigurato il corteo trionfale e il bottino razziato dal Tempio di Gerusalemme
italica dominata. Anche per gli ebrei sono decenni di relativa tranquillità, perché Teodorico ridimensiona il potere dei vescovi. Alla sua morte l'Ita-lia diventa di nuovo campo di battaglia. Nel 600 gli ebrei lasciano il regno Franco-Longobardo del nord, spostandosi verso centri di potere del sud, dove la presenza numerosa di principati, ducati, città libere rende più sicure le comunità ebraiche che vi si formano. Il Mezzogiorno d'Italia è affacciato sul Mediterraneo, i suoi contatti con i paesi rivieraschi sono più fitti, gli scambi mercantili sono anche scambi culturali. Per quattro secoli vi si sviluppa una florida vita ebraica. Il dominio arabo in Sicilia è assai liberale e l'unica mi-sura restrittiva disposta nei confronti degli ebrei è un segno giallo sulle vesti. Quello normanno consentirà agli ebrei di condurre una vita relativamente normale e di espandersi socialmente e culturalmente, inserendosi nel tessuto sociale circostante. Ovunque si estende la potenza dei Normanni, gli ebrei hanno scuole, sinagoghe, botteghe artigiane. La loro arte di fabbricare e di-pingere stoffe e sete si estende all'estero. L'uso della lingua ebraica facilita i contatti con i correligionari di altri paesi, e quindi i traffici marittimi. L'ele-mento ebraico costituisce una spinta importante allo sviluppo economico dei dominî normanni.
Intorno al XIV secolo, spinti da decreti vessatori, da frequenti aggressioni e saccheggi, molti ebrei lasciano l'Italia per cercare rifugio provvisorio al di là delle Alpi, da dove per le stesse ragioni altri ebrei compiono il cammino inverso. Nel 1348 si abbatte sull'Europa una terribile epidemia di peste, che ver-rà ricordata come la Morte Nera. Gli ebrei vengono accusati di esser-ne gli "untori" e di voler uccidere tutti i cristiani. L'Italia è relativamente al riparo da questa ondata di follia, e diventa sempre più rifugio per mi-
Viaggi nella Storia
gliaia e migliaia di ebrei, che si concentrano ora in Lombardia, nel Tren-tino, in Piemonte, nel Veneto, in Emilia, dove devono pagare un "di-ritto di residenza", portare un segno distintivo, subire altre restrizioni. Alla metà del XV secolo, l'Italia è divisa in una serie di piccoli Stati. Vi è il Ducato di Savoia, con capitale Torino, entro la cui orbita si muovono altri tre feudi: Saluzzo, Asti e il Monferrato. Tutti e tre vedono un progressivo afflusso di ebrei che costituiscono altrettante comunità. A Venezia s'insedia una comunità ebraica cosmopolita che avrà un ruolo rilevante nello sviluppo della Repubblica, anche se è proprio qui, a Venezia, che nasce il primo ghetto. Altri centri ricchi di storia e di cultura ebraiche sono Mantova, Modena e Ferrara. A Firenze, sotto le sue Signorie, si sviluppa una intensa attività ebrai-ca, specie nel settore bancario.
Con il peggiorare delle condizioni degli ebrei in Spagna, fino alla definiti-va cacciata, anche gli ebrei siciliani, calabresi e napoletani vedono volgere al termine un plurisecolare periodo di tolleranza e di relativa tranquillità. La scoperta dell'America nel 1492 coincide con l'espulsione, decretata dai so-vrani spagnoli Ferdinando e Isabella, di tutti gli ebrei dalla Spagna e da tutti i dominî spagnoli, Sicilia inclusa. A tutto il 1492 sono almeno 200.000 gli ebrei espulsi dalla Spagna e 40.000 dalla Sicilia, dove finisce così una presen-za durata quindici secoli.
Nel XVI secolo il Rinascimento si diffonde in tutta Europa e oltralpe assume anche il carattere di contestazione e rivolta contro la Chiesa romana.
È la Riforma, sarà lo scisma. I cristiani non sono più solo cattolici e i conte-statori diventano "protestanti". La metà del Cinquecento segna per gli ebrei un drastico cambiamento. La Riforma induce il papato a un generale irrigi-dimento. È la Controriforma.
Alcune conseguenze le conoscono nel 1555 in Italia gli ebrei, per i quali la Controriforma ha un nome: la bolla Cum nimis absurdum emessa dal papa
Sinagoghe in Italia
Paolo IV il 15 luglio. In essa si dice che "è assurdo e sconveniente al massi-mo grado che gli ebrei, che per loro colpa sono stati condannati da Dio alla schiavitù eterna, possano, con la scusa di essere protetti dall'amore cristiano e tollerati nella loro coabitazione in mezzo a noi, mostrare tale ingratitudine verso i cristiani da oltraggiarli per la loro misericordia e da pretendere domi-nio invece di sottomissione". Questi ebrei, si legge ancora, osano "vivere in mezzo ai cristiani" e perfino "nelle vicinanze delle chiese", si vestono come gli altri, senza perciò potersi fare riconoscere, comprano case, assumono balie cristiane, insomma, commettono questi e "numerosi altri misfatti a vergogna e disprezzo del nome cristiano".
La bolla papale impone agli ebrei di abitare in una o più strade, dove non ci sia possibilità di contatto con i cristiani: è l'istituzionalizzazione del ghetto. Gli uomini sono obbligati a portare un berretto che li distingua; le donne un velo o uno scialle, sempre con caratteristiche tali da rendere subito nota la loro identità. Ogni contatto con i cristiani, di lavoro o di amicizia, è vietato. Col succedersi dei papi, le condizioni di vita imposte agli ebrei non mutano. La politica della Chiesa ha conseguenze negative anche negli Stati che non sono direttamente dominati dal papato.
Con la Rivoluzione francese, esportata anche in Italia, gli ebrei italiani fan-
La lingua ebraica
semantico. Come quello arabo, l'alfa-
L'ebraico è una lingua che è stata beto ebraico non trascrive le vocali, se
parlata ininterrottamente per circa non sotto forma di piccoli segni posti al
tremila anni, ed è stato l'elemento cul- di sopra, al di sotto o all'interno delle
turale di maggiore importanza che consonanti. Il sistema di trascrizione
ha permesso il mantenimento di una delle vocali, detto nikud, "puntatu-
omogeneità dell'ebraismo nel mondo. ra", fu inventato a Tiberiade nel VII
I documenti principali della cultura secolo allo scopo di fungere da ausilio
ebraica, come la Bibbia e la Mishnah, mnemonico nella lettura della Bibbia.
sono stati scritti in ebraico. L'ebraico I segni del nikud, oggi comuni, di soli-
viene utilizzato nella preghiera, nella to non vengono utilizzati negli scritti
lettura della Bibbia, ma anche nelle contemporanei.
opere di letteratura e di filosofia e nella La tradizione ebraica afferma che le
vita di tutti i giorni.
ventidue lettere dell'alfabeto ebraico
L'ebraico è una lingua semita e si non sono segni arbitrari e secondo la scrive da destra a sinistra; il suo al- Cabbala erano preesistenti alla stessa fabeto è composto da ventidue lettere creazione del mondo. Ognuna di esse e sono tutte consonanti. Caratteristi- è uno strumento attraverso il qua-ca dell'ebraico, come delle altre lingue le un intero settore della creazione fu semitiche, è la radice: un morfema di- formato e fatto. Tramite opportune scontinuo in genere tri- o quadricon- combinazioni di lettere Dio emanò, sonantico, dal quale vengono derivate creò, formò e fece ogni cosa che esiste nei parole riconducibili a uno stesso campo mondi spirituali e materiali.
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no il loro ingresso nella vita pubblica del paese. Occupati gli Stati pontifici, imposta a Roma una Repubblica retta da patrioti italiani liberali, i francesi favoriscono una Costituzione (20 marzo 1798) che garantisce a tutti i citta-dini e a tutti i culti eguaglianza di trattamento da parte dello Stato. Gli ebrei accolgono con entusiasmo l'ingresso dei francesi in Italia, ma restano pru-denti, quasi presaghi che alla Rivoluzione e a Napoleone sarebbe succeduta la Restaurazione. E con la Restaurazione molte delle antiche costrizioni.
Con il Congresso di Vienna del 1814/15 lo status quo ante è ripristinato e in Italia la condizione ebraica torna, segnatamente nello Stato pontificio, al punto in cui si trovava nel XVIII secolo. Con la parziale eccezione del-la città di Livorno dove il granduca di Toscana incoraggia l'afflusso degli ebrei, garantendone la sicurezza con un decreto noto come la "Livornina". Anche in Piemonte tornano i ghetti, ma l'espansione economica ebraica negli anni di libertà ha creato situazioni di fatto difficilmente reversibili. Nel Lombardo-Veneto ma anche in Toscana, a Parma, a Modena, a Mantova, gli ebrei possono studiare e laurearsi. A partire dalla metà dell'Ottocento la storia degli ebrei italiani si lega sem-pre di più con la storia d'Italia e non può meravigliare il fatto che gli ebrei partecipino ai moti risorgimentali. I patrioti italiani, come Mazzini e Cat-
Ed è per questo che la tradizione lato dai sefarditi, cioè dagli ebrei di ebraica attribuisce al proprio alfabeto origine spagnola, o il giudeo-tedesco o un valore spirituale ed etico che non yiddish diffuso tra gli ebrei ashkena-si riscontra in nessuna altra lingua. ziti, quelli cioè dell'Europa centrale e Il fatto di poter convertire le lettere in orientale. numeri e viceversa ha portato, nella La lingua ebraica cominciò a risorgere mistica ebraica, all'importante metodo con il movimento sionista. Il principa-interpretativo chiamato "ghematria", le fautore della sua rinascita fu Eliezer dove si cercano relazioni tra parole e ben Yehuda (1858-1922). Trasferitosi nomi della Bibbia, correlandone i va- dalla Lituania in Palestina, intro-lori numerici e viceversa.
dusse l'ebraico nella sua casa, ren-
Ogni lettera possiede una forma, un dendo quotidiano l'uso di una lingua nome e un valore numerico: ognuno di morta e destinata allo studio dei testi questi tre elementi può venir studiato sacri. Imitato da una cerchia di ami-su piani diversi, ogni lettera diventa ci e conoscenti, diede così origine alla quindi uno strumento di meditazione, rinascita della lingua ebraica che fu contenente l'insegnamento morale o progressivamente usata dalle diverse pratico che ne deriva.
e differenti ondate migratorie, che dai
Nel corso dei secoli, nelle diverse aree primi del '900 giungevano in Palesti-di residenza degli ebrei si sono svilup- na. Caso unico nella storia umana, l'e-pati dialettici ebraici locali, diventati braico è tornato ad essere lingua viva talvolta complesse realtà linguistiche, e in continua trasformazione, ed è oggi come il giudeo-spagnolo o ladino, par- la lingua ufficiale dello Stato d'Israele.
Sinagoghe in Italia
taneo, tendono all'abbattimento
di un mondo chiuso, reazionario,
antisemita. È proprio Catta-
neo a denunciare l'insostenibile
condizione ebraica, anche se nel
Regno di Sardegna alcune delle
conquiste civili degli ebrei re-
stano acquisite con lo Statuto
Albertino. Alle campagne che
Garibaldi conduce nel 1848 e
nel 1849 partecipano duecen-
to ebrei, e quando a Torino
le responsabilità di governo
sono affidate a Camillo Ben-
so conte di Cavour, questi
si avvale dell'opera di con-
siglieri e amici ebrei, come Ottolenghi, Todros, Vitta,
Leonino. Segretario partico-
lare di Cavour è un altro ebreo, Isacco Artom, mentre a
dirigere il giornale governativo di Torino, L'Opinione, è chiamato Giacomo Dina. Nel 1870 c'e la presa di Roma da parte dei bersaglieri: l'ultimo ghetto d'Europa è abbattuto. La Chiesa cattolica cessa di essere una potenza tempo-rale. L'Italia unita porta agli ebrei libertà e uguaglianza. Nel corso dei secoli gli ebrei non hanno mai smesso di produrre cultura. Dal filosofo, medico e astrologo Shabbathai ben Avraham Donnolo, vissuto nel X secolo nel Mezzogiorno, al pugliese Achimoaz da Oria, che nel 1054 ha lasciato una preziosa Cronaca, agli anonimi estensori del dotto Sefer Josipon, è lunga la lista degli ebrei illustri: i grandi stampatori, come i Soncino, come Avraham di Chaim de' Tintori, da Pesaro, o il mantovano Avraham Conat; i medici come i Portaleone da Mantova, i filologi come Azaria de' Rossi; i commediografi come Leone de' Sommi Portaleone; imusicisti come Salomo-ne de' Rossi.L'abitudine a leggere, scrivere e studiare agevola l'integrazione con la cultura circostante. Alla fine del XIX secolo gli ebrei costituiscono il 6 per cento del corpo insegnante universitario. Già nel 1871, all'indomani della presa di Roma, la Camera dei Deputati conta undici ebrei ed è ebreo, tra il 1907 e il 1913, il sindaco di Roma Ernesto Nathan. E sono gli ebrei di Trieste ad assumere un ruolo di rilievo nel movimento irredentista e nella cultura italiana, il cui simbolo triestino è Italo Svevo.
La guerra mondiale del 1914/18 vede anche gli ebrei italiani al fronte. Dopo il conflitto, in un clima di confusione e disordini, nel 1922 nel paese s'impone il fascismo, che si presenta come un movimento antisemita, ma i pochi teorici dell'antisemitismo, come Paolo Orano e Giovanni Preziosi, vi aderiscono su-bito. Nemmeno Mussolini si era sottratto a un certo antisemitismo popolare.
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Il primo sospetto del fascismo sui sentimenti degli ebrei nasce alla fine del 1931, quando i docenti universitari sono chiamati al giuramento di fedeltà al regime. Su oltre mille professori, solo dodici rifiutano di prestare giuramento. Tra questi cinque sono ebrei: Giorgio Errera, Giorgio Levi della Vida, Vito Volterra, Mario Carrara e Fabio Luzzatto. Nel 1938 la campagna antisemita riprende più virulenta e brutale. Il 7 settembre il governo emana il primo decreto contro gli ebrei: quelli stranieri, entrati nel paese dopo il 1919, do-vranno andarsene. Poi il regio decreto del 17 novembre vieta "il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza" e stabilisce che gli ebrei non possono "prestare servizio militare in pace e in guerra; essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate interessanti la difesa della nazione (…) e di aziende di qualunque natura che impieghino cento o più persone, né di avere di dette aziende la direzione, né assumervi comunque l'ufficio di amministratore o di sindaco; essere proprie-tari di terreni che in complesso abbiano un estimo superiore a lire cinquemila; essere proprietari di fabbricati urbani che in complesso abbiano un imponi-bile superiore a lire ventimila". Gli ebrei sono esclusi "con effetto immediato" dalle occupazioni che dipendono da "Amministrazioni civili e militari dello Stato", dalle organizzazioni del partito fascista, da tutte le amministrazioni pubbliche, dalle banche e dalle aziende di assicurazione. E naturalmente tutti, docenti e discenti, dalle scuole del Regno.
Successivamente saranno ritirate le licenze commerciali e artigiane, e le libere professioni. Una parte della comunità ebraica italiana (forse 4/5000 persone) lascia il paese, ma il grosso resta. Oltre a tutti gli altri provvedimenti, gli ebrei subiscono anche umiliazioni. Non possono avere apparecchi radio, né
Roma, una raffigurazione dell'antico ghetto al portico d'Ottavia.
Sinagoghe in Italia
frequentare luoghi di villeggiatura e di cura. Taluni esercizi commerciali esi-biscono la scritta "Vietato l'ingresso agli ebrei".
Il 10 giugno 1940 l'Italia entra in guerra a fianco della Germania, ma anno dopo anno matura il disastro, tanto che nel settembre del 1943 deve arrender-si. Nei primi giorni dell'invasione tedesca alcune migliaia di ebrei fuggono in Svizzera, altri passano la confusa linea del fronte e raggiungono il sud d'Italia già liberato. Altri ancora, specie i più giovani, finiscono per raggiungere le formazioni partigiane. Molti cercano di nascondersi. Ma un gran numero non ce la fa. Gli ebrei del vecchio quartiere ebraico di Roma, l'antico ghetto, sono colti di sorpresa dalla razzia del 16 ottobre 1943: 2091 verranno cattu-rati e deportati ad Auschwitz.
In tutta Italia (comprese le isole dell'Egeo) vengono deportati tra il 1943 ed il 1945 oltre 8500 ebrei. Ne torneranno poche centinaia.
Roma è liberata il 4 giugno del 1944, ma bisogna aspettare fino al 25 aprile del 1945 perché le forze anglo-americane costringano alla rotta finale i tedeschi. Gli ebrei d'Europa superstiti si aggirano come fantasmi tra rovine morali e materiali. Quelli italiani si contano. Da questo momento, così come avviene per il resto del paese, anche per l'ebraismo italiano incomincia la ricostruzione. Una nuova Intesa con lo Stato è firmata dall'Unione delle Comunità Ebrai-che Italiane nel 1987. In applicazione all'art. 8 della Costituzione rinnova il
il calendario ebraico
con le stagioni cui si riferiscono e di far
Il calendario ebraico è sia lunare cadere la festa di Pesach (Pasqua) in che solare (luni-solare) ed è compo- primavera e la festa di Sukkoth (festa sto da dodici mesi: Nissan, Iyyar, della capanna) in autunno. Sivan, Tammuz, Av, Elùl, Tishrì, In passato, i mesi erano designati solo Cheshvàn, Kislèv, Tevet, Shèvat e con i numeri e così sono indicati nella Adàr.
Torah ("nel settimo mese…"). I nomi
Le festività, i mesi e le date sono de- attualmente in uso, di origine babi-terminati dalle fasi lunari, mentre le lonese, furono adottati dagli ebrei al stagioni sono basate sulla rivoluzione loro ritorno a Siòn dopo la cattività della terra intorno al sole. Poiché vi babilonese (fine VI secolo a.C.). È uso è una discrepanza di poco più di un- anche associare a ogni mese una co-dici giorni fra i 354 giorni dell'anno stellazione e una delle dodici tribù di lunare e i 365 giorni dell'anno solare, Israele.
sette volte ogni diciannove anni viene Il giorno ebraico tradizionalmente ha intercalato un anno di 13 mesi. E dun- inizio prima del tramonto e termina il que nell'arco di 19 anni, il calendario giorno seguente con la comparsa delle ebraico incorpora sette anni embolismi- stelle. Nella settimana, il giorno più ci, cioè allungati di un mese; tale mese importante è lo Shabbathh, il sabato. si aggiunge dopo Adàr ed è detto Adar Capomese, Rosh Chodesh, è il primo scenì o Va-Adàr (secondo Adàr). Ciò giorno del mese: corrisponde alla luna consente di far coincidere le festività nuova e ha un carattere fausto.
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precedente accordo e lo rende più compatibile con la sensibilità democratica. Anche i rapporti con la Chiesa registrano cambiamenti. A rompere certi pre-giudizi antiebraici è per primo papa Giovanni XXIII. La dichiarazione No-stra Aetate, al Concilio Vaticano II del 1965, "riabilita", poi, il popolo ebraico dall'accusa di "deicidio". Le nuove direttrici della Chiesa saranno clamorosa-mente portate all'esterno da un altro papa, Giovanni Paolo II, che il 13 aprile del 1986 si reca in visita al Tempio Maggiore di Roma. L'evento è senza precedenti. Mai, in tutta la storia, un pontefice aveva varcato la soglia di una sinagoga. Dopo il gesto e le parole di Giovanni Paolo II ai "fratelli maggiori" ebrei, la strada della revisione critica della Chiesa sembra irreversibile.
Oggi gli ebrei italiani iscritti alle 21 Comunità del paese sono meno di 30.000 su una popolazione di 57 milioni. Quasi la metà vivono a Roma, meno di 10.000 a Milano. Gli altri sono sparsi in Comunità definite "me-die" (Torino, Firenze, Trieste, Livorno, Venezia) o "piccole". Le varie Co-munità, ognuna delle quali retta da un Consiglio eletto dagli iscritti, sono riunite nell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha sede a Roma e le rappresenta nei rapporti con il Governo e con le Istituzioni pubbliche. L'Unione provvede poi al coordinamento delle esigenze cultu-rali e cultuali delle comunità ebraiche e al sostegno di quelle più piccole. Malgrado i molti problemi, malgrado la crisi demografica, l'ebraismo italiano
L'anno comincia con il mese di Tishrì, Gli impulsi spirituali dell'ebreo, legato il cui inizio coincide solitamente con la al suo popolo e alle sue tradizioni, sono metà di settembre, poiché in tale mese, racchiusi tra solide barriere temporali.
secondo la tradizione ebraica, è stato Il calendario ebraico comprende cin-creato il mondo; infatti, da un pun- que feste maggiori di origine biblica: to di vista teologico, per la religione le tre feste del pellegrinaggio o feste del ebraica il tempo inizia con la Crea- raccolto, Pesach, Shavuot e Sukkoth, zione (bereshit, cioè "in principio). associate all'Esodo dall'Egitto, e le fe-L'anno 2014 è il 5775 del calendario ste penitenziali di Rosh ha-shanah e ebraico.
Yom Kippur. Chanukkàh e Purim
L'anno ebraico è scandito da varie ri- rappresentano invece le più impor-correnze che ricordano gli eventi che tanti feste minori che non hanno una si sono succeduti dalla creazione e che diretta origine mosaica.
caratterizzano la storia degli ebrei Per le feste maggiori valgono i divieti all'interno delle storie del mondo.
propri dello Shabbathh, ma è permes-
Le principali ricorrenze ebraiche sono so il lavoro che serve alla preparazione poi strettamente correlate con le sta- del cibo e l'uso del fuoco, eccetto che nel-gioni, poiché introducono significati lo Yom Kippur. Lo scopo di uno yom storico-memoriali su una base legata tov, cioè di un "giorno buono", è quello ad antiche feste agricolo-stagionali. di gioire dei piaceri del mondo di Dio Nell'anno si alternano gioia e tristez- e di concentrarsi nella preghiera e nello za, allegria e gravità, lavoro e riposo. studio.
Sinagoghe in Italia
resta vivo e vivace e rappresenta, in seno alla società circostante, un elemento
di stimolo, di riflessione e di confronto.
dal tempio alla sinagoga
Sinagoga è il termine greco che traduce l'ebraico Bet ha-keneset, e Bet ha-midrash, cioè "casa dell'assemblea" e "casa dell'interpretazione"; è un ambiente o un edificio nel quale si svolge il culto e lo studio dei testi sacri. Le prime sinagoghe risalgono ai tempi dell'esilio babilonese, quando Nabu-codonosor, re di Babilonia, nel 587 a.C. fece distruggere il Tempio di Geru-salemme (Bet ha miqdash), fatto costruire da re Salomone (X secolo a.C.), era descritto nel Libro dei Re come meravigliosa costruzione e centro della antica vita politica e religiosa ebraica. Dopo l'esilio babilonese, il Tempio venne ricostruito nel 515 a.C. Il secondo Tempio fu distrutto dai romani durante la seconda guerra giudaica sotto il comando di Tito nel 70 d.C.: ciò significò la fine del culto ivi praticato e l'estinzione delle funzioni sacerdotali ad esso legate. Le sinagoghe divennero il fulcro della vita ebraica e assunsero una funzione decisiva per la sopravvi-venza dell'identità spirituale del popolo ebraico nella dispersione. Va sottolineato che la sinagoga è altra cosa dal Tempio (anche se nel XIX secolo ha assunto impropriamente questo nome): il Tempio era la casa di Dio (così l'aveva concepito Salomone, il suo primo costruttore), la sinagoga è piuttosto la casa della comunità, luogo in cui essa si riunisce in nome di Dio. Il Tempio era il luogo delle funzioni sacerdotali e dei sacrifici liturgici, mentre la sinagoga non è abilitata ad alcuna funzione sacerdotale: nella sinagoga il
Studio del Talmud.
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Una raffigurazione del Tempio di Solomone.
rabbino, maestro di Torah, ha sostituito il sacerdote consacrato e la preghiera
ha sostituito interamente il sacrificio.
In seguito alla diaspora, la sinagoga rappresentò per gli ebrei dispersi nel
mondo, oltre che il luogo della preghiera collettiva, dello studio e della di-
scussione, anche un elemento fisico ideale della propria identità. La sinagoga
assunse dunque un valore fondamentalmente sacro ed è per questo motivo
che fu anche denominata Miqdash Me'at, riprendendo così una caratteristica
del Tempio di Gerusalemme (Miqdash), cioè la sacralità del luogo, e Me'at
(poco) o piccolo, in quanto era una sacralità minore rispetto al santuario per
eccellenza, ed ecco perché viene tuttora chiamata più comunemente dagli
ebrei Tempio.
Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, gli ebrei, da ogni parte del
mondo, indirizzano le proprie preghiere verso Israele: per questo motivo tutte
le sinagoghe della diaspora sono rivolte verso quel Paese, quelle di Israele
sono rivolte verso Gerusalemme e quelle di Gerusalemme sono rivolte verso
il Muro Occidentale, presso il quale sorgeva il Tempio. Questo gesto vuole
essere un segno forte di unione di tutti gli ebrei, come il Tempio stesso era il
simbolo che serviva a mantenere unito il popolo.
A partire dal III secolo, le sinagoghe furono decorate con affreschi e mosaici,
senza che vi fossero mai immagini di Dio, in osservanza al secondo comanda-
mento. Infatti, nella sinagoga si pratica un culto senza immagini e l'iconogra-
fia delle sinagoghe dell'antichità presenta un mondo simbolico che condivide
i suoi temi con la cultura antica che lo circonda e, nel contempo, propone
immagini e simboli tratti dalla propria storia e tradizione. Né il principio
aniconico del Decalogo ("Non ti farai alcuna immagine.") è stato sempre
inteso in senso assoluto: il divieto non riguarda infatti l'immagine in quanto
tale, ma l'adorazione dell'immagine in quanto atto idolatrico. Lo si vede già
Sinagoghe in Italia
sefer torah e l'arte del sofer La scrittura del rotolo è disposta in co-
La Torah (insegnamento) rappresenta lonne verticali, una accanto all'altra.
la più viva e autentica testimonianza Non si possono correggere le consonanti
di quella legge acquisita sul Monte Si- che denominano il Signore, se l'erro-
nai che ha garantito la sopravvivenza re c'è, bisogna scartare l'intero foglio.
millenaria del popolo ebraico. La legge Quando il lavoro del sofer è concluso,
ebraica impone che il Sefer Torah, con- i fogli di pergamena vengono cuciti
tenente il testo dei primi cinque libri insieme utilizzando un filo ricavato
della Bibbia (Pentateuco), venga scritto dal tendine di un piede di un animale
a mano e ci siano una serie di norme kashèr; infine, il foglio iniziale e quel-
molto precise, che vanno dalla scelta del- lo finale vengono fissati a due aste di
la pelle conciata appositamente per que- legno provviste di manici che servono
sto scopo, all'uso di un particolare tipo per aprire e scorrere il rotolo.
d'inchiostro, all'uso della penna d'oca.
Un testo sacro, nel momento in cui di-
Chi vuole diventare sofer, cioè scri- venta inservibile (pasul) perché con-ba rituale, di solito apprende le regole tiene tanti errori o perché è cancellato da un altro scriba esperto, sottostando al punto che le lettere non sono più ri-ad uno shimush (apprendistato), in conoscibili e dunque diventa inutiliz-quanto sarebbe impossibile diventare zabile per la lettura pubblica in sina-uno scriba senza alcuna pratica reale; goga, viene messo in un luogo chiamato dopo di che si viene sottoposti a un esa- ghenizah al sicuro dall'incuria. A que-me che può essere effettuato da persone sti rotoli rimane una sacralità che va che sono state in passato abilitate o da preservata. Quel luogo può essere una rabbini che hanno avuto l'autorizza- casa, una sinagoga o anche una scuo-zione. Vengono verificate sia le compe- la. Di tanto in tanto quel luogo viene tenze tecniche che le qualità etico mo- svuotato e i frammenti seppelliti in un rali per potere svolgere questo lavoro. cimitero ebraico vicino a un sepolcro di Per diventare sofer bisogna essere un un saggio, di un rabbino. Nella tradi-ebreo adulto.
zione vengono messi dentro a un coccio
Lo sofer si occupa di ricopiare i bra- e poi seppelliti. Non esiste un rituale ni del Sefer Torah, anche quelli che che accompagna l'esecuzione di questo vanno poi inseriti nella mezuzà e nei gesto, è il gesto stesso che è il rituale.
tefillin. Usa la penna d'oca o di tacchi- I rotoli più antichi che possediamo sono no, quindi di animale, oppure la penna tutti del Medioevo, anche se sono stati fatta con la canna di bambù o lacustre. ritrovati dei piccolissimi pezzi di te-L'inchiostro deve essere di colore nero, sti biblici nascosti nelle grotte del mar resistente al tempo ma non indelebile, Morto. Di recente, conservata presso la per potere apportare eventuali corre- Biblioteca Universitaria di Bologna è zioni (asportando l'inchiostro con una stata scoperta la più antica Torah fin lama metallica e pietra pomice), ed è qui conosciuta, nella forma tradiziona-preparato con una miscela di noce di le di rotolo in pergamena intera, risa-galla, gomma arabica, cristalli di solfa- lente al periodo compreso tra il 1155 e to di rame, aceto o alcool.
Viaggi nella Storia
nelle sinagoghe tardo antiche, come a Bet Alfa con le sue figure pavimentali a mosaico, o nella siriaca Doura Europos, ricoperta di affreschi bizantini con storie bibliche.
L'architettura sinagogale muta in base ai periodi storici e ai luoghi, confor-mandosi agli stili dominanti. Tuttavia si riscontrano in essa alcuni elementi costanti. La zona considerata più importante all'interno di una sinagoga è l'a-ron ha-kodesh, ossia l'armadio sacro, nel quale si ripongono i rotoli manoscritti del Pentateuco, la Torah, che costituiscono l'eredità scritta e immutabile della parola di Dio. L'aron, posto a Oriente, è il punto verso il quale tutti quelli che pregano sono rivolti. L'altro elemento importante è la bimá o tevà, una sorta di tribuna, dalla quale l'officiante, il Chazan, svolge ad alta voce la tefillà, cioè la preghiera, e legge la Torah. La bimá/tevà è solitamente posta al centro della sala, per trasmettere ai fedeli l'idea che la Torah appartiene a tutti: in tal modo la comunità partecipa dai seggi disposti in parallelo all'asse su cui bimá e aron ha-kodesh si allineano.
Si può trovare anche una disposizione trasversale dei seggi quando la bimá/tevà è collocata nella parte opposta all'aron: si crea così una specie di aula
il bar mitzvà in sinagoga
licamente di osservare la Legge con la
La tradizione ebraica ha voluto attri- mente e con il cuore, ed è chiamato sul buire importanza e solennità al giorno podio a leggere un brano della Torah: in cui un ragazzo, raggiunta la mag- è il riconoscimento che ha raggiunto la giorità religiosa, all'età di tredici anni maggiore età ed è entrato a far parte e un giorno diventa personalmente re- degli adulti. sponsabile dinanzi a Dio dell'osservan- Da questo momento in poi egli sarà con-za di tutti i precetti religiosi mitzvoth. tato nel minyan per recitare le preghiere La scelta di questa età è da ricercarsi in pubbliche.
alcuni brani della Torah, che descrivo- Durante la cerimonia il padre accompa-no momenti significativi della vita dei gna il figlio sul podio e recita a sua volta Patriarchi proprio quando questi ave- una benedizione di ringraziamento a vano tredici anni: Abramo a questa età Dio per aver fatto giungere il ragazzo respinge l'idolatria, divenendo il "padre a questo momento in cui diviene ebreo a di tutti i credenti".
tutti gli effetti.
La celebrazione in sinagoga del bar Le bambine vengono considerate mag-mitzvà (che significa "figlio del precetto") giorenni a dodici anni e un giorno e è preceduta da un'attenta e accurata pre- da questo momento hanno l'obbligo di parazione del giovane, che deve conosce- rispettare i precetti. Nessuna cerimonia re i precetti che sarà tenuto ad osservare rituale è riservata per questo giorno so-per tutta la vita.
lenne. Tuttavia, in tempi recenti, alcu-
Il giorno della cerimonia del bar mitzvà, ni rabbini hanno sentito la necessità di fissato il sabato successivo al suo comple- sottolineare anche per le bambine questo anno secondo il calendario ebraico, egli passaggio all'età adulta ed è nata così il mette per la prima volta i teffilin con bat mitzvà, cioè la maggiorità religiosa la cui applicazione s'impegna simbo- per le ragazze.
Sinagoghe in Italia
scolastica, dove la cattedra è posta in fondo e i banchi in modo laterale, per far sì che la voce del maestro sia ascoltata meglio. È per questo motivo che qualche secolo fa venne attribuito alla sinagoga il termine "Scola" o " Scola Tempio". Di norma, i seggi delle donne sono separati da quelli degli uomini grazie a una griglia o a un matroneo più elevato: un uso che varia nel tempo, a seconda del maggiore o minor rigorismo vigente.
Nel Talmud, cioè nella raccolta dei trattati rabbinici fondamentali redatti tra il I e il V secolo, è prescritto vi siano finestre e lampade, anche per il simbo-lismo spirituale della luce.
Dopo l'emancipazione, quando gli ebrei furono considerati cittadini di pari diritti, per mostrare la loro esistenza, nonostante i ripetuti tentativi di annien-tamento, costruirono grandi sinagoghe, paragonabili alle cattedrali cittadine. Per questo furono riprese, per la loro costruzione, piante di chiese con l'altare in fondo ed il pubblico dei fedeli dietro.
arte e architettura sinagogale
Degli edifici usati in epoca medievale dai gruppi ebraici che si stabilivano in nuovi luoghi e città della penisola italiana per "fare sinagoga" sono rimaste solo alcune tracce. Soprattutto nell'Italia del Sud, dove molti e diffusi erano gli insediamenti ebraici, non è inusuale imbattersi in vicoli e stradine deno-minate "della Sinagoga", "dei Giudei", "della Giudecca". Diverse e interessanti
Pagine della Torah e manina d'argento per seguire la lettura.
Viaggi nella Storia
le descrizioni di antiche strutture sinagogali, magari ancora esistenti, ma tra-sformate in chiese, per esempio a Trani, a Palermo e a Napoli. Le illustrazioni dei codici miniati sono le fonti iconografiche più attendibili per ricreare un'immagine di questi ambienti, che erano sostanzialmente strut-ture architettoniche semplici, senza divisioni assiali, con soffitti a cassettoni, talvolta con qualche decoro o arricchite con drappi di stoffa lungo le pareti. Gli arredi di culto, oltre ai banchi e agli armadi per i rotoli della Torah, erano costituiti essenzialmente da tessuti raffinati come copertura dei libri sacri, dei parokot per il decoro dell'aron e dei meillim per il rivestimento dei sefa-rim. Assai rari gli arredi sinagogali in legno finora conosciuti e databili ante-riormente al XVI secolo. Tra questi, preziose eccezioni sono l'aron ha-kodesh datato 1472, proveniente da Modena e ora al Musée d'Art et d'Historire du Judaisme a Parigi.
È ragionevole supporre che gli arredi sinagogali, in particolare gli àronot, fos-sero in sintonia stilistica con il resto della produzione artistica, anche di de-stinazione chiesastica, segno d'integrazione con le botteghe locali. Del resto, il rapporto con gli artigiani si doveva svolgere su di un piano di competenza e di confronto poiché, proprio per le loro attività commerciali, gli ebrei ave-vano una certa pratica e conoscenza degli oggetti di pregio, dell'arredo d'arte, dell'antiquariato. Occorre, tuttavia, portarsi al Cinquecento e all'epoca dei ghetti per poter parlare di strutture sinagogali più stabili e definitive delle precedenti. Esse erano edificate per lo più da maestranze cristiane, in quanto, com'è noto, gli ebrei erano preclusi da tali attività. Di certo i committenti da-vano le direttive e seguivano da vicino l'opera degli architetti e degli artigiani, onde evitare l'inserimento di elementi della tradizione artistica e simbolica cristiana certamente non graditi agli ebrei.
Sinagoghe in Italia
Le sinagoghe italiane si presentavano dunque all'interno come belle sale in stile prima rinascimentale poi barocco, più o meno simili a quelle dei palazzi pubblici e o nobiliari coevi; all'esterno, invece, problemi di sicurezza e norme restrittive delle autorità locali imponevano facciate anonime e assolutamente assimilabili al contesto urbano. Caratteristica comune era la posizione sopra-elevata, o comunque agli ultimi piani degli edifici che le ospitavano, secondo una delle poche e rare regole proposte da fonti talmudiche in tema di archi-tettura delle sinagoghe, che associa ascesa e sapienza, verticalità e sacralità. Il decoro dunque era tutto rivolto all'interno dell'aula sinagogale e non di rado si incaricavano architetti di fama: alle sinagoghe di Roma, le cosiddette Cinque
ad ornamento della torah
mediorientali. La proibizione assoluta
Ogni aspetto della vita ebraica è sog- e totalizzante s'impose con la nascita a getta alle mitzvoth, è cioè regolata Bisanzio del movimento iconoclasta, da precetti espressi nella halakhàh cresciuto parallelamente all'islamismo (l'insieme dei testi che costituiscono la che ugualmente nega ogni forma di normativa ebraica); nello stesso modo rappresentazione della figura umana.
anche l'espressione artistica diventa Nel tempo si sono così sviluppati una un'azione inutile se scissa da uno scopo serie di simboli entrati a far parte divino. L'arte trova la sua giustifica- del repertorio dell'arte cerimoniale zione nel legame che stabilisce con la ebraica: la palma (lulav), i melogra-Torah in base a quanto scritto nell'E- ni (rimmonim), il frutto del cedro sodo: "Questo è il mio Dio e io lo (etrog), la foglia di vite, l'anfora, le abbellirò" (15,2). Attraverso tale di- colonne del Tempio, gli strumenti mu-rettiva, l'arte ebraica viene a coincide- sicali (trombe, arpe e lire), lo "scudo di re quasi esclusivamente con un'arte di David" (magen David), oggi comu-tipo cerimoniale, cioè votata all'orna- nemente identificato con la stella di mento dei rotoli sacri e degli ambienti David, il candelabro a sette braccia sinagogali.
(menorah), il corno d'ariete (shofar)
Un altro aspetto che ha sempre condi- sono tutti elementi ricorrenti e riscon-zionato, ma non limitato, la produ- trabili nei rituali che accompagnano le zione artistica ebraica riguarda l'ido- feste e come motivi decorativi delle ar-latria: sulla base di quanto espresso dal genterie e degli arredi sinagogali an-secondo Comandamento, l'ebraismo di che della produzione artistica ebraica fatto proibisce la raffigurazione di Dio in Italia.
in qualunque forma. Nell'antichità La cosiddetta arte cerimoniale ebraica questo tipo di negazione delle raffigu- comprendente quelle suppellettili uti-razioni era rivolto principalmente alle lizzate nelle espressioni e nei riti che rappresentazioni scultoree, identificate scandiscono l'anno liturgico: si tratta come veri e propri idoli, mentre quelle di argenterie, stoffe preziose, lampade bidimensionali erano tollerate: ne sono particolari e oggetti di diverso genere testimonianza i pavimenti musivi o le e materiale che sempre si legano alla pareti dipinte delle antiche sinagoghe Torah.
Viaggi nella Storia
Scole, si lega il nome di Girolamo Rainaldi e più tardi, nel XVIII secolo, quello dell'architetto Valladieux; intorno alla metà del Seicento sono operanti nelle si-nagoghe del ghetto di Venezia il Gaspari, il Tremignon, il Brustolon e lo stesso Longhena; ed ancora progettazioni per gli interni delle sinagoghe piemontesi di epoca barocca furono eseguite da noti artigiani attivi anche per casa Savoia. Come è stato osservato, "in Italia il senso artistico era così profondamente diffuso e gli ebrei vissero talmente assimilati in quella atmosfera che nem-meno la cortina dei ghetti poté impedire a questa influenza di farsi sentire, specialmente nell'ornamento" (Cassuto, Torino 1996). Piuttosto, l'attenzione e le restrizioni erano puntate nel confronto tra Sinagoga e Chiesa, nell'inibire
Secondo la tradizione, dunque, i tessuti sa epoca su tessuti creati per altri usi di destinazione sinagogale sono essen- e destinazioni; ma è appurato che in zialmente i paramenti per la vestizio- questi casi non vi era mai l'intervento ne del Sefer Torah: la mappah (fascia di artisti cristiani per la confezione e o tovaglietta), che stringe la pergame- il decoro dei paramenti sinagogali. Le na impedendone lo srotolamento, sulla lunghe scritte dedicatorie, usate per quale viene infilato il meil (manto), arricchire gli arredi sfruttando anche costituito da una sagoma circolare for- le potenzialità estetiche della grafia mata da più strati di cartone e recan- ebraica, tramandano quasi sempre il te due fori centrali attraverso cui far nome della ricamatrice che si firmava passare i bastoni del rotolo; la sagoma con grande orgoglio per la sua abilità, è ricoperta dal tessuto e bordata da una paragonabile solo a quella dei minia-frangia sotto la quale s'innesta il resto tori nei colophon dei codici miniati.
della stoffa che scende perpendicolar- I ricchi ricami trovano poi stretti mente, con uno spacco centrale anch'es- contatti con un altro genere artistico so rifinito da un gallone. Oltre alle tipicamente ebraico: la decorazione mappoth e ai meillim, un altro ele- delle ketuboth, cioè i contratti matri-mento originale tra i tessili sinagogali moniali. Va ricordato che una scuola rimane il paroket, la cortina destinata di decoratori delle grandi pergamene a celare gli sportelli dell'armadio sacro nuziali fiorì a Lugo tra XVII e XVIII che contiene i rotoli della Torah (aron), secolo. Le decorazioni utilizzate dagli similmente alla tenda che nel Tempio autori di queste particolari pergamene di Gerusalemme copriva la porta del sembrano attingere a comuni repertori, Santo dei Santi.
e le volute, i decori floreali e gli ornati
I paramenti tessili venivano confe- in alcuni casi riecheggiano a ricamo sui zionati e adornati da donne ebree e tessuti sinagogali. comunque in laboratori specializzati La sacralità del Sefer Torah viene di settore; il ricamo, quindi, può es- poi esaltata anche dalle argenterie che sere considerato una forma di creati- completano e integrano i paramenti vità ebraica del tutto autonoma. Gli tessili: la atarà (corona) che sormonta esecutori si basavano su modelli e su il rotolo del Pentateuco; i rimmonim, soluzioni tecniche adottate nella stes- i due ornamenti a pinnacolo che celano
Sinagoghe in Italia
le estremità delle due aste (etz haim) una serie di veri e propri oggetti di uso intorno alle quali è avvolto il rotolo; la domestico o sinagogale: caratteristiche tas (piastra o scudo) sostenuta da ca- sono le manine (yad) utilizzate per tenelle. I puntali, hanno generalmente tenere il segno durante la lettura della la forma tondeggiante dei melograni, Torah, che non può essere toccata con ma sono diffusi anche nella forma di le mani perché vi è scritto il nome di torri architettoniche molto elaborate e Dio; piatti in metallo, calici, lampade ricche di dettagli, dalle quali pendono accompagnano poi specifiche cerimo-dei campanelli volti a richiamare l'at- nie o feste liturgiche, come i calici da tenzione dei fedeli.
kiddush (consacrazione esercitata su
Poichè agli ebrei fu proibito accedere un calice di vino che segna l'inizio del alla corporazione degli argentieri, gli sabato e delle feste) o i piatti per il Se-oggetti rituali furono realizzati da ar- der, la cena della Pasqua ebraica, dove tigiani non ebrei in base alle richieste vengono disposti secondo un ordine e alle istruzioni dei committenti. Gli prestabilito i cibi simbolici legati alla arredi cerimoniali non venivano com- festività.
missionati e acquistati per la sinagoga Il patrimonio di oggetti rituali e di direttamente, erano al contrario frutto arredi sinagogali in Italia è cospicuo, di donazioni spontanee degli iscritti sebbene l'ultimo conflitto mondiale e alla comunità per celebrare un evento la shoàh abbiano profondamente in-degno di essere solennizzato: una na- ciso nel segno delle depredazioni, del-scita, un matrimonio, un lutto, un bar le distruzioni e della dispersione. Un mitzvah. Ognuno di questi momenti estremo gesto di salvaguardia fu quel-della vita ebraica costituisce, ancora lo compiuto nel dopoguerra da alcuni oggi, l'occasione per arricchire di nuovi responsabili dell'ebraismo, che scelsero pezzi il patrimonio della sinagoga di di mandare in Israele arredi e oggetti una comunità, che oltre alla forma e di quelle comunità che non riuscirono alla qualità estetica, sottolineavano la a ricostituirsi e a riprendere una vita dignità che il luogo esige.
Le produzioni di arte cerimonia- Questo patrimonio è oggi conservato le ebraica realizzate in metalli più o nelle sinagoghe e visibile nelle raccolte meno preziosi riguardano poi tutta dei musei ebraici.
la tendenza della prima nel competere con la
seconda sul piano dello stile architettonico e sul
decoro degli interni, per salvaguardare la tradi-
zione culturale ebraica là dove venisse messa a
confronto con quella cristiana, e per mante-
nere l'autopercezione di una individualità di
gruppo ebraica in questo luogo di attività di
Occorreva dunque indirizzare le capacità de-
gli artisti e degli architetti incaricati a che la
Viaggi nella Storia
sinagoga fosse ben illuminata, ma non artificiosamente come si usava fare nelle chiese del tempo della controriforma; che fosse ricca di ornamenti, ma non al punto di creare distacco: che il tutto fosse contenuto in dimensioni a scala umana, senza alcuna illusione al mistico.
Originali invece erano le soluzioni interne, quelle cioè che si riferivano alla disposizione dell'aron (l'armadio sacro) e della bimá (il podio per la lettura dei testi sacri): si poteva trovare sia una sistemazione centrale dei due elemen-ti, secondo gli sui askenaziti, sia una bimá spostata sulla parete occidentale, talvolta incorporata in un'abside e arricchita da arredi lignei. In tal modo venivano a crearsi due fulcri d'interesse, quello della preghiera nella parete orientale volta a Gerusalemme e quello dell'insegnamento nella parte occi-dentale, raccordati da un certo sforzo artistico.
Dalla metà dell'Ottocento, col processo di emancipazione per il quale quasi tutti gli Stati europei aboliscono i limiti imposti durante i secoli alle comunità ebraiche e concedono loro diritti civili pari a quelli riconosciuti a tutti gli altri cittadini, cambiano molto le esigenze e anche i più rigidi dettami talmudici vengono interpretati in maniera più libera. Anche la sinagoga si adatta a questo. Ne consegue che la specificità formale di un'arte, quella ebraica, si espresse soprattutto attraverso l'architettura delle sinagoghe, nelle quali architetti di fama tentarono una ricerca di uno stile e di uno specifico artistico ed architettonico che le identificasse nel tessuto urbano.
Vengono banditi i concorsi europei per le nuove sinagoghe che, dal punto di vista architettonico, assumono l'aspetto delle chiese delle aree geografiche in cui sorgono, o comunque assimilano i caratteri dell'architettura occidenta-le. Si sviluppa un non-stile, o meglio uno stile architettonico eclettico, con influenze che vanno dall'architettura classica, greca e romana, fino a quella
Sinagoghe in Italia
musica e canto in sinagoga
casa di Dio; indossa un lungo indu-
La musica ha sempre avuto un ruolo mento e calzoni al ginocchio, non enorme presso gli ebrei: il canto è consi- deve muovere le mani nervosamen-derato il mezzo più efficace per avvici- te ma deve tenerle piegate sotto il narsi allo spirituale, al divino, ma an- mantello; quando prega ad alta voce che per esprimere e trovare se stessi. Al deve articolare chiaramente ogni tempo del re Salomone era la casta dei parola, come se stesse contando i sacerdoti ad avere la responsabilità del- soldi (…), la sua declamazione tran-la musica e del canto, cui concorrevano quilla, distinta, in conformità con il le voci e un gran numero di strumenti senso del contenuto e della gram-(fiati, percussioni). Dopo la distruzione matica. (…)".
del Tempio, in segno di lutto la musica In seguito, intorno al XVII secolo, in strumentale è stata bandita dalle sina- Polonia, Austria e Germania si ebbe goghe con la sola eccezione dello shofar, uno stile sempre più improntato alla il corno che suona per il capodanno ricerca di spettacolarità, con assoli ebraico e che segna la fine del kippur. prolungati, acuti, strascicamento ef-È rimasto il canto, nella sinagoga come fettistico ed enfatico delle parole, al nella vita di tutti i giorni, che nel tem- fine del successo personale del cantore. po è divenuto anche un importante ele- La modernizzazione del vecchio ri-mento di identificazione culturale con tuale della musica in sinagoga ha una ricchezza e varietà di espressioni comportato la trascrizione con la mo-delle diverse comunità.
derna notazione degli antichi canti e
I canti normalmente utilizzati nel- melodie, e la loro armonizzazione con le liturgie delle celebrazioni religiose l'introduzione anche del coro a voci ebraiche sono poi valorizzati dalle miste. Se le fonti sono sempre state le qualità vocali dell'hazzan, ossia il stesse, due stili molto diversi si sono cantore officiante della Sinagoga che sviluppati: quella sefardita, che porta a canta e legge la Torah guidando le pre- uno stile più semplice e lineare; quella ghiere.
ashkenazita (a sua volta suddivisa in
Nel Talmud, il termine "hazzan" è tedesca o polacca), caratterizzata da un usato per indicare il "sorvegliante" di gusto per l'abbellimento delle melodie. una città, di una corte di giustizia, del In Italia hanno convissuto per ol-tempio, della sinagoga. Oltre che a una tre mezzo millennio quattro distinte bella voce, l'hazzan era tenuto a pos- tradizioni liturgiche ebraiche: l'ita-sedere un aspetto gradevole, con una liana, l'ashkenazita, la sefardita, la barba fluente, e ad essere sposato.
francese. A queste vanno poi aggiun-
Nel XVI secolo, Mosè Minz della co- te le tradizioni sviluppatesi in Italia munità di Bamberg elaborò alcune meridionale, e in particolare in Sicilia regole di comportamento per l'haz- e Puglia. Gli ebrei di queste regioni, zan: doveva essere "irreprensibile nel espulsi nel XVI secolo, si rifugiarono carattere, umile, sposato, con bella nel centro e nord Italia, dove contribu-voce, di gradevole aspetto, il primo irono alla formazione della tradizione ad entrare e l' ultimo a lasciare la "italiana". È importante notare che in
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moresca, bizantina e gotica. Una tendenza rispondente a quel più vasto pano-rama storicistico che caratterizzò la produzione eclettica anche sul tema della sinagoga in Francia, in Inghilterra, in Germania ed anche negli Stati Uniti.
La trasformazione nella struttura dei templi e la costruzione di nuove si-nagoghe è la risposta degli ebrei italiani al ritorno alla completa libertà, al conseguimento della reintegrazione dei propri diritti civili e il diritto di poter praticare liberamente il loro culto. E numerosi furono gli architetti italiani, adesso anche di origine ebraica, coinvolti in questo processo di ricerca del-la definizione della propria identificazione culturale attraverso l'espressione artistica e attraverso il confronto tra quanto ereditato dalla tradizione del passato e le nuove capacità dinamiche e creative.
seno a ciascuna comunità ebraica ita- ste ed altre celebrazioni, da eseguirsi in liana può essere rappresentata più di sinagoga, databili dal XVII secolo. Fra una tradizione liturgica. Nel ghetto queste composizioni vanno ricordati i di Venezia vi erano sinagoghe che se- Shirim asher shlomoh di Salamone guivano le tradizioni italiane, ashke- Rossi (1622-23), la Cantata hebraica nazite e sefardite; a Roma, prima in dialogo di Carlo Grossi (Mantova della costruzione dell'attuale sinagoga o Venezia, ca. 1682), tre cantate per la (1904), erano rappresentati molti riti festa di hosha'na raba per la sinagoga diversi nelle cosiddette "Cinque Scole". di Casale Monferrato (1730-1733), Il pioniere dello studio delle musiche l'Oratorio Ester di Cristiano Giusep-ebraiche in Italia è stato il musicolo- pe Lidarti a Pisa (1770), e le musiche go italo-israeliano Leo Levi (1912- per l'inaugurazione della sinagoga di 1982), che, in collaborazione con la Siena (1786) scritte da Volunio Galli-RAI, negli anni 1954-59 effettuò un chi e Francesco Drei.
lavoro di raccolta, registrando i canti Parallelamente ai ritrovamenti mu-sinagogali di una ventina di comuni- sicali, gli studiosi hanno localizzato tà ebraiche ormai estinte, con l'aiuto diverse fonti scritte che descrivono la dei cantori che ancora li ricordava- presenza di musicisti ebrei presso le no. Un'antologia delle registrazio- corti rinascimentali e le attività di ni di Leo Levi sono oggi conservate cori nelle sinagoghe. Tutte queste fonti presso gli Archivi di Etnomusico- hanno suggerito la presenza e la prati-logia dell'Accademia Nazionale di ca della "musica colta" all'interno delle Santa Cecilia a Roma e la Fonoteca sinagoghe italiane nel periodo di tran-di Stato della Biblioteca Naziona- sizione tra il tardo rinascimento e l'età le e Universitaria di Gerusalem- barocca. La possibilità che gli ebrei ita-me, ed è stata pubblicata nel 2001. liani avessero superato il tradizionale Un fenomeno storico che ha molto colpi- ripudio della musica strumentale in to l'immaginazione di studiosi ed ese- sinagoga è servita alle correnti mo-cutori è il ritrovamento, dalla seconda dernizzanti in seno all'ebraismo per metà del XIX secolo di partiture musi- dimostrare come la liturgia ebraica sia cali su testo ebraico, scritte da composi- mutevole e non fissa su canoni antica-tori cristiani ed ebrei in occasione di fe- mente predefiniti.
Sinagoghe in Italia
La nuova sinagoga di Carpi, inaugurata nel 1861, viene progettata dall'archi-tetto Achille Sammarini che, studiando un nuovo linguaggio tra tradizione e innovazione, crea un impianto architettonico neoclassico di grande eleganza, con forti recuperi neorinascimentali. Anche la sinagoga di Reggio Emilia dell'architetto Pietro Marchelli, inaugurata nel 1858, si situa in questa fase di ricerca e presenta forme eleganti e misurate, non ancora del tutto contamina-te dal gusto del revival degli stili storici. Al 1863 si data l'avvio del progetto dell'architetto Alessandro Antonelli per la nuova sinagoga di Torino, che sarebbe potuto essere il vero monumento celebrativo dell'emancipazione degli ebrei, edificio fortemente innovativo per il vocabolario stilistico impiegato e per le soluzioni adottate nell'impianto planimetrico. Ma, come è noto, per varie vicende l'Università Israelitica di Torino sospese l'erogazione dei fondi e i lavori si fermarono; acquistata nel 1878 dal Comune di Torino, la Mole Antonelliana cambiò destinazione.
Nel giro di pochi anni si scalano le costruzioni delle sinagoghe italiane del-l'"emancipazione": tra i primi, nel 1873, su progetto di Ludovico Maglietta, il Tempio di Modena, progettato come edificio a se stante, dai definiti valori monumentali sia interni che esterni; tra il 1874-1882 il nuovo Tempio isra-elitico di Firenze, ad opera degli architetti Mariano Falcini, Marco Treves e
il matrimonio in sinagoga
goga. Lo sposo (chatan) e la sposa (cha-
Oggi solitamente il matrimonio ebraico tan) vanno poi in una saletta dentro la si celebra in sinagoga, un luogo che esal- sinagoga per svolgere il rito civile se-ta un rituale improntato alla gioia e condo le leggi dello stato. In questa fase denso di significati e di simbolismi. La il rabbino legge il testo della ketubàh, cerimonia, detta Huppah (baldacchino davanti a due testimoni. nuziale), ma anche Kiddushin (santi- La ketubàh, il contratto religioso di ficazione), può, tuttavia, svolgersi an- matrimonio, raccoglie oltre ai doveri che in una casa o all'aperto.
degli sposi tra loro e la loro responsabi-
Il matrimonio è da una parte un accor- lità comune nella organizzazione della do privato tra marito e moglie codifica- nuova famiglia, anche gli obblighi di to da un contratto nuziale, e dall'altro natura economica del marito nei con-un impegno che la coppia assume nei fronti della moglie, cercando di proteg-confronti della Comunità, in ottempe- gere la donna da un eventuale divor-ranza a quanto scritto nella Genesi e zio (get). L'atto in origine era scritto cioè: "Crescete, moltiplicatevi e popolate in aramaico, che all'epoca Talmudica la terra". Per l'ebraismo la vita solita- era la lingua parlata dagli ebrei. La ria è una sventura, il matrimonio sen- ketubàh viene firmata dallo sposo e za figli un disastro e una buona moglie consegnata alla moglie; successivamente il maggior bene che si possa augurare ad vengono recitate le benedizioni matri-un uomo.
Il rito del matrimonio ebraico inizia Il rabbino e gli sposi si recano sotto la con il corteo nuziale, fuori dalla sina- Huppàh, il baldacchino nuziale i cui
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Vincenzo Micheli, che riprendono un repertorio storicistico per imprimere in questo monumentale edificio in stile moresco una forma che sta tra as-similazione ed identità; ugualmente in stile orientale il Tempio di Vercelli (1878), eretto dall'architetto Giuseppe Locarni; evoca l'architettura dei mi-nareti il nuovo tempio israelitico di Torino dell'architetto Enrico Petiti, che la Comunità fece erigere tra il 1880-84 dopo le vicende legate al progetto dell'Antonelli.
Ed ancora la sinagoga di Milano, inaugurata nel 1892, che lega il suo nome alla produzione architettonica di Luca Feltrami, che tenta, sia pure nelle ma-nierate forme neorinascimentali, una ricerca linguistica nuova. E di seguito, il tempio israelitico di Roma (1900-1904), la cui costruzione è affidata, dopo un concorso indetto dall'Università Israelitica nel 1889 che pur vide premiato come migliore progetto quello del giovane Attilio Muggia, all'architetto Osvaldo Armanni e all'ingegnere Renzo Costa che, ispirandosi allo stile greco sui cui si innestano influenze asiatiche e assire, sviluppano liberamente il loro stile architettonico in forme severe e semplici.
Ultima, ma solo in ordine di tempo, la sinagoga di Trieste che, iniziata nel 1906 e completata nel 1912 dagli architetti Ruggero e Arduino Berlam, può definirsi uno dei più importanti esempi di sinagoga italiana moderna.
quattro angoli simboleggiano la casa seguito i genitori benedicono gli sposi che la coppia costruirà a partire da quel ponendo la mano destra sul loro capo. giorno. Sotto la Huppàh, oltre agli Viene quindi aperto l'aròn e dinanzi ai sposi e al rabbino, prendono posto anche rotoli della Torah il rabbino copre con il i genitori e i due testimoni. Quando si suo talleth il capo degli sposi pronun-arriva al centro della Sinagoga, il rab- ciando la benedizione.
bino procede alla benedizione con un Al termine della cerimonia lo sposo calice di vino, gli sposi bevono il vino rompe un bicchiere per ricordare la di-dal calice e lo sposo mette al dito indice struzione del tempio di Gerusalemme: della mano destra l'anello di matrimo- nell'ebraismo, difatti, anche nelle occa-nio recitando una formula che conferma sioni più gioiose è necessario celebrare come l'unione avvenga secondo la leg- un momento di riflessione e di ricordo. ge di Mosè e di Israele. La sposa non Per altri, questo gesto rappresenta la conferisce nessun anello e il suo consenso fragilità dei legami umani che devono si esprime mediante una tacita accet- costantemente essere riaffermati e con-tazione. Consegnata poi alla sposa la solidati dal dialogo e dalla comprensio-ketubàh, vengono cantate su una se- ne tra i due membri della coppia.
conda coppa di vino dal rabbino e dai Da questo giorno, per una settimana, presenti le Sheva' Berakhoth, le "sette gli sposi vivono i "sette giorni di festa", benedizioni".
ricordo biblico di Giacobbe e Rachele
Il rabbino e i genitori accompagnano (Genesi 24:57-58, 65). A seconda delle gli sposi davanti l'aròn. Si forma un comunità, troviamo legate al matrimo-corteo e il cantore intona un salmo; di nio una grande varietà di usanze.
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adàr Mese del calendario ebraico gazzo a 13 anni ne venga a far parte.
(febbraio-marzo).
Durante la cerimonia del Bar Mitzvà,
aliàh significa "pellegrinaggio", per il ragazzo per la prima volta indos-
via della salita che si doveva com- sa i tefillìn e legge nella sinagoga la
piere per raggiungere Gerusalemme parashà della settimana in pubblico:
durante i tre pellegrinaggi prescritti tutto ciò per far capire ai presenti che
per le festività di Pesach, Shavuot ha raggiunto la maggiore età e che è
e Sukkoth. Indica anche il ritorno entrato a far parte del miniàn, ossia
degli ebrei in terra di Israele. Per del quorum di dieci uomini adulti
l'azione opposta, l'emigrazione da necessario per la preghiera pubblica
Israele, si utilizza il termine Yerida ebraica. Una cerimonia simile viene
("discesa").
fatta alle ragazze (Bat Mitzvà, cioè
aron, aron ha-kodesh Armadio sa- "figlia del precetto") al compimento
cro posto sulla parete orientale della dei 12 anni di età. Le donne com-
sinagoga, volta verso Gerusalemme. piono la maggiorità religiosa un
Vi sino custoditi i rotoli della Torah anno prima rispetto agli uomini in
rivestiti dei loro ornamenti.
quanto sviluppano e maturano più
ashkenaziti Parola derivata dall'e- velocemente: tuttavia non leggono
braico Ashkenazi che indica la la parashà in pubblico né indossano
Germania e per estensione gli ebrei i tefillìn.
provenienti, direttamente o indiret- Challah Pane a forma di treccia per
tamente, dalla Germania, caratte- lo Shabbathh e durante le feste. Due
rizzati da un'autonoma tradizione di questi pani (challoth) sono presen-
culturale, spesso dall'uso della lingua ti ad ogni pasto festivo per ricordare
yiddish e da una particolare pronun- la doppia razione di manna che Dio
cia dell'ebraico. In Italia si distin- mandò agli ebrei nel deserto.
guono solo per alcune non essenziali Chanukkiah Lampada a nove lumi
differenze negli usi sinagogali.
che si accende durante gli otto gior-
atarah (pl. ataròt) Corona. ni della festa di Chanukkàh; il nono
Ornamento a forma di corona che lume, detto sammas, è posto più in
si pone al di sopra del rotolo del- alto degli altri e serve per accenderli.
la Torah a simboleggiare la regalità Charoset Marmellata dolce e com-
della Legge divina. Si chiama anche patta che si mangia durante la cena
keter.
pasquale e che simboleggia la malta
av Mese del calendario ebraico (lu- o l'argilla usata dagli ebrei schiavi in
glio-agosto). Il 9 di Av (Tisha BeAv) Egitto per modellare i mattoni. Le
è un giorno di lutto e di digiuno.
erbe amare, maror, vengono intinte
Bar-Mitzvà Figlio del precetto. La nel charoset per essere più gradevoli
legge ebraica prevede che ogni ra- al palato.
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Cheshvàn Mese del calendario Kippah Piccolo copricapo roton-
ebraico (ottobre-novembre).
do che gli ebrei usano portare per
elùl Mese del calendario ebraico non presentarsi mai a testa nuda al
(agosto-settembre).
cospetto del Signore, in segno di ri-
Chuppah È il baldacchino per la ce- spetto. Per questo motivo gli ebrei
rimonia nuziale. Mentre sono sotto pregano solo a capo coperto.
la chuppah, lo sposo mette alla spo- Kislèv Mese del calendario ebraico
sa l'anello e le consegna la ketubbah, (novembre-dcembre).
cioè il contratto matrimoniale.
lulav Nella liturgia di Sukkoth è il
etrog Frutto del cedro che, insieme mazzo di palma, mirto e salice, che
alla palma, al mirto e al salice costi- simboleggia assieme al cedro la fer-
tuiscono i "quattro tipi" di pianta, ar- tilità della terra alla conclusione del
ba'ah minim, usati durante la festa di raccolto. Durante la preghiera il lu-
Sukkoth, come dalla prescrizione del lav viene fatto ondeggiare in tutte le
Levitico 26:40.
direzioni per chiedere la caduta della
haggadah Narrazione. Si chiama pioggia.
così il testo antologico, composto Maghen David Scudo di David.
di brani della letteratura biblica e Si chiama così la stella a sei punte,
postbiblica, composizioni poetiche, composta da due triangoli intrecciati,
scherzi e rituali di preghiera, che si diventata uno dei simboli dell'ebrai-
legge durante la cena pasquale, seder. smo e dello Stato di Israele.
Il suo scopo è di permettere ad ogni Matroneo, mechitzah È la zona
famiglia di raccontare la storia del- della sinagoga dalla quale le donne
la liberazione dall'Egitto, così come assistono in modo separato ai riti
è comandato dal Pentatueco (Es. sinagogali. Il matroneo può esse-
13,8). Il testo è stato più volte stam- re collocato su un soppalco rialza-
pato con commenti, traduzioni e con to, che corre tutto intorno alla sala
illustrazioni artistiche.
della sinagoga o anche solo su tre
iyàr Mese del calendario ebraico lati lasciando libero quello ad est,
(aprile-maggio).
celato di solito da una grata di le-
Yad Mano. È il nome dell'indicatore gno intagliato; oppure, il matroneo
a forma di mano che viene impiega- può essere nascosto da una delle
to nella lettura del Sefer Torah senza pareti della sinagoga e posto in una
toccarlo.
saletta elevata che precede l'aula si-
Kasher Adatto, buono. Termine usato nagogale. Questa divisione tra sessi
per indicare quanto è lecito secondo ha origine nel "cortile delle donne",
la tradizione ebraica, con particolare ezrat nascim, situato nel Tempio di
riferimento agli alimenti consentiti e Gerusalemme, per evitare che la vi-
alla loro manipolazione secondo cri- cinanza dei uomini e donne durante
teri di purità rituale (kasherùth).
la preghiera non sia turbata da altri
Kiddush Benedizione del vino pensieri.
con la quale si è soliti santificare la Matzah (pl. Matzòt) È il pane piatto
feste ebraiche, prima fra tutte lo non lievitato fatto di farina e acqua,
Shabbathh.
senza sale, che si mangia nei giorni
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di Pesach, quando sono vietati tutti della festa di Purim. Per tradizione gli alimenti lievitati. La matzah vuole è miniato e chiuso in una custodia ricordare la schivitù degli israeliti in preziosa in argento sbalzato o in al-Egitto e il modo precipitoso del loro tro metallo. Il rotolo di Ester è uno esodo, durante il quale il pane che delle cinque megilloth della Bibblia avevano preparato non ebbe il tempo ebraica, insieme a Ruth, Cantico dei di lievitare
Cantici, Lamentazioni, Ecclesiaste.
Megillah esthér Rotolo di Ester. Il Mappah (pl. Mappòt) Tovaglietta
rotolo che contiene il libro biblico che ricopre il Sefer Torah durante la
di Ester che viene letto in occasione pausa della lettura.
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Meil Tessuto col quale si riveste il dello stemma dello Stato di Israele.
Sefer Torah.
Mezuzah Piccolo astuccio fissa-
Menorah Lampada a sette braccia to allo stipite delle porte delle case
di antichissima tradizione. Già pre- ebraiche secondo la prescrizione
scritta nella Torah e appartenente agli di Deut 6,9 e 11,20. Contiene una
arredi del Tempio di Gerusalemme pergamena su cui è scritta la parola
(es.25,31-49), come si vede dal rilie- "Onnipotente", ma anche "custode
vo dell'Arco di Tito in Roma, è oggi delle porte (del popolo) di Israele".
un puro oggetto simbolico. Fa parte La mezuzah rappresenta simbolica-
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mente la protezione del Signore su sono poste le vivande tradizionali.
chi dimora nella casa, su chi vi en- Rabbino Uno studioso che ha rice-
tra e su chi vi esce. Anticamente in vuto l'ordinazione ed è autorizzato
Israele veniva applicata anche sulle secondo la tradizione a decidere su
porte della città.
questioni rituali. Ha ampi doveri pa-
Milà Circoncisione. È la consacra- storali e di predicazione.
zione del patto stabilito tra il po- Rimmonìm Melograni. Si chiama-
polo d'Israele e Dio fin dai tempi di no così anche i puntali che ornano
Abramo. Avviene nell'ottavo giorno i rotoli della Torah, poiché fatti ge-
di nascita del bambino.
neralmente con la forma di questo
Mikveh (Mikveh) Bagno rituale.
Minian Numero, conteggio. Per ec- Scatola per profumi, besamim
cellenza il numero di dieci maschi al Particolare contenitore, di varia for-
di sopra dei 13 anni necessari per la ma e stile, solitamente in argento, per
preghiera pubblica e per la lettura contenere erbe odorose o spezie pro-
pubblica della Torah.
fumate, besamin, usati per il rito della
Mitzvàh (pl. mitzvòth) Norma co- havdalah che segna la fine del sabato
mandata, precetto. Nella Torah ci e l'inizio della settimana lavorativa.
sono 613 mitzvot da osservare, divise Seder Ordine. Si riferisce in partico-
in mitzvot negative e positive, o an- lare all'ordine della serata pasquale,
che in mitzvot che riguardono il rap- nella quale si succedono una serie di
porto tra uomo e Dio e che riguarda- preghiere, la cena e i salmi successivi
no il rapporto tra uomo e uomo.
ner tamid Lampada perenne. Sefarditi Ebrei provenienti dalla
Generalmente ad olio, si mantiene penisola iberica, dalla quale furo-
accesa in permanenza nella sinagoga no cacciati dall'Inquisizione dopo
davanti all'aron ha-kodesh.
il 1492. Sono insediati soprattutto
nissàn Mese del calendario ebraico nell'area mediterranea, in Olanda
(marzo-aprile).
e Inghilterra; presentano tradizioni
Parasha Brano settimanale equiva- culturali proprie e conservano abba-
lente a uno o più paragrafi o capitoli stanza l'uso dell'antico castigliano,
della Torah letto durante la liturgia del che chiamano ladino o "espaniolit".
sabato. La lettura dell'intera Torah, Sammas Servente. Nella lampada di
divisa in 54 parashot, viene completata Chanukkah è il nome del nono lume,
in sinagoga nell'arco di un anno.
dal quale si attinge la fiamma per ac-
Paroket Tenda posta davanti all'aron cendere i lumi propri della festa, che
ha-kodesh.
vengono accesi in progressione, sera
Pesach Passaggio. È la Pasqua, festa dopo sera, da uno a otto.
che dura otto giorni, che ricorda l'u- Shabbathh Sabato. È il settimo gior-
scita degli ebrei dall'Egitto. Il pranzo no della settimana ed è riconosciuto
rituale (seder) delle prime due sere di come la festività più importante della
Pesach prevede la lettura dell'Hagga- vita ebraica; comincia il venerdì sera al
dah e sulla tavola, oltre al pane azzimo tramonto e finisce il sabato sera un'ora
(matzà), il piatto di Pesach, sul quale dopo il tramonto. Poiché Dio ha cre-
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ato l'universo e tutto ciò che contiene dere almeno tre pareti e una copertu-
in sei giorni e si è riposato il settimo, ra di frasche che permetta di vedere
gli ebrei devono smettere ogni tipo il cielo.
di lavoro fatto durante la settimana tallèd (o tallìt) Mantello. Scialle
quando viene la notte il venerdì sera, quadrangolare, solitamente di lana,
per consacrarsi totalmente a Dio, di seta o di cotone, ai cui quattro an-
corpo e spirito, il santo giorno dello goli pendono degli tzitzit, indossato
Shabbath. Il venerdì sera la tavola vie- dagli uomini nella preghiera mattuti-
ne apparecchiata in modo differente e na e in particolari occasioni solenni.
sulla tovaglia bianca si trovano le due È costume degli ebrei tradizionalisti
candele sabatiche accese; due challoth; di indossare sotto i vestiti un piccolo
sale per intingervi pezzi di challà al quadratino di stoffa anch'esso muni-
momento della benedizione sul pane, to dei fiocchi prescritti, che si chiama
in ricordo del sale che si spargeva sui "piccolo talled" (tallit katan).
sacrifici nel Tempio di Gerusalemme; talmud Studio. È l'opera monu-
un calice e del vino kasher.
mentale di commento e integrazio-
Shevàt Mese del calendario ebraico ne della Mishnah e racchiude i fon-
(gennaio-febbraio).
damenti della tradizione religiosa
Shofar Corno di montone che si suo- ebraica. Esistono due redazioni: Il
na per Rosh ha-shanah, il Capodanno Talmud della terra di Israele (Talmud
ebraico, e a conclusione di Yom Jerushalmì) compilato dal III al V se-
Kippur, il giorno dell'espiazione, e in colo, e il Talmud Babilonese (Talmud
alcune occasioni solenni.
Bavlì) compilato nelle accademie
Sinagoga, Bet ha-keneset Luogo mesopotamiche dal III secolo al
di convegno, di studio e di preghie- VI secolo. Nei secoli successivi il
ra detto anche "scuola", dove sono Talmud babilonese diventerà, accan-
conservati i rotoli manoscritti della to alla Bibbia, il testo fondamentale
Torah. Nel suo interno la sinagoga è della religione ebraica.
priva di qualsiasi immagine poiché tamùz Mese del calendario ebraico
nei dieci comandamenti è conte- (giugno-luglio).
nuta la proibizione di farsi qualsiasi tas Piastra, medaglione. Con questo
immagine cui prestare culto. Nella si designa una piastra, o scudo, che si
sinagoga le donne hanno un posto appone sopra al meil sul Sefer Torah.
separato dagli uomini, il matroneo.
tevà Pulpito. Nella sinagoga è la tri-
Sivàn Mese del calendario ebraico buna da cui si legge la Torah. È detta
(maggio-giugno).
anche bimá.
Sukkah Capanna. In ricordo delle tefillin Filatteri. Sono costituiti da
abitazioni precarie nelle quali ave- due astucci cubici di cuoio contenenti
vano alloggiato gli ebrei durante le pergamene con versetti biblici (Es. 13,
loro migrazioni quarantennali nel 1-10; 11-16; Deu. 6, 4-9; 11, 13-21)
deserto, è obbligatorio costruire ogni che vengono legati con apposite cin-
anno, per la festa di Sukkoth, una ca- ghie alla fronte e al braccio sinistro.
panna, abitarla per quanto possibile e tevèth Mese del calendario ebraico
poi demolirla. La sukkah deve posse- (dicembre-gennaio).
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tishrì Mese del calendario ebraico Legge di Dio, e da due puntali, ori-
(settembre-ottobre).
ginariamente in forma di melograno,
torah o Sefer torah Rotolo del- da cui deriva il nome ebraico di rimo-
la legge. È una pergamena che reca nim. Infine viene appesa al rotolo una
la trascrizione manoscritta, ese- piastra d'argento dedicatoria, la tas.
guita secondo rigide norme rituali, Così addobbato, il rotolo viene custo-
dell'intero Pentateuco, cioè l'insieme dito nell'Arca Santa, l'aron ha-kodesh,
dei primi cinque libri della Bibbia: dalla quale il Sabato e in altre ricor-
Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, renze viene portato solennemente al
Deuteronomio. Il rotolo è sostenuto pulpito, la tevà, per la lettura del bra-
da due bastoni, attorno ai quali vie- no prescritto. Poiché la pergamena
ne riavvolto dopo la lettura e tenuto del rotolo non può essere toccata con
stretto da una fascia, la mappah. Per le mani, come ausilio per la lettura
solennizzarne la centralità del culto, il viene usata un'asticciola, yad.
rotolo viene poi rivestito da un man- tzitzit Frangia posta ai quattro an-
to, meil, e sormontato da una coro- goli del talled, secondo il precetto di
na, atarà, simbolo della regalità della Num. 15, 37-41 e Deut 22.,12.
Gerusalemme, il muro del pianto.
Source: http://www.viagginellastoria.it/articoli/mattioli1885/sinagoghe.pdf
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